I dati forniti nell'assemblea della Cia: produzione -3,8%, valore aggiunto -5,2, prezzi all'origine -13,5 I coltivatori hanno perso un quarto del reddito
Per l'agricoltura italiana è "allarme rosso". Il 2009 si è chiuso con il segno fortemente negativo. Trentamila imprese sono state costrette a cessare l'attività. In calo produzione (meno 3,8 per cento rispetto al 2008) e investimenti (meno 3,7 per cento). Crolla il valore aggiunto che subisce un taglio del 5,2 per cento. A picco i prezzi (meno 13,5 per cento). I redditi degli agricoltori, che lo scorso anno avevano bloccato il trend al ribasso, tornano a scendere in maniera drammatica (meno 25,3 per cento), mentre i costi (produzione, oneri sociali e burocrazia) s'impennano ancora una volta (più 8,5 per cento). I consumi agroalimentari, dal canto loro, segnano una lievissima ripresa (più 0,6 per cento). Questi i dati dell'annata agraria appena conclusa elaborati dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, anche sulla base delle rilevazioni Ismea, e presentati oggi nel corso della V Assemblea nazionale elettiva in corso di svolgimento a Roma.
Sono dati che confermano pienamente il momento grave che sta vivendo l'agricoltura italiana. Uno dei più difficili momenti degli ultimi trent'anni. Le imprese agricole - sottolinea la Cia - sono bloccate da oneri insostenibili, da un'asfissiante rapporto con l'Amministrazione pubblica, nazionale e locale, da un accesso al credito praticamente nullo e da prezzi che in molti settori sono ormai sottocosto. In questo modo appare sempre più difficile recuperare margini di efficienza e produrre reddito da destinare ai consumi, all'innovazione e agli investimenti.
Tutti problemi - sottolinea la Cia - che hanno fatto sentire il loro peso nel corso dell'annata agraria. Le conseguenze: le coltivazioni agricole segnano un calo del 5,5 per cento, mentre la zootecnia diminuisce dell'1,1 per cento. Riguardo alla produzione agricola totale a valori costanti, la contrazione è attribuibile agli scarsi risultati del primo e, in modo particolare, del secondo trimestre del 2009, che ha registrato, a consuntivo, una variazione congiunturale del meno 5,4 per cento rispetto al trimestre precedente.
Tra i singoli comparti delle produzioni vegetali, il calo più consistente è quello dei cereali (meno 21 per cento), con un drastico crollo per il grano duro (meno 39 per cento), mentre quello tenero subisce una contrazione pari al 15 per cento. In leggera flessione anche il settore delle patate e degli ortaggi (meno 1 per cento). Lieve aumento, invece, per frutta e agrumi (più 1,2 per cento). In crescita anche le colture industriali (più 4,8 per cento), per la forte ripresa nei volumi di soia e girasole, mentre la barbabietola da zucchero registra una nuova flessione.
Per quanto riguarda le produzioni animali, si ha una diminuzione per il comparto di bovini e bufalini (meno 0,7 per cento) e per quello dei suini (meno 0,5 per cento). L'avicolo mostra, al contrario, un'ulteriore crescita dell'1,6 per cento. Per le consegne di latte, invece, si assiste ad una diminuzione di circa un punto percentuale.
Stesso discorso per il valore aggiunto che nel primo semestre del 2009 ha visto una flessione tendenziale dell'1,6 per cento, a cui si aggiunge un'ulteriore flessione congiunturale del terzo trimestre dell'anno (meno 1 per cento), dopo la riduzione del 2,4 per cento che aveva caratterizzato il secondo trimestre. Analogo andamento nrl quarto trimestre. Per l'intero arco del 2009 si ha, quindi, un calo record del 5,2 per cento.
A lievitare, invece, sono i costi produttivi e gli oneri contributivi e quelli causati dagli adempimenti burocratici (più 8,5 per cento). Ad essi si aggiunge il crollo verticale (meno 13,4 per cento) dei prezzi all'origine di tutti i prodotti agricoli.
Tutto ciò ha provocato la caduta libera dei redditi degli agricoltori. Una tendenza -segnala la Cia- che, tranne per il 2008 (più 2 per cento), si è registrata negli ultimi anni, visto che nel 2005 la diminuzione era stata del 10,4 per cento, nel 2006 del 3,4 per cento e nel 2007 del 2 per cento. E ciò ha provocato una nuova flessione degli investimenti (meno 3,7 per cento) da parte delle imprese agricole, di cui quest'anno il 2,2 per cento (oltre 30 mila) sono state costrette a chiudere.
Questi dati - sostiene la Cia - riaffermano la necessità di una rinnovata attenzione nei confronti dell'agricoltura italiana in grave emergenza. Si impone una politica propulsiva, un cambiamento di rotta, un progetto valido che permetta il rilancio dello sviluppo e della competitività. Insomma, occorrono misure straordinarie e concrete per dare un reale sostegno alle imprese, riducendo i costi produttivi e contributivi e gli oneri di una burocrazia che oggi tolgono importanti energie imprenditoriali.
"Un giudizio di sintesi ci porta a dire - conclude la Cia - che, dal punto di vista dell'agricoltura, la campagna 2009 si è chiusa all'insegna del "meglio dimenticare, pensiamo al futuro". Dimentichiamo un anno che ha visto gli agricoltori perdere reddito e riconoscimento economico della loro produzione; un'agricoltura che non è stata al centro, nonostante i proclami del "G8 agricolo", anzi ha perso peso, nelle scelte del governo e del Parlamento. Pensiamo al futuro, perché c'è bisogno di più agricoltura, competitiva per dare prospettive economiche e sociali a chi da essa ricava reddito; per contribuire ad affrontare le sfide che le questioni alimentare, climatica ed energetica pongono alla nostra società".
(fonte repubblica.it)