Il Consiglio Ue ha dato il via libera al Fondo salva-Stati permanente a partire dalla metà del 2013 e alle necessarie modifiche del Trattato di Lisbona. I leader europei - riuniti a Bruxelles per dare risposta a una crisi dei debiti sovrani senza precedenti - provano così a dare risposta unitaria che possa calmare i mercati e ridurre i rischi di contagio ai Paesi attualmente più esposti agli attacchi della speculazione, come il Portogallo e la Spagna. Ma l'ok al meccanismo permanente rappresenta un 'obiettivo minimò che nasconde le divisioni esistenti, quelle sulla strategia da seguire nell'immediato, per affrontare ogni nuova eventuale emergenza dopo i casi di Grecia e Irlanda.
FMI, RISPOSTA INSUFFICIENTE L'Fmi aveva proposto (tra l'altro in sintonia con la Bce) un aumento delle risorse dell'attuale Fondo temporaneo di sostegno ai Paesi in difficoltà (quello a cui attingerà Dublino). Ma, dopo il 'nò della cancelliera tedesca, Angela Merkel, la proposta è stata per il momento accantonata, così come quella sugli eurobond. Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario, non ha gradito. E, dall'altra parte dell'Atlantico, ha lanciato la sua stoccata proprio mentre a Bruxelles era appena iniziata la riunione del Consiglio Ue: con le decisioni che si apprestano a prendere i 27 leader della Ue «non otterranno molto», ha tuonato Strauss-Kahn, tornando a criticare «l'approccio troppo frammentario» e soprattutto la lentezza dell'Europa nel prendere decisioni anti-crisi. L'Fmi sollecita quindi «una soluzione più ampia» e un «piano organico» da mdettere in campo al massimo dall'inizio del 2011, per risanare più velocemente le finanze pubbliche e affrontare con più determinazione i problemi delle banche europee. Il raddoppio della dote finanziaria dello European financial stability facility (Efsf), attualmente di 440 miliardi di euro, sarebbe per l'Fmi una delle strade da seguire, con lo stesso Fondo monetario pronto a raddoppiare il proprio contributo da 250 a 500 miliardi di euro.
COME SARÀ IL FONDO PERMANENTE Ma il 'nò di Berlino - a cui si associa anche Parigi - sembra al momento condizionare l'azione dei 27. Ecco che le conclusioni del Consiglio Ue - attese al termine della seconda giornata di lavori - conterranno solo il via libera al Fondo anticrisi permanente, a cui si dovrà ricorrere - anche qui soprattutto per volontà della Germania - solo come 'ultima ratiò e con decisione da prendere all'unanimità, legando i prestiti ai Paesi in difficoltà a condizioni molto severe. I dettagli del futuro meccanismo saranno messi a punto nei prossimi mesi, ma - come già deciso dall'Ecofin - al nuovo Fondo potranno partecipare anche le banche e altri investitori privati, con una valutazione che andrà fatta 'caso per casò. Per quel che riguarda le risorse, più di un leader ha sottolineato la necessità che il Fondo abbia le tasche.
LE MODIFICHE AL TRATTATO UE I leader europei hanno quindi dato il via libera anche alle modifiche del Trattato Ue necessarie per creare il Fondo. Si tratta di modifiche molto limitate che permetteranno di avviare una procedura semplificata e, già dalla primavera del 2011, i processi di ratifica nazionali. Alcuni Paesi - quelli con una forte componente euroscettica nella propria opinione pubblica - destano qualche timore, perchè anche un solo 'nò alla revisione del Trattato complicherebbe tutto. Dal premier irlandese, Brian Cowen, sono comunque arrivate delle rassicurazioni: un referendum sulle modifiche in Irlanda è «molto improbabile».
PIÙ SFORZI PER RISANARE CONTI Dal vertice di Bruxelles si attende anche un messaggio forte sul fronte del risanamento delle finanze pubbliche: nelle conclusioni, dunque, si porrebbe l'accento sullo sforzo finora compiuto nei vari Paesi col varo di drastici piani di austerity, ma si dovrebbe prendere anche l'impegno per ulteriori manovre correttive in grado di accelerare la riduzione dei deficit e dei debiti. La messa a punto della riforma del Patto Ue di stabilità e di crescita - a partire dalla stretta sui debiti pubblici e dalle sanzioni per i Paesi non virtuosi - viene però al momento rinviata al negoziato che partirà nelle prossime settimane, con l'obiettivo di arrivare ad una proposta dettagliata nel Consiglio Ue del marzo 2011 da varare definitivamente nel Consiglio Ue di giugno.
EUROBOND, TROPPO PRESTO Capitolo eurobond. Tutti ne parlano, ma per ora non sembra arrivato il momento per affrontare la questione. Il premier lussemburghese e presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker (che ha rilanciato la proposta insieme al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti), nonostante il 'nò di Berlino e Parigi ha promesso di sollevare la questione coi colleghi. Ammettendo anche lui, però, che i tempi non sono maturi. Ma in molti sono convinti che la discussione continuerà nei prossimi mesi.
(fonte leggo.it)
venerdì 17 dicembre 2010
giovedì 16 dicembre 2010
Tariffe: bolletta luce -0,2%, gas +1,3%
Authority, -7 euro spesa luce famiglie, +37 euro gas
Tariffe della luce più leggere a partire dal primo gennaio 2011, mentre il gas torna a salire. Per il trimestre gennaio-marzo 2011, infatti, l'elettricità scenderà di un ulteriore 0,2% mentre il gas salirà dell'1,3%. Lo ha stabilito l'Autorità per l'energia, spiegando che "le diminuzioni sarebbero state maggiori senza il crescente impatto dei sussidi alle fonti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico ed i certificati verdi, interamente a carico della bolletta elettrica (1 miliardo per il 2009 e fino a 2,1 miliardi per il 2011). Nello specifico, su luce e gas incide il forte aumento delle quotazioni petrolifere (+32,4% negli ultimi 12 mesi), anche se l'asimmetria tra le variazioni dei due settori é legata soprattutto alle permanenti differenze tra i due mercati in termini di efficienza e concorrenza: in progresso per l'elettrico, ancora insoddisfacenti per il gas.
"Per la bolletta elettrica - ha commentato il presidente dell'Authority, Alessandro Ortis - la benefica pressione della concorrenza sui prezzi all'ingrosso riesce ancora a contrastare gli aumenti dei prezzi petroliferi e degli oneri per il sostegno delle fonti rinnovabili. Per il gas invece, continuano a pesare problemi che da tempo evidenziamo: la scarsa concorrenza ed i ritardi nello sviluppo infrastrutturale (rigassificatori e stoccaggi, ad esempio) che non permettono ancora, a famiglie ed imprese, di beneficiare adeguatamente della pur abbondante offerta gas internazionale spot, a prezzi convenienti". Per l'energia elettrica, la nuova diminuzione dei prezzi segue le continue riduzioni del 2009, 2010 e quella registrata anche nel precedente trimestre. La spesa media per la bolletta elettrica di una famiglia tipo è progressivamente diminuita negli ultimi anni: -5,8% (26 euro) nel 2010 rispetto al 2009; -3,6% (17 euro) nel 2009 rispetto al 2008. Allo stesso tempo, la bolletta del gas sarebbe più onerosa senza il contenimento determinato dal nuovo metodo di calcolo che l'Autorità ha deciso di applicare dal 1 ottobre 2010, prima dei maggiori consumi invernali; in assenza la bolletta gas sarebbe stata infatti superiore del 3,3% rispetto a quella ora tendenziale per il 2011.
Facendo due conti, con le nuove tariffe di luce e gas le famiglie italiane potranno risparmiare per l'intero 2011 circa 7 euro per l'elettricità, mentre dovranno spendere 37 euro in più per il gas. L'Autorità sottolinea come, per l'elettricità, "con la nuova riduzione, i prezzi ritornano a livelli inferiori a quelli di fine 2006 e la spesa media annua 2011 della famiglia tipo sarà di 420 euro, in calo dell'1,6% (7 euro) rispetto alla spesa media del 2010". Per quanto riguarda il gas naturale, "la spesa media di una famiglia tipo sarà di circa 1.050 euro nel 2011, rispetto ai 1.013 euro del 2010 e 1.014 euro del 2009".
(fonte ansa.it)
Tariffe della luce più leggere a partire dal primo gennaio 2011, mentre il gas torna a salire. Per il trimestre gennaio-marzo 2011, infatti, l'elettricità scenderà di un ulteriore 0,2% mentre il gas salirà dell'1,3%. Lo ha stabilito l'Autorità per l'energia, spiegando che "le diminuzioni sarebbero state maggiori senza il crescente impatto dei sussidi alle fonti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico ed i certificati verdi, interamente a carico della bolletta elettrica (1 miliardo per il 2009 e fino a 2,1 miliardi per il 2011). Nello specifico, su luce e gas incide il forte aumento delle quotazioni petrolifere (+32,4% negli ultimi 12 mesi), anche se l'asimmetria tra le variazioni dei due settori é legata soprattutto alle permanenti differenze tra i due mercati in termini di efficienza e concorrenza: in progresso per l'elettrico, ancora insoddisfacenti per il gas.
"Per la bolletta elettrica - ha commentato il presidente dell'Authority, Alessandro Ortis - la benefica pressione della concorrenza sui prezzi all'ingrosso riesce ancora a contrastare gli aumenti dei prezzi petroliferi e degli oneri per il sostegno delle fonti rinnovabili. Per il gas invece, continuano a pesare problemi che da tempo evidenziamo: la scarsa concorrenza ed i ritardi nello sviluppo infrastrutturale (rigassificatori e stoccaggi, ad esempio) che non permettono ancora, a famiglie ed imprese, di beneficiare adeguatamente della pur abbondante offerta gas internazionale spot, a prezzi convenienti". Per l'energia elettrica, la nuova diminuzione dei prezzi segue le continue riduzioni del 2009, 2010 e quella registrata anche nel precedente trimestre. La spesa media per la bolletta elettrica di una famiglia tipo è progressivamente diminuita negli ultimi anni: -5,8% (26 euro) nel 2010 rispetto al 2009; -3,6% (17 euro) nel 2009 rispetto al 2008. Allo stesso tempo, la bolletta del gas sarebbe più onerosa senza il contenimento determinato dal nuovo metodo di calcolo che l'Autorità ha deciso di applicare dal 1 ottobre 2010, prima dei maggiori consumi invernali; in assenza la bolletta gas sarebbe stata infatti superiore del 3,3% rispetto a quella ora tendenziale per il 2011.
Facendo due conti, con le nuove tariffe di luce e gas le famiglie italiane potranno risparmiare per l'intero 2011 circa 7 euro per l'elettricità, mentre dovranno spendere 37 euro in più per il gas. L'Autorità sottolinea come, per l'elettricità, "con la nuova riduzione, i prezzi ritornano a livelli inferiori a quelli di fine 2006 e la spesa media annua 2011 della famiglia tipo sarà di 420 euro, in calo dell'1,6% (7 euro) rispetto alla spesa media del 2010". Per quanto riguarda il gas naturale, "la spesa media di una famiglia tipo sarà di circa 1.050 euro nel 2011, rispetto ai 1.013 euro del 2010 e 1.014 euro del 2009".
(fonte ansa.it)
BASILEA3, NUOVE REGOLE: IMPATTO DA 40 MLD € SU BANCHE ITALIANE
"Le banche italiane sono solide e in grado di sostenere l'impatto di applicazione delle nuove regole". E' quanto afferma il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, commentando i dati del comitato di Basilea. Per Saccomanni inoltre la Banca d'Italia "rispetto alle iniziali valutazioni in questi ultimi mesi è riuscita a negoziare e ottenere un significativa attenuazione del rigore iniziale su alcune specificità nazionali come le imposte differite che valgono da sole 16 mld o le partecipazioni in aziende bancarie o assicurative".
BASILEA3, SENZA GRADUALITA' IMPATTO 600 MLD A BANCHE G20 Le nuove regole di Basilea3 avrebbero avuto un impatto di 600 miliardi di euro sulle banche del G20 se queste fossero state applicate già a fine 2009. E' quanto prevede uno studio (non una stima o previsione) del comitato di Basilea. Le regole saranno applicate con gradualità dal 2013 fino al 2018.
SE APPLICATA 40 MLD IMPATTO PER BANCHE ITALIA Le banche italiane avrebbero registrato un fabbisogno di capitale di 40 mld di euro a fine giugno 2010 se a quella data fossero già state applicate le regole di Basilea3 che entreranno in vigore pienamente nel 2018 mentre a fine 2009 era di 47 miliardi. E' quanto prevede uno studio del comitato di Basilea che non rappresenta una previsione ma un "parametro di riferimento"
(fonte leggo.it)
BASILEA3, SENZA GRADUALITA' IMPATTO 600 MLD A BANCHE G20 Le nuove regole di Basilea3 avrebbero avuto un impatto di 600 miliardi di euro sulle banche del G20 se queste fossero state applicate già a fine 2009. E' quanto prevede uno studio (non una stima o previsione) del comitato di Basilea. Le regole saranno applicate con gradualità dal 2013 fino al 2018.
SE APPLICATA 40 MLD IMPATTO PER BANCHE ITALIA Le banche italiane avrebbero registrato un fabbisogno di capitale di 40 mld di euro a fine giugno 2010 se a quella data fossero già state applicate le regole di Basilea3 che entreranno in vigore pienamente nel 2018 mentre a fine 2009 era di 47 miliardi. E' quanto prevede uno studio del comitato di Basilea che non rappresenta una previsione ma un "parametro di riferimento"
(fonte leggo.it)
Occupazione, allarme Confindustria
Persi 540mila posti in 3 anni, Pil cala
Preoccupano i dati su disoccupazione e Pil in Italia. Dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010 - evidenzia Confindustria - il numero di occupati è diminuito di 540mila (senza contare le ore di Cig che hanno impatto pari a 480mila unità). Inoltre "Il numero delle persone occupate continuerà a diminuire nel 2011". Limate al ribasso le stime sul Pil: la crescita si fermerà al +1% nel 2010 (rivisto dal +1,2%) ed al +1,1% nel 2011 (dal +1,3%).
Occupazione, allarme Confindustria
Il massiccio ricorso alla Cig durante la recessione, si legge nel rapporto di Confindustria, ha notevolmente attenuato l'impatto della crisi sul numero di occupati: dal primo trimestre del 2008 al terzo del 2010 quest'ultimo è diminuito di 540mila unità, contro una diminuzione delle ula (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) di 1 milione e 221mila unità, di cui 480mila assorbite dalla Cig al suo picco nel secondo trimestre del 2010.
Tanto più consistente è stato quindi il ricorso alla Cig (particolarmente elevato in alcuni comparti industriali), tanto più lenta sarà la ripresa dell'occupazione. La riduzione dei cassintegrati ritarda infatti la creazione di posti di lavoro. Il loro mancato reintegro si traduce in disoccupazione; il rischio che ciò avvenga è più alto in caso di Cigs e cassa in deroga (specie se prolunga interventi ordinari o straordinari) che sono salite di importanza e sono arrivate a pesare per il 77,6% delle integrazioni nella seconda parte del 2010, dal 28,5% del primo semestre 2009.
"Strumenti insufficienti"
Con la crisi ''la contrazione economica è stata violenta: -6,8% il Pil da massimo a minimo, 35 trimestri perduti''. Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria sottolineando che ''il recupero si dimostra indeciso e lentissimo: +1,5% finora''. Così, spiegano gli economisti di via dell'Astronomia, ''non si ritornerà sui valori prerecessivi che nella primavera del 2015. Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, peraltro modesto, registrato tra 2000 e 2007, l'Italia dovrebbe procedere d'ora in poi ad almeno il 2% annuo''. Un obiettivo ''raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi''. Ma ''per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti. Aumenta il conto delle riforme mancate o incomplete o inadeguate rispetto a quanto realizzato dai partner-concorrenti come la Germania''.
Inflazione stabile, i consumi cresceranno poco
La dinamica dei prezzi al consumo in Italia è "sostanzialmente stabile", su valori bassi mentre i consumi cresceranno poco. E' quanto si legge nel rapporto scenari economici del Centro Studi Confindustria. L'aumento dei prezzi al consumo rimarrà contenuto, sotto il 2%, nel prossimo biennio. Per il Csc nel 2011 l'inflazione sarà poco più alta dei livelli correnti: 1,9% a dicembre, 1,8% in media (1,9% in Eurolandia). E si stabilizzerà all'1,9% nel 2012 (lo stesso ritmo dell'area). Tensioni si verificheranno per i listini dei beni ad alto contenuto di materie prime energetiche e alimentari, le cui quotazioni sono rincarate nettamente. In generale i corsi delle commodity sono record e comprimono i margini aziendali. I consumi, invece, cresceranno poco, seppure in graduale accelerazione: dopo il +0,7% nel 2010 (-1,8% nel 2009), segneranno +0,9% nel 2011 e +1,2% nel 2012; si tratta di progressi superiori a quelli del reddito.
Bisogna puntare di più su Ict
''Per le principali economie avanzate le Ict (Information and Communcation Technology) sono dalla metà degli anni '90 il principale motore della crescita guidata dall'innovazione''. Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria che dedica al tema dell'innovazione tecnologica il rapporto ''scenari economici'' di dicembre. Per gli economisti di via dell'Astronomia ''in Italia questo propulsore è stato finora usato meno, per ragioni di domanda e di offerta''. E ''un maggiore sfruttamento dell'Ict nel 1997-2007 avrebbe condotto a un Pil italiano più alto del 7,1%''. Secondo le stime di Confindustria, ''se nei prossimi cinque anni l'intensità del capitale Ict fosse portata ai valori del Regno Unito, ciò aggiungerebbe lo 0,8% alla crescita annuale del Pil, quasi raddoppiandola''. Ma ''per far ciò serve uno sforzo congiunto di imprese utilizzatrici (spesso piccole) e produttrici, intervento pubblico e università".
(fonte tgcom.it)
Preoccupano i dati su disoccupazione e Pil in Italia. Dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010 - evidenzia Confindustria - il numero di occupati è diminuito di 540mila (senza contare le ore di Cig che hanno impatto pari a 480mila unità). Inoltre "Il numero delle persone occupate continuerà a diminuire nel 2011". Limate al ribasso le stime sul Pil: la crescita si fermerà al +1% nel 2010 (rivisto dal +1,2%) ed al +1,1% nel 2011 (dal +1,3%).
Occupazione, allarme Confindustria
Il massiccio ricorso alla Cig durante la recessione, si legge nel rapporto di Confindustria, ha notevolmente attenuato l'impatto della crisi sul numero di occupati: dal primo trimestre del 2008 al terzo del 2010 quest'ultimo è diminuito di 540mila unità, contro una diminuzione delle ula (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) di 1 milione e 221mila unità, di cui 480mila assorbite dalla Cig al suo picco nel secondo trimestre del 2010.
Tanto più consistente è stato quindi il ricorso alla Cig (particolarmente elevato in alcuni comparti industriali), tanto più lenta sarà la ripresa dell'occupazione. La riduzione dei cassintegrati ritarda infatti la creazione di posti di lavoro. Il loro mancato reintegro si traduce in disoccupazione; il rischio che ciò avvenga è più alto in caso di Cigs e cassa in deroga (specie se prolunga interventi ordinari o straordinari) che sono salite di importanza e sono arrivate a pesare per il 77,6% delle integrazioni nella seconda parte del 2010, dal 28,5% del primo semestre 2009.
"Strumenti insufficienti"
Con la crisi ''la contrazione economica è stata violenta: -6,8% il Pil da massimo a minimo, 35 trimestri perduti''. Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria sottolineando che ''il recupero si dimostra indeciso e lentissimo: +1,5% finora''. Così, spiegano gli economisti di via dell'Astronomia, ''non si ritornerà sui valori prerecessivi che nella primavera del 2015. Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, peraltro modesto, registrato tra 2000 e 2007, l'Italia dovrebbe procedere d'ora in poi ad almeno il 2% annuo''. Un obiettivo ''raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi''. Ma ''per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti. Aumenta il conto delle riforme mancate o incomplete o inadeguate rispetto a quanto realizzato dai partner-concorrenti come la Germania''.
Inflazione stabile, i consumi cresceranno poco
La dinamica dei prezzi al consumo in Italia è "sostanzialmente stabile", su valori bassi mentre i consumi cresceranno poco. E' quanto si legge nel rapporto scenari economici del Centro Studi Confindustria. L'aumento dei prezzi al consumo rimarrà contenuto, sotto il 2%, nel prossimo biennio. Per il Csc nel 2011 l'inflazione sarà poco più alta dei livelli correnti: 1,9% a dicembre, 1,8% in media (1,9% in Eurolandia). E si stabilizzerà all'1,9% nel 2012 (lo stesso ritmo dell'area). Tensioni si verificheranno per i listini dei beni ad alto contenuto di materie prime energetiche e alimentari, le cui quotazioni sono rincarate nettamente. In generale i corsi delle commodity sono record e comprimono i margini aziendali. I consumi, invece, cresceranno poco, seppure in graduale accelerazione: dopo il +0,7% nel 2010 (-1,8% nel 2009), segneranno +0,9% nel 2011 e +1,2% nel 2012; si tratta di progressi superiori a quelli del reddito.
Bisogna puntare di più su Ict
''Per le principali economie avanzate le Ict (Information and Communcation Technology) sono dalla metà degli anni '90 il principale motore della crescita guidata dall'innovazione''. Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria che dedica al tema dell'innovazione tecnologica il rapporto ''scenari economici'' di dicembre. Per gli economisti di via dell'Astronomia ''in Italia questo propulsore è stato finora usato meno, per ragioni di domanda e di offerta''. E ''un maggiore sfruttamento dell'Ict nel 1997-2007 avrebbe condotto a un Pil italiano più alto del 7,1%''. Secondo le stime di Confindustria, ''se nei prossimi cinque anni l'intensità del capitale Ict fosse portata ai valori del Regno Unito, ciò aggiungerebbe lo 0,8% alla crescita annuale del Pil, quasi raddoppiandola''. Ma ''per far ciò serve uno sforzo congiunto di imprese utilizzatrici (spesso piccole) e produttrici, intervento pubblico e università".
(fonte tgcom.it)
martedì 14 dicembre 2010
Benzina: nuovi rialzi per Esso e Shell
La 'verde' verso 1,46 euro al litro
Piccoli ritocchi al rialzo sui prezzi di benzina e diesel. A muoversi oggi sono state Esso e Shell (+0,5 centesimi su entrambi i prodotti). E' quanto emerge dal monitoraggio di quotidianoenergia.it. La media nazionale dei prezzi praticati della benzina (in modalita' servito) va dall'1,444 euro/litro degli impianti Eni all'1,459 euro/litro di Tamoil. Per il diesel si passa dall'1,325 euro di Eni all'1,338 euro di Tamoil, mentre per il Gpl dallo 0,728 euro di Shell allo 0,735 di TotalErg.
(fonte ansa.it)
Piccoli ritocchi al rialzo sui prezzi di benzina e diesel. A muoversi oggi sono state Esso e Shell (+0,5 centesimi su entrambi i prodotti). E' quanto emerge dal monitoraggio di quotidianoenergia.it. La media nazionale dei prezzi praticati della benzina (in modalita' servito) va dall'1,444 euro/litro degli impianti Eni all'1,459 euro/litro di Tamoil. Per il diesel si passa dall'1,325 euro di Eni all'1,338 euro di Tamoil, mentre per il Gpl dallo 0,728 euro di Shell allo 0,735 di TotalErg.
(fonte ansa.it)
BANKITALIA, SALE IL DEBITO PUBBLICO: 1.867 MILIARDI DI €
Nuovo record per il debito pubblico italiano, che nel mese di ottobre ha raggiunto i 1.867,398 miliardi di euro, contro gli 1.844 miliardi del mese di settembre. È quanto si legge nel supplemento al Bollettino di Finanza Pubblica di Bankitalia. Rispetto all'ottobre 2009 - si legge nel documento - quando il debito delle amministrazioni pubbliche era a 1.804,5 miliardi, il debito è aumentato di circa 63 miliardi. L'aumento è ancora più alto se si calcola l'incremento dall'inizio dell'anno: rispetto ai 1.763,6 miliardi di fine dicembre la crescità è stata di 104 miliardi, con un incremento del 5,9%. Bankitalia segnala che il debito delle amministrazioni locali a ottobre 2010 ha raggiunto quota 111.365 milioni, in calo di 1.035 milioni rispetto ad agosto. Il debito degli enti locali è ascrivibile per 41.239 milioni alle Regioni, per 9.137 milioni alle Province e a 49.338 ai Comuni. A settembre - si legge nel documento - le amministrazioni locali del Nord Ovest segnalano un debito di 30.646 milioni (in aumento sui 30.642 di settembre), il Nord est a 16.583 milioni (in aumento sui 16.531 di settembre), il Centro a 30.386 milioni (in calo sui 30.391 di settembre), il Sud a 24.989 milioni (in calo sui 25.594 di settembre) e le Isole a 8.760 milioni (in ribasso rispetto ai 9.241 milioni di settembre).
ENTRATE IN CALO Nei primi dieci mesi del 2010 le entrate tributarie del Bilancio dello Stato si sono attestate a 294,307 miliardi di euro, riducendosi dell'1,8% (-5,2 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. È quanto si legge nel supplemento al Bollettino di Finanza Pubblica di Bankitalia. Il confronto a distanza di un anno è influenzato dal fatto che nel 2010 si è notevolmente ridotto il gettito delle imposte sostitutive introdotte con il decreto anticrisi del novembre del 2008, che nel 2009 aveva in larga misura natura una tantum. Nel solo mese di ottobre, le entrate tributarie - riferisce ancora la Banca d'Italia - sono state pari a 28.230 milioni di euro, in lieve calo rispetto ai 28.489 milioni di euro dell'ottobre 2009. La Banca d'Italia registra il gettito di cassa, mentre i dati del Ministero dell'Economia si riferiscono al gettito di competenza del periodo.
(fonte leggo.it)
ENTRATE IN CALO Nei primi dieci mesi del 2010 le entrate tributarie del Bilancio dello Stato si sono attestate a 294,307 miliardi di euro, riducendosi dell'1,8% (-5,2 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. È quanto si legge nel supplemento al Bollettino di Finanza Pubblica di Bankitalia. Il confronto a distanza di un anno è influenzato dal fatto che nel 2010 si è notevolmente ridotto il gettito delle imposte sostitutive introdotte con il decreto anticrisi del novembre del 2008, che nel 2009 aveva in larga misura natura una tantum. Nel solo mese di ottobre, le entrate tributarie - riferisce ancora la Banca d'Italia - sono state pari a 28.230 milioni di euro, in lieve calo rispetto ai 28.489 milioni di euro dell'ottobre 2009. La Banca d'Italia registra il gettito di cassa, mentre i dati del Ministero dell'Economia si riferiscono al gettito di competenza del periodo.
(fonte leggo.it)
lunedì 13 dicembre 2010
Crisi: in tre anni consumi a -5,2%
Maggiori cali in Campania e Lombardia
Tra il 2007 e il 2010 le famiglie italiane hanno ridotto i consumi per un importo di 17,6 miliardi di euro. Secondo una ricerca condotta dalla Cgia di Mestre (l'Associazione artigiani e piccole imprese) sulle difficoltà finanziarie di questi ultimi anni, per le famiglie italiane la contrazione media nazionale è stata pari al 5,2%. La riduzione più forte è avvenuta in Campania e in Lombardia.
In Campania la riduzione infatti è stata di 2,82 miliardi di euro, in Lombardia di 2,64 miliardi. A perdere di meno è stata invece la Sicilia, a quota 2,01 miliardi. Solo le famiglie dell'Abruzzo (+88,6 milioni, del Friuli Venezia Giulia (+192,1 milioni) e dell'Emilia Romagna (+242,2 milioni) hanno visto aumentare la spesa in questo periodo di grave crisi.
Nel complesso, analizzando la contrazione in termini percentuali, sono le regioni del Centro Sud a guidare la graduatoria delle realtà territoriali più colpite dal taglio dei consumi. Al primo posto, secondo la Cgia, le Marche (-8,1%), poi la Calabria (-7,7%) e al terzo posto la Campania (-6,8%). Seguono il Lazio (-6,7%), l'Umbria (-6,5%) e la Puglia (-6,2%).
Se, invece, si prende come parametro di riferimento la riduzione della spesa per famiglia, a livello nazionale la contrazione media e' stata pari a 706,1 euro. A livello regionale spicca il dato della Valle d'Aosta (-1.439,9 euro), delle Marche (-1.402,5 euro) e della Calabria (- 1.361,6 euro).
"La crisi economica scoppiata verso i primi mesi del 2008 - rileva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - ha avuto delle ripercussioni gravissime sui consumi. Con un numero sempre maggiore di disoccupati, di cassaintegrati e con la forte sfiducia che ha investito tutti i consumatori, abbiamo registrato una drastica riduzione delle capacità di spesa delle famiglie italiane che continua a condizionare negativamente l'economia del Paese".
"Appare evidente - conclude - che per far ripartire i consumi dobbiamo mettere nelle condizioni le famiglie italiane di avere più soldi in tasca. Per questo è necessario far ripartire gli investimenti pubblici nelle grandi infrastrutture e dare la possibilità anche agli Enti locali di mettere in moto quei piccoli cantieri che sono indispensabili per far creare nuovi posti di lavoro. Infine, bisogna alleggerire il carico fiscale premiando, in particolar modo, le famiglie più numerose che sono state le più colpite dalla crisi economica".
Quali sono stati, invece, i settori più colpiti da questa riduzione dei consumi? Secondo l'elaborazione, a registrare il calo più consistente è stato il settore dei mobili, elettrodomestici e casa (-9,3%). Seguono gli alimentari e le bevande non alcoliche (-6,2%), le bevande alcoliche (-4,9%) e i trasporti (-4,8%). In deciso aumento, nonostante le ristrettezze economiche delle famiglie italiane, sono state le spese per la casa (bollette, manutenzioni, fitti, mutui, pari a+2,9%) e soprattutto la spesa sanitaria (in particolar modo i medicinali, gli articoli sanitari e il materiale terapeutico, pari a +4,9%).
(fonte tgcom.it)
Tra il 2007 e il 2010 le famiglie italiane hanno ridotto i consumi per un importo di 17,6 miliardi di euro. Secondo una ricerca condotta dalla Cgia di Mestre (l'Associazione artigiani e piccole imprese) sulle difficoltà finanziarie di questi ultimi anni, per le famiglie italiane la contrazione media nazionale è stata pari al 5,2%. La riduzione più forte è avvenuta in Campania e in Lombardia.
In Campania la riduzione infatti è stata di 2,82 miliardi di euro, in Lombardia di 2,64 miliardi. A perdere di meno è stata invece la Sicilia, a quota 2,01 miliardi. Solo le famiglie dell'Abruzzo (+88,6 milioni, del Friuli Venezia Giulia (+192,1 milioni) e dell'Emilia Romagna (+242,2 milioni) hanno visto aumentare la spesa in questo periodo di grave crisi.
Nel complesso, analizzando la contrazione in termini percentuali, sono le regioni del Centro Sud a guidare la graduatoria delle realtà territoriali più colpite dal taglio dei consumi. Al primo posto, secondo la Cgia, le Marche (-8,1%), poi la Calabria (-7,7%) e al terzo posto la Campania (-6,8%). Seguono il Lazio (-6,7%), l'Umbria (-6,5%) e la Puglia (-6,2%).
Se, invece, si prende come parametro di riferimento la riduzione della spesa per famiglia, a livello nazionale la contrazione media e' stata pari a 706,1 euro. A livello regionale spicca il dato della Valle d'Aosta (-1.439,9 euro), delle Marche (-1.402,5 euro) e della Calabria (- 1.361,6 euro).
"La crisi economica scoppiata verso i primi mesi del 2008 - rileva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - ha avuto delle ripercussioni gravissime sui consumi. Con un numero sempre maggiore di disoccupati, di cassaintegrati e con la forte sfiducia che ha investito tutti i consumatori, abbiamo registrato una drastica riduzione delle capacità di spesa delle famiglie italiane che continua a condizionare negativamente l'economia del Paese".
"Appare evidente - conclude - che per far ripartire i consumi dobbiamo mettere nelle condizioni le famiglie italiane di avere più soldi in tasca. Per questo è necessario far ripartire gli investimenti pubblici nelle grandi infrastrutture e dare la possibilità anche agli Enti locali di mettere in moto quei piccoli cantieri che sono indispensabili per far creare nuovi posti di lavoro. Infine, bisogna alleggerire il carico fiscale premiando, in particolar modo, le famiglie più numerose che sono state le più colpite dalla crisi economica".
Quali sono stati, invece, i settori più colpiti da questa riduzione dei consumi? Secondo l'elaborazione, a registrare il calo più consistente è stato il settore dei mobili, elettrodomestici e casa (-9,3%). Seguono gli alimentari e le bevande non alcoliche (-6,2%), le bevande alcoliche (-4,9%) e i trasporti (-4,8%). In deciso aumento, nonostante le ristrettezze economiche delle famiglie italiane, sono state le spese per la casa (bollette, manutenzioni, fitti, mutui, pari a+2,9%) e soprattutto la spesa sanitaria (in particolar modo i medicinali, gli articoli sanitari e il materiale terapeutico, pari a +4,9%).
(fonte tgcom.it)
CRISI, MERKEL E SARKOZY: "NO AGLI EUROBOND"
La Germania e la Francia fanno fronte comune contro gli Eurobond e gettano le basi per una collaborazione rafforzata, che da oggi passa anche attraverso un'armonizzazione dei rispettivi sistemi fiscali per prevenire meglio eventuali future crisi economiche nella zona euro. Mentre sulla questione Eurobond, il governatore della Bce, Jean Claude Trichet, preferisce non esprimere alcuna posizione. Al temine del 13/mo consiglio dei ministri franco-tedesco tenuto a Friburgo, nel Sud della Germania, la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy sono stati chiari: gli eurobond contribuirebbero solo a «deresponsabilizzare» i paesi di Eurolandia, mentre oggi ciò che serve è esattamente il contrario.
«Non deve esserci la condivisione del rischio» estesa a tutti i Paesi, ha detto la Merkel. «La condivisione dei tassi di interesse e dei rischi non ci aiuterebbe in modo strutturale», ha spiegato. Piuttosto, ha proseguito riferendosi a Sarkozy, «siamo entrambi d'accordo che deve esserci più coerenza nella politica economica». E l'inquilino dell'Eliseo è stato altrettanto diretto: «Bisogna responsabilizzare gli stati, non deresponsabilizzarli», ha detto, difendendo poi Berlino dalle critiche del presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Se per il primo ministro del Lussemburgo Berlino è «anti-europea» nel rifiutare in modo «semplicistico» la proposta di lanciare governativi targati Ue, infatti, Sarkozy ha risposto: «Non vedo quanto la Germania possa essere egoista. Alla fine la Germania è il primo contribuente nella Ue». E poi: «Non penso che siamo stati consultati prima che questa idea fosse lanciata» dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e da Juncker, ha sottolineato Sarkozy: «Se lo avessimo saputo in anticipo, forse avremmo potuto trovare un compromesso».
A difendere gli eurobond è stato oggi il tedesco Martin Schulz, presidente del gruppo SD (socialisti e democratici) al Parlamento europeo, secondo il quale questi strumenti «sono sicuramente un modo per arginare la speculazione» e inoltre «rafforzerebbero la fiducia internazionale nell'euro». Non solo: nonostante le posizioni ribadite oggi, Schulz è convinto che «la pressione sulla Merkel sarà così grande che cederà». Intanto, il governatore di Bankitalia e membro del consiglio direttivo della Bce, Mario Draghi, ha sottolineato che la responsabilità finale della gestione della crisi è dei governi di eurolandia, non della Bce. «Sono soltanto molto preoccupato del fatto che potremmo facilmente oltrepassare il segno e perdere tutto quello che abbiamo, perdere l'indipendenza e violare il Trattato Ue», ha scritto in un articolo pubblicato sull'Ft. In vista del vertice Ue della settima prossima, la Merkel ha ricordato che «se fallisce l'euro, fallisce l'Europa» e insieme a Sarkozy ha gettato le basi per un'armonizzazione dei sistemi fiscali di Germania e Francia. Un piano, questo, che secondo Berlino e Parigi servirà da «esempio» all'Europa per affrontare meglio eventuali crisi future.
(fonte leggo.it)
«Non deve esserci la condivisione del rischio» estesa a tutti i Paesi, ha detto la Merkel. «La condivisione dei tassi di interesse e dei rischi non ci aiuterebbe in modo strutturale», ha spiegato. Piuttosto, ha proseguito riferendosi a Sarkozy, «siamo entrambi d'accordo che deve esserci più coerenza nella politica economica». E l'inquilino dell'Eliseo è stato altrettanto diretto: «Bisogna responsabilizzare gli stati, non deresponsabilizzarli», ha detto, difendendo poi Berlino dalle critiche del presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Se per il primo ministro del Lussemburgo Berlino è «anti-europea» nel rifiutare in modo «semplicistico» la proposta di lanciare governativi targati Ue, infatti, Sarkozy ha risposto: «Non vedo quanto la Germania possa essere egoista. Alla fine la Germania è il primo contribuente nella Ue». E poi: «Non penso che siamo stati consultati prima che questa idea fosse lanciata» dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e da Juncker, ha sottolineato Sarkozy: «Se lo avessimo saputo in anticipo, forse avremmo potuto trovare un compromesso».
A difendere gli eurobond è stato oggi il tedesco Martin Schulz, presidente del gruppo SD (socialisti e democratici) al Parlamento europeo, secondo il quale questi strumenti «sono sicuramente un modo per arginare la speculazione» e inoltre «rafforzerebbero la fiducia internazionale nell'euro». Non solo: nonostante le posizioni ribadite oggi, Schulz è convinto che «la pressione sulla Merkel sarà così grande che cederà». Intanto, il governatore di Bankitalia e membro del consiglio direttivo della Bce, Mario Draghi, ha sottolineato che la responsabilità finale della gestione della crisi è dei governi di eurolandia, non della Bce. «Sono soltanto molto preoccupato del fatto che potremmo facilmente oltrepassare il segno e perdere tutto quello che abbiamo, perdere l'indipendenza e violare il Trattato Ue», ha scritto in un articolo pubblicato sull'Ft. In vista del vertice Ue della settima prossima, la Merkel ha ricordato che «se fallisce l'euro, fallisce l'Europa» e insieme a Sarkozy ha gettato le basi per un'armonizzazione dei sistemi fiscali di Germania e Francia. Un piano, questo, che secondo Berlino e Parigi servirà da «esempio» all'Europa per affrontare meglio eventuali crisi future.
(fonte leggo.it)
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