Il Consiglio Ue ha dato il via libera al Fondo salva-Stati permanente a partire dalla metà del 2013 e alle necessarie modifiche del Trattato di Lisbona. I leader europei - riuniti a Bruxelles per dare risposta a una crisi dei debiti sovrani senza precedenti - provano così a dare risposta unitaria che possa calmare i mercati e ridurre i rischi di contagio ai Paesi attualmente più esposti agli attacchi della speculazione, come il Portogallo e la Spagna. Ma l'ok al meccanismo permanente rappresenta un 'obiettivo minimò che nasconde le divisioni esistenti, quelle sulla strategia da seguire nell'immediato, per affrontare ogni nuova eventuale emergenza dopo i casi di Grecia e Irlanda.
FMI, RISPOSTA INSUFFICIENTE L'Fmi aveva proposto (tra l'altro in sintonia con la Bce) un aumento delle risorse dell'attuale Fondo temporaneo di sostegno ai Paesi in difficoltà (quello a cui attingerà Dublino). Ma, dopo il 'nò della cancelliera tedesca, Angela Merkel, la proposta è stata per il momento accantonata, così come quella sugli eurobond. Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario, non ha gradito. E, dall'altra parte dell'Atlantico, ha lanciato la sua stoccata proprio mentre a Bruxelles era appena iniziata la riunione del Consiglio Ue: con le decisioni che si apprestano a prendere i 27 leader della Ue «non otterranno molto», ha tuonato Strauss-Kahn, tornando a criticare «l'approccio troppo frammentario» e soprattutto la lentezza dell'Europa nel prendere decisioni anti-crisi. L'Fmi sollecita quindi «una soluzione più ampia» e un «piano organico» da mdettere in campo al massimo dall'inizio del 2011, per risanare più velocemente le finanze pubbliche e affrontare con più determinazione i problemi delle banche europee. Il raddoppio della dote finanziaria dello European financial stability facility (Efsf), attualmente di 440 miliardi di euro, sarebbe per l'Fmi una delle strade da seguire, con lo stesso Fondo monetario pronto a raddoppiare il proprio contributo da 250 a 500 miliardi di euro.
COME SARÀ IL FONDO PERMANENTE Ma il 'nò di Berlino - a cui si associa anche Parigi - sembra al momento condizionare l'azione dei 27. Ecco che le conclusioni del Consiglio Ue - attese al termine della seconda giornata di lavori - conterranno solo il via libera al Fondo anticrisi permanente, a cui si dovrà ricorrere - anche qui soprattutto per volontà della Germania - solo come 'ultima ratiò e con decisione da prendere all'unanimità, legando i prestiti ai Paesi in difficoltà a condizioni molto severe. I dettagli del futuro meccanismo saranno messi a punto nei prossimi mesi, ma - come già deciso dall'Ecofin - al nuovo Fondo potranno partecipare anche le banche e altri investitori privati, con una valutazione che andrà fatta 'caso per casò. Per quel che riguarda le risorse, più di un leader ha sottolineato la necessità che il Fondo abbia le tasche.
LE MODIFICHE AL TRATTATO UE I leader europei hanno quindi dato il via libera anche alle modifiche del Trattato Ue necessarie per creare il Fondo. Si tratta di modifiche molto limitate che permetteranno di avviare una procedura semplificata e, già dalla primavera del 2011, i processi di ratifica nazionali. Alcuni Paesi - quelli con una forte componente euroscettica nella propria opinione pubblica - destano qualche timore, perchè anche un solo 'nò alla revisione del Trattato complicherebbe tutto. Dal premier irlandese, Brian Cowen, sono comunque arrivate delle rassicurazioni: un referendum sulle modifiche in Irlanda è «molto improbabile».
PIÙ SFORZI PER RISANARE CONTI Dal vertice di Bruxelles si attende anche un messaggio forte sul fronte del risanamento delle finanze pubbliche: nelle conclusioni, dunque, si porrebbe l'accento sullo sforzo finora compiuto nei vari Paesi col varo di drastici piani di austerity, ma si dovrebbe prendere anche l'impegno per ulteriori manovre correttive in grado di accelerare la riduzione dei deficit e dei debiti. La messa a punto della riforma del Patto Ue di stabilità e di crescita - a partire dalla stretta sui debiti pubblici e dalle sanzioni per i Paesi non virtuosi - viene però al momento rinviata al negoziato che partirà nelle prossime settimane, con l'obiettivo di arrivare ad una proposta dettagliata nel Consiglio Ue del marzo 2011 da varare definitivamente nel Consiglio Ue di giugno.
EUROBOND, TROPPO PRESTO Capitolo eurobond. Tutti ne parlano, ma per ora non sembra arrivato il momento per affrontare la questione. Il premier lussemburghese e presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker (che ha rilanciato la proposta insieme al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti), nonostante il 'nò di Berlino e Parigi ha promesso di sollevare la questione coi colleghi. Ammettendo anche lui, però, che i tempi non sono maturi. Ma in molti sono convinti che la discussione continuerà nei prossimi mesi.
(fonte leggo.it)