mercoledì 15 giugno 2011

FISCO, IL 'METODO TREMONTI': "TRE ALIQUOTE E 5 IMPOSTE"

Tre aliquote Irpef e cinque imposte in tutto: si può sintetizzare così l'impalcatura della riforma fiscale che ha in mente il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Una riforma che non si può tuttavia pensare di fare in situazione di deficit, nè tanto meno sconquassando il bilancio dello stato, ma che piuttosto potrà essere avviata anche e soprattutto grazie a risparmi importanti che arriveranno dal taglio dei costi della politica. Sì perchè dovranno essere soprattutto i politici a dare il buon esempio, abbandonando abitudini inutilmente dispendiose quali l'utilizzo eccessivo degli aerei di stato.

Il ministro ha scelto oggi la gremita platea dell'assemblea di Confartigianato per scoprire le prime carte sulla sua idea di fisco del futuro. E lo ha fatto nel corso di un corposo intervento che ha toccato molti dei temi a lui cari: dalle ragioni all'evoluzione della crisi, allo stato di salute dell'economia italiana, oltre che all'elenco delle riforme già portate a termine e quelle ancora da completare. L'idea alla quale il responsabile di via XX settembre sta lavorando è dunque quella di un fisco molto semplificato, ma la premessa è sempre la stessa e cioè quella del rigore. «Non si può fare la riforma fiscale in deficit - avverte infatti - sarebbe una contraddizione rispetto all'impegno morale che tutti i governanti devono avere in questo periodo». E incalza: «scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nell'interesse della gente ed è prodotto dell'irresponsabilità».

Quello a cui pensa Tremonti è quindi un sistema più semplice, possibilmente articolato su non più di «cinque imposte», nel quale molti tributi minori «possono essere accorpati e concentrati». E con assoluta precisione scandisce che «credo sia giusto un sistema a tre aliquote» Irpef. La base imponibile, sostiene Tremonti, deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili che rappresentano il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale. Il riferimento chiaro è alla «torre di babele» di 480 agevolazioni, anche assistenziali, sulle quali lavorano due dei quattro tavoli per la riforma. Scaglioni e calcoli - spiega - dipenderanno poi da quanto si riuscirà a tagliare. Ma d'altra parte il ministro ammette che anche le decurtazioni non sono semplici da fare: «è facile dire no ai tagli lineari - osserva infatti - ma di solito quando vai a parlare con un ministro ti dice: 'taglia l'altro'».

C'è comunque, a suo avviso, un «enorme bacino da cui derivare risorse per fare la riforma fiscale e correggere l'andamento della finanza pubblica». Basti pensare ad esempio alla pletora di agevolazioni, esenzioni e benefici goduti da «chi non ne ha titolo». E il ministro punta il dito ad esempio su «quelli che hanno il gippone», i moderni Suv, ai quali «vanno tolti gli assegni». Questo, rincara dunque, «è un Paese in cui si può dedurre tutto: dalle palestre alle finestre». Ma a dare il buon esempio dovrà essere in primis la politica, i cui costi andranno drasticamente ridotti. «Meno aerei blu e più Alitalia» suggerisce dunque anche per i suoi colleghi e ricorda che «io stesso oggi sono rientrato a Roma con l'Alitalia». Quindi conclude: «gli incarichi pubblici devono essere remunerati nella media europea». E, visto che la manovra triennale è alle porte, più che un suggerimento sembra un anticipo di quel sta per arrivare.

LE ALIQUOTE IRPEF Sono cinque le aliquote - comprese tra il 23 e il 43% - che attualmente caratterizzano la cosiddetta «curva Irpef», previste dal sistema tributario italiano per consentire la tassazione progressiva dei redditi. Sui redditi dei contribuenti-persone vige il criterio della tassazione progressiva dei redditi, con l'obiettivo di realizzare il principio costituzionale in base al quale i cittadini pagano le tasse secondo il reddito e la loro capacità contributiva, criterio che può esser attuato anche modulando in maniera diversa base imponibile e meccanismi agevolativi.

La prima aliquota, quella più bassa, è ora del 23% e si applica ai redditi fino a 15.000 euro. Il meccanismo di detrazioni e deduzioni previsto per le diverse tipologie di reddito (lavoro, autonomo, ecc) e per i cosiddetti carichi familiari (coniuge, figlio a carico, ecc) realizza di fatto, all'interno di questo primo scaglione, anche un' area di esenzione, la cosiddetta no-tax area. Man mano che si sale di reddito, le diverse quote aggiuntive vengono poi tassate con le altre quattro aliquote: del 27% (tra i 15.000 e i 28.000 di reddito), del 38% (tra il 28.000 e i 55.000), del 41% (tra i 55.000 e i 75.000), e del 43% per contribuenti più abbienti con oltre 75.000 euro di reddito.

Il tema della semplificazione del sistema, e quindi anche della curva delle aliquote, è sempre stato al centro del dibattito. Nel passato il Parlamento approvò anche una legge delega, contenente i principi della Riforma Tremonti, che prevedeva due sole aliquote e puntava di fatto al criterio della «flat tax». La norma, che non è mai stata attuata perchè arrivò a fine legislatura, prevedeva una tassazione generalizzata del 23% fino a 100.000 euro di reddito (che sarebbe stata l'aliquota applicata da circa il 99,5% dei contribuenti) e del 33% sopra questa soglia.

(fonte leggo.it)

martedì 14 giugno 2011

REFERENDUM, DOPO IL 'SÍ' BOOM RINNOVABILI IN BORSA

Effetto referendum a Piazza Affari, con il no al nucleare che spinge un pò tutti i titoli legati alle energie rinnovabili e le utility. Tra le società a maggior capitalizzazione avanzano A2A (+1,63%) ed Enel Green Power (+1,41%), ma nel resto del listino c'è una folta truppa di titoli a mettere le ali, con anche alcuni stop al rialzo in corso d'opera. K.R.Energy, holding di partecipazioni in produttori di energia da fonti rinnovabili, guadagna infatti il 15,62%, ErgyCapital, investment company specializzata nell'energia 'green, il 14,24%, mentre Kerself, che opera nel campo degli impianti fotovoltaici e solari, segna un balzo del 14,04%. Fra gli altri gruppi attivi nel comparto delle fonti rinnovabili, Pramac sale dell'11,93%, mentre Eems è in rialzo del 7,84%. Falk Renewable guadagna l'1,51%, Kinexia il 2,24%, TerniEnergia avanza del 3,31%, Alerion del 3,16%, Maire Tecnimont termina in crescita del 4,13%.

Tra le ex municipalizzate , Acea lascia l'1,08%, Acegas Aps l'1,43%, Acsm-Agam termina al palo (-0,09%), Ascopiave cede lo 0,58%. Tra le società potenzialmente influenzate invece dal referendum sull'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali, Biancamano (gestione rifiuti) ha escluso impatti sul piano industriale o sulle strategie di crescita, chiudendo quindi in rialzo del 3,24%. Nei servizi idrici, Acque Potabili cede il 6,06%. «L'esito del referendum - afferma l'A.d di Falk Renewable Piero Manzoni - conferma il trend già in atto in Europa, soprattutto in Germania, Svizzera, Uk e altri. Il prossimo passo è ripensare la suddivisione fissata in passato (50% combustibili fossili, 25% nucleare, 25% rinnovabili) e riposizionare il 25 percento destinato al nucleare alle fonti rinnovabili e all'efficienza. Il compito di Falck Renewables è quello di migliorare le attuali soluzioni rendendole più competitive e innovative spingendo sulla ricerca e sviluppo e facendo sì che le energie rinnovabili diventino la vera soluzione per non danneggiare il pianeta per le generazioni che verranno».

(fonte leggo.it)