Il ministro ha scelto oggi la gremita platea dell'assemblea di Confartigianato per scoprire le prime carte sulla sua idea di fisco del futuro. E lo ha fatto nel corso di un corposo intervento che ha toccato molti dei temi a lui cari: dalle ragioni all'evoluzione della crisi, allo stato di salute dell'economia italiana, oltre che all'elenco delle riforme già portate a termine e quelle ancora da completare. L'idea alla quale il responsabile di via XX settembre sta lavorando è dunque quella di un fisco molto semplificato, ma la premessa è sempre la stessa e cioè quella del rigore. «Non si può fare la riforma fiscale in deficit - avverte infatti - sarebbe una contraddizione rispetto all'impegno morale che tutti i governanti devono avere in questo periodo». E incalza: «scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nell'interesse della gente ed è prodotto dell'irresponsabilità».
Quello a cui pensa Tremonti è quindi un sistema più semplice, possibilmente articolato su non più di «cinque imposte», nel quale molti tributi minori «possono essere accorpati e concentrati». E con assoluta precisione scandisce che «credo sia giusto un sistema a tre aliquote» Irpef. La base imponibile, sostiene Tremonti, deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili che rappresentano il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale. Il riferimento chiaro è alla «torre di babele» di 480 agevolazioni, anche assistenziali, sulle quali lavorano due dei quattro tavoli per la riforma. Scaglioni e calcoli - spiega - dipenderanno poi da quanto si riuscirà a tagliare. Ma d'altra parte il ministro ammette che anche le decurtazioni non sono semplici da fare: «è facile dire no ai tagli lineari - osserva infatti - ma di solito quando vai a parlare con un ministro ti dice: 'taglia l'altro'».
C'è comunque, a suo avviso, un «enorme bacino da cui derivare risorse per fare la riforma fiscale e correggere l'andamento della finanza pubblica». Basti pensare ad esempio alla pletora di agevolazioni, esenzioni e benefici goduti da «chi non ne ha titolo». E il ministro punta il dito ad esempio su «quelli che hanno il gippone», i moderni Suv, ai quali «vanno tolti gli assegni». Questo, rincara dunque, «è un Paese in cui si può dedurre tutto: dalle palestre alle finestre». Ma a dare il buon esempio dovrà essere in primis la politica, i cui costi andranno drasticamente ridotti. «Meno aerei blu e più Alitalia» suggerisce dunque anche per i suoi colleghi e ricorda che «io stesso oggi sono rientrato a Roma con l'Alitalia». Quindi conclude: «gli incarichi pubblici devono essere remunerati nella media europea». E, visto che la manovra triennale è alle porte, più che un suggerimento sembra un anticipo di quel sta per arrivare.
LE ALIQUOTE IRPEF Sono cinque le aliquote - comprese tra il 23 e il 43% - che attualmente caratterizzano la cosiddetta «curva Irpef», previste dal sistema tributario italiano per consentire la tassazione progressiva dei redditi. Sui redditi dei contribuenti-persone vige il criterio della tassazione progressiva dei redditi, con l'obiettivo di realizzare il principio costituzionale in base al quale i cittadini pagano le tasse secondo il reddito e la loro capacità contributiva, criterio che può esser attuato anche modulando in maniera diversa base imponibile e meccanismi agevolativi.
La prima aliquota, quella più bassa, è ora del 23% e si applica ai redditi fino a 15.000 euro. Il meccanismo di detrazioni e deduzioni previsto per le diverse tipologie di reddito (lavoro, autonomo, ecc) e per i cosiddetti carichi familiari (coniuge, figlio a carico, ecc) realizza di fatto, all'interno di questo primo scaglione, anche un' area di esenzione, la cosiddetta no-tax area. Man mano che si sale di reddito, le diverse quote aggiuntive vengono poi tassate con le altre quattro aliquote: del 27% (tra i 15.000 e i 28.000 di reddito), del 38% (tra il 28.000 e i 55.000), del 41% (tra i 55.000 e i 75.000), e del 43% per contribuenti più abbienti con oltre 75.000 euro di reddito.
Il tema della semplificazione del sistema, e quindi anche della curva delle aliquote, è sempre stato al centro del dibattito. Nel passato il Parlamento approvò anche una legge delega, contenente i principi della Riforma Tremonti, che prevedeva due sole aliquote e puntava di fatto al criterio della «flat tax». La norma, che non è mai stata attuata perchè arrivò a fine legislatura, prevedeva una tassazione generalizzata del 23% fino a 100.000 euro di reddito (che sarebbe stata l'aliquota applicata da circa il 99,5% dei contribuenti) e del 33% sopra questa soglia.
(fonte leggo.it)