mercoledì 8 giugno 2011

BATTERIO KILLER: 150 MLN DI DANNI, CONSUMI A -20%

La fonte dell'epidemia di E. Coli continua a sfuggire alle autorità sanitarie tedesche, che sono costrette anche a rettificare il bilancio delle vittime del batterio killer. In serata, tuttavia, arriva una nota di ottimismo, quando il ministro della Salute tedesco, Daniel Bahr, ha dichiarato che il «peggio è passato». Il governo federale è stato colpito in pieno da una valanga di critiche non solo sulla gestione della crisi, ma anche sullo stesso sistema di controlli, affidato in primo luogo alle regioni. Dopo il nulla di fatto emerso ieri dai risultati dei primi test, tutti negativi, sui germogli di soia della Bassa Sassonia, molti puntano il dito contro la struttura del sistema federalista tedesco, basato appunto sulla grande autonomia dei 16 Land del paese. Come ha fatto oggi anche al ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano: «Non credo che stiano gestendo al meglio questa emergenza», ha commentato riferendosi alla Germania. Da parte sua, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha scelto una metafora: «Le autorità tedesche stanno andando a vedere i buoi usciti dalla stalla, secondo me invece bisogna andare a vedere le stalle, perchè questo è il modo di andare a investigare questa questione». Risultato: in Germania c'è stata confusione sulla gestione del batterio killer, ha aggiunto, come confermano le prime pagine dei giornali di oggi, che parlano di una situazione di 'caos'.

E nel paese l'aria è sempre più pesante. Il quotidiano di sinistra Frankfurter Rundschau scrive che «la complessità del sistema federalista ha, ancora una volta, conseguenze disastrose». Basti pensare che l'istituto pubblico Robert-Koch, «ad esempio, non può fare domande ai pazienti poichè questa è una prerogativa delle autorità regionali!». Mentre i Verdi chiedono un dibattito parlamentare e attaccano la Merkel («la gestione della crisi da parte del governo è pessima»), i socialdemocratici (Spd) chiedono una «forza di intervento mobile» a livello nazionale che sia in grado di far fronte a epidemia di questa portata. Nella confusione, l'istituto Robert-Koch è stato costretto anche a rettificare il bilancio delle vittime, che rimane invariato a quota 21 rispetto a ieri nonostante l'annuncio - in mattinata - di un altro decesso, in Baviera. La correzione è avvenuta dopo gli accertamenti eseguiti sulla presunta vittima, che non hanno confermato la presenza del batterio killer. I paesi europei colpiti dall'epidemia, invece, sono saliti a 13 con la prima infezione rilevata in Lussemburgo, mentre dall'inizio di maggio il numero complessivo di casi è salito a 2.429. Eppure, «al momento non è ancora confermato» che sono «i germogli di soia prodotti nella Germania del Nord» la fonte dell'epidemia di Eschrichia Coli, ha ribadito il Commissario europeo per la salute, John Dalli. Ma il ministro dell'Agricoltura, Ilse Aigner (Csu), continua a tenere duro: il sistema di «gestione delle crisi funziona», ha detto rispondendo alle critiche: «Le autorità stanno concentrando tutte le loro forze nella lotta a questa epidemia». I risultati dei primi test federali sui campioni di germogli di soia sono attesi entro venerdì, ha annunciato Juergen Thier-Kundke, il portavoce dell'istituto federale per la valutazione del rischio (BfR), cioè il laboratorio di riferimento per il batterio E. Coli nel cibo

CONSUMI IN CALO Sull'onda della psicosi i consumi di frutta, verdure e ortaggi hanno subito in Italia un calo del 20%, con punte del 70% per quanto riguarda i cetrioli. E così i danni per i produttori e per l'intera filiera ammontano a oltre 150 milioni di euro. È quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sottolineando l'insufficienza delle misure annunciate dalla Commissione Ue per fronteggiare l'emergenza. Secondo la Cia, per dare risposte adeguate agli agricoltori colpiti occorro interventi realmente concreti; bisogna quindi risarcire le imprese e ritirare dal mercato tutti i prodotti rimasti invenduti; gli indennizzi devono essere totali e non parziali, altrimenti c'è il rischio che molti produttori escano dal mercato. È poi urgente, aggiunge la Cia, che l'Unione europea faccia al più presto la massima chiarezza sulla vicenda e che la Germania si assuma in modo preciso le sue responsabilità. Non è possibile che a più di due settimane dal verificarsi delle prime intossicazioni, sottolinea l'associazione, non si conosca ancora la causa del batterio; l'altalena di ipotesi, dai cetrioli ai germogli di soia, ha avuto come unica conseguenza un allarmismo generalizzato tra i consumatori e, di riflesso, una netta flessione negli acquisti di prodotti ortofrutticoli. La Cia quindi sollecita il governo ad attivarsi con il massimo impegno in sede Ue per misure realmente efficaci e, eventualmente, ottenere l'autorizzazione per aiuti nazionali.

(fonte leggo.it)