Crisi,ok al Senato con 59 voti a favore
Via libera del Senato alla riforma di Wall Street. Con 59 voti a favore il testo è stato licenziato e ora dovrà essere riconciliato con quello uscito dalla Camera a dicembre, prima di andare alla firma del presidente americano Barack Obama. "Il tempo del 'too big to fail' (le aziende troppo grandi per fallire) è finito. I repubblicani che hanno votato la riforma sono stati coraggiosi", ha detto il leader della maggioranza in Senato Harry Reid.
Le norme approvate rappresentano la più ampia revisione delle regole della finanza dalla Grande Depressione e puntano a evitare il ripetersi di crisi come quella del 2008. Il processo di conciliazione della versione uscita dalla
Camera e di quella del Senato richiederà probabilmente alcune settimane e sarà ultimato dopo il Memorial Day, che cade il 31 maggio.
Tra le differenze maggiori da superare fra i due testi figura il fondo da 150 miliardi di dollari, finanziato attraverso commissioni che verseranno le banche, e che servirà per far fronte ai costi di liquidazione delle società in fallimento.
(fonte tgcom.it)
venerdì 21 maggio 2010
mercoledì 19 maggio 2010
"Nessun intervento sulle pensioni"
Tremonti: "Il nostro sistema funziona"
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è intervenuto sull'ipotesi di eventuali modifiche al sistema pensionistico contenute nella manovra a cui sta lavorando il Tesoro. "Non stravolgeremo il sistema pensionistico, perché funziona bene", ha detto il ministro. "Abbiamo il sistema previdenziale più stabile d'Europa". Tremonti ha anche commentato la proposta di un taglio del 5% agli stipendi dei politici: "Mi fa ridere, perché è solo un antipasto".
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha confermato a Bruxelles a margine Consiglio Ecofin di non aver intenzione di toccare le pensioni nell'ambito della riduzione della spesa pubblica nella prossima manovra. "Noi abbiamo un sistema pensionistico fra i più stabili d'Europa, dopo aver compiuto l'adeguamento alle condizioni demografiche e alla speranza di vita. Non stravolgiamo questo sistema, perchè funziona bene", ha risposto il ministro alle domande dei cronisti.
"I deboli non saranno toccati"
"Non aumenteremo le tasse e non ci saranno interventi sui più deboli", ha aggiunto Tremonti. "Non metteremo le mani in tasca ai cittadini - ha detto ancora il ministro - ma ridurremo la spesa pubblica lì dove è meno produttiva e dove non ha un effetto recessivo".
Bossi: "Finanziaria dura, spero in nessuna tassa"
"Pare di sì, ma non ho sentito ancora nulla. Ora Tremonti è in Europa, quando torna lo vedo". Così il leader della Lega, Umberto Bossi, risponde ai giornalisti che gli chiedevano se la manovra economica sarà dura. Il Senatur ha però auspicato che non ci sia aumento di tasse: "Speriamo di no, sono già molto alte nel Paese". Bossi aggiunge: "Ancora non so niente, tranne le liti tra Tremonti e Brunetta che però sono da sempre all'ordine del giorno".
(fonte tgcom.it)
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è intervenuto sull'ipotesi di eventuali modifiche al sistema pensionistico contenute nella manovra a cui sta lavorando il Tesoro. "Non stravolgeremo il sistema pensionistico, perché funziona bene", ha detto il ministro. "Abbiamo il sistema previdenziale più stabile d'Europa". Tremonti ha anche commentato la proposta di un taglio del 5% agli stipendi dei politici: "Mi fa ridere, perché è solo un antipasto".
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha confermato a Bruxelles a margine Consiglio Ecofin di non aver intenzione di toccare le pensioni nell'ambito della riduzione della spesa pubblica nella prossima manovra. "Noi abbiamo un sistema pensionistico fra i più stabili d'Europa, dopo aver compiuto l'adeguamento alle condizioni demografiche e alla speranza di vita. Non stravolgiamo questo sistema, perchè funziona bene", ha risposto il ministro alle domande dei cronisti.
"I deboli non saranno toccati"
"Non aumenteremo le tasse e non ci saranno interventi sui più deboli", ha aggiunto Tremonti. "Non metteremo le mani in tasca ai cittadini - ha detto ancora il ministro - ma ridurremo la spesa pubblica lì dove è meno produttiva e dove non ha un effetto recessivo".
Bossi: "Finanziaria dura, spero in nessuna tassa"
"Pare di sì, ma non ho sentito ancora nulla. Ora Tremonti è in Europa, quando torna lo vedo". Così il leader della Lega, Umberto Bossi, risponde ai giornalisti che gli chiedevano se la manovra economica sarà dura. Il Senatur ha però auspicato che non ci sia aumento di tasse: "Speriamo di no, sono già molto alte nel Paese". Bossi aggiunge: "Ancora non so niente, tranne le liti tra Tremonti e Brunetta che però sono da sempre all'ordine del giorno".
(fonte tgcom.it)
martedì 18 maggio 2010
DIPENDENTI PUBBLICI, IN VISTA TAGLI DEL 10% AGLI STIPENDI
Tagli alle categorie più ricche della pubblica amministrazione, ovvero coloro che guadagnano più di 75mila-80mila euro lordi annui: magistrati, professori universitari, dirigenti, diplomatici, prefetti. Complessivamente, più o meno 15-20mila dirigenti dello Stato, che si vedranno decurtare un decimo dello stipendio. E' l'ultima novità della manovra per il biennio 2011-2012 che sarà varata dal governo, per decreto, alla fine del mese di maggio. Già ieri il ministro Calderoli aveva fatto riferimento di tagli "agli alti papaveri", seguito da Bossi per il quale bisogna tagliare gli stipendi a "parlamentari e magistrati". Ma non ci sono solo i tagli nella manovra: tra le altre cose, dovrebbero essere previsti la chiusura delle finestre pensionistiche per anzianità e vecchiaia per il 2011, la stretta sulle invalidità e il blocco dei rinnovi dei contratti. Un piano che, secondo il Tesoro, servirà a recuperare l'1,6% del Pil in due anni. Il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta si è detto però contrario ai tagli ai dipendenti pubblici. Il ministro Tremonti ha assicurato che il decreto è ancora aperto ad eventuali miglioramenti.
BRUNETTA CONTRARIO. "NON STIAMO COME LA GRECIA" L'Italia non è sull'orlo del baratro come la Grecia. Quindi, nonostante la manovra da oltre 25 miliardi di euro che il governo dovrà varare a breve, gli stipendi degli statali non verranno toccati. L'alt arriva dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che vuole evitare «drammatizzazioni» e assicura come il vero obiettivo sia la «caccia agli sprechi». Ben vengano i tagli, a partire da quelli alla casta, afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ma a patto che non siano solo «una foglia di fico» per misure antipopolari. E comunque, dice il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, i soldi non devono essere «presi a pioggia da tutti» e soprattutto non dalle fasce più deboli. «Su questo - aggiunge - siamo pronti a fare le barricate dentro e fuori dal Parlamento». Ciò che è certo è che per affrontare la manovra di finanza pubblica, osserva Massimo D'Alema, «non bastano le barzellette di Berlusconi». Il decreto legge con la supermanovra biennale arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri non prima di due settimane e dunque la maggior parte dei capitoli è ancora da scrivere: l'unica certezza è il peso finale che oscillerà tra i 25 e i 28 miliardi di euro per il 2011-2012. E che inevitabilmente porterà il governo a mettere in campo una stretta su più fronti, fra cui quello del lavoro e della previdenza. La parola chiave, come sempre accade quando è tempo di manovre, è infatti 'taglì: se davvero le buste paga degli statali dovessero alla fine uscirne incolumi, la spesa pubblica e la casta finiranno quasi certamente nel mirino. E se al momento è quasi unanime il coro che dice no a una sforbiciata orizzontale al bilancio dello Stato, è anche vero che diverse fonti parlamentari la reputano l'unica strada percorribile per poter mettere insieme i fondi necessari. Dopo l'annuncio del ministro leghista Roberto Calderoli poi si consolida l'idea di un intervento sugli stipendi di parlamentari, ministri e «alti papaveri», nella consapevolezza che sia una mossa a alto impatto simbolico in grado di far meglio digerire agli italiani qualche nuovo sacrificio. E pronto a ragionare su un taglio fino al 10% che coinvolga anche gli amministratori locali si dice l'Anci con Sergio Chiamparino, che però chiede «uno sforzo maggiore a chi ha di più». Allo scopo di fare cassa, intanto, è allo studio un intervento sulle cosiddette 'finestrè previdenziali già a partire da questo luglio in modo da bloccare l'uscita dei dipendenti per almeno sei mesi nonchè lo stop del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Una misura quest'ultima che viene giudicata necessaria anche per garantire una sorta di riallineamento con il settore privato che ha subito, è il ragionamento, maggiormente gli effetti della crisi in questi ultimi due anni. Nel menù, ancora decisamente dinamico, che il governo sta mettendo a punto troverebbero poi posto una stretta sulle pensioni di invalidità, puntando a un rafforzamento dei controlli, e il blocco dell'erogazione delle liquidazioni e quello degli scatti di anzianità per alcune categorie tra cui i professori universitari. Così come sono allo studio possibili interventi sul fondo produttività e non si esclude l'arrivo di un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro. Si tratta di un pacchetto di misure che però è lontano dal poter garantire la copertura dell'intera manovra. E che dovrà vedere l'aggiunta di un capitolo fiscale. Diverse le opzioni sul tavolo, che però ancora non trovano conferma anche se rimbalzano in ambienti politici: si va dall'ipotesi di un concordato fiscale, passando per un intervento sui cosiddetti immobili fantasma e per un giro di vite sui controlli nel settore dei giochi.
BERSANI: "AVEVANO DETTO CHE NON C'ERANO PROBLEMI" «Per due anni ci hanno detto che non c'erano problemi, adesso ci propongono una manovra consistente: questo vuol dire che l'equilibrio nella finanza pubblica che ci hanno raccontato non c'è stato». Pier Luigi Bersani sceglie il terreno dei conti pubblici per attaccare il Governo e per sostenere che le professioni di ottimismo di Tremonti e dello stesso Governo «erano solo balle». Lo fa ripartendo dalla piazza, anche per rispondere agli oppositori interni che accusano il Pd di stare troppo rinchiuso nelle sue stanze. I big del partito si sono sparpagliati nelle piazze italiane per chiedere «ossigeno per gli enti locali» e per dire al Governo che, sempre usando le parole di Bersani «i Comuni, di fronte a questa crisi, non sono la malattia, ma possono essere la medicina». Il segretario è partito, in mattinata, da Milano, per arrivare nel pomeriggio a Bologna, per sottolineare le responsabilità del Governo. «Questa manovra di cui stanno parlando - ha detto Bersani - con la Grecia non c'entra niente, anzi dal punto di vista degli interessi sul debito il Governo quest'anno ha risparmiato. Però ha fatto una politica che non ha frenato la spesa corrente ordinaria, ha ridotto gli investimenti, ha dato un 'là all'evasione fiscale e ci ha fatto buttare via dei soldi». È l'insieme di queste cose che, secondo il segretario del Pd, rende necessaria la manovra. Bersani ha messo in guardia il Governo perchè degli annunciati tagli agli stipendi dei parlamentari («con i quali sono d'accordo) non faccia »una foglia di fico per nascondere misure antipopolari: a volte, per indorare la pillola, si fanno operazioni demagogiche poi si dà la bastonata«. E ha definito »venditori di paccottiglia propagandistica« gli esponenti del centrodestra che criticano le contromisure proposte dal Pd: »Da gente che ha sempre fatto sbarellare i conti pubblici - ha precisato - non prendo lezioni«. Se il segretario sta cercando di radunare le truppe per »un'opposizione forte in Parlamento« quando ci si dovrà misurare su temi delicati come manovra economica, riforme e federalismo, non può però essere immune dalle punture di spillo che arrivano dal fronte interno. E così chiude sostanzialmente la porta alla proposta avanzata ieri dal suo predecessore e sfidante per la poltrona di segretario, ovvero Dario Franceschini che ha fatto propria e rilanciato l'ipotesi proposta di un governo di unità nazionale senza Berlusconi: »Se non c'è Berlusconi - ha tagliato corto il leader del Pd - si aprono orizzonti di ogni genere, il problema è che Berlusconi c'è quindi noi non possiamo distrarci, ma dobbiamo fare una opposizione forte«. Ripartendo, magari, dalle piazze, dai Comuni e da quei valori come la solidarietà »ai quali bisogna essere un pò più affezionati, visto che hanno contribuito a farci vincere le comunali a Bolzano: una gran bella notizia«.
(fonte leggo.it)
BRUNETTA CONTRARIO. "NON STIAMO COME LA GRECIA" L'Italia non è sull'orlo del baratro come la Grecia. Quindi, nonostante la manovra da oltre 25 miliardi di euro che il governo dovrà varare a breve, gli stipendi degli statali non verranno toccati. L'alt arriva dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che vuole evitare «drammatizzazioni» e assicura come il vero obiettivo sia la «caccia agli sprechi». Ben vengano i tagli, a partire da quelli alla casta, afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ma a patto che non siano solo «una foglia di fico» per misure antipopolari. E comunque, dice il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, i soldi non devono essere «presi a pioggia da tutti» e soprattutto non dalle fasce più deboli. «Su questo - aggiunge - siamo pronti a fare le barricate dentro e fuori dal Parlamento». Ciò che è certo è che per affrontare la manovra di finanza pubblica, osserva Massimo D'Alema, «non bastano le barzellette di Berlusconi». Il decreto legge con la supermanovra biennale arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri non prima di due settimane e dunque la maggior parte dei capitoli è ancora da scrivere: l'unica certezza è il peso finale che oscillerà tra i 25 e i 28 miliardi di euro per il 2011-2012. E che inevitabilmente porterà il governo a mettere in campo una stretta su più fronti, fra cui quello del lavoro e della previdenza. La parola chiave, come sempre accade quando è tempo di manovre, è infatti 'taglì: se davvero le buste paga degli statali dovessero alla fine uscirne incolumi, la spesa pubblica e la casta finiranno quasi certamente nel mirino. E se al momento è quasi unanime il coro che dice no a una sforbiciata orizzontale al bilancio dello Stato, è anche vero che diverse fonti parlamentari la reputano l'unica strada percorribile per poter mettere insieme i fondi necessari. Dopo l'annuncio del ministro leghista Roberto Calderoli poi si consolida l'idea di un intervento sugli stipendi di parlamentari, ministri e «alti papaveri», nella consapevolezza che sia una mossa a alto impatto simbolico in grado di far meglio digerire agli italiani qualche nuovo sacrificio. E pronto a ragionare su un taglio fino al 10% che coinvolga anche gli amministratori locali si dice l'Anci con Sergio Chiamparino, che però chiede «uno sforzo maggiore a chi ha di più». Allo scopo di fare cassa, intanto, è allo studio un intervento sulle cosiddette 'finestrè previdenziali già a partire da questo luglio in modo da bloccare l'uscita dei dipendenti per almeno sei mesi nonchè lo stop del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Una misura quest'ultima che viene giudicata necessaria anche per garantire una sorta di riallineamento con il settore privato che ha subito, è il ragionamento, maggiormente gli effetti della crisi in questi ultimi due anni. Nel menù, ancora decisamente dinamico, che il governo sta mettendo a punto troverebbero poi posto una stretta sulle pensioni di invalidità, puntando a un rafforzamento dei controlli, e il blocco dell'erogazione delle liquidazioni e quello degli scatti di anzianità per alcune categorie tra cui i professori universitari. Così come sono allo studio possibili interventi sul fondo produttività e non si esclude l'arrivo di un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro. Si tratta di un pacchetto di misure che però è lontano dal poter garantire la copertura dell'intera manovra. E che dovrà vedere l'aggiunta di un capitolo fiscale. Diverse le opzioni sul tavolo, che però ancora non trovano conferma anche se rimbalzano in ambienti politici: si va dall'ipotesi di un concordato fiscale, passando per un intervento sui cosiddetti immobili fantasma e per un giro di vite sui controlli nel settore dei giochi.
BERSANI: "AVEVANO DETTO CHE NON C'ERANO PROBLEMI" «Per due anni ci hanno detto che non c'erano problemi, adesso ci propongono una manovra consistente: questo vuol dire che l'equilibrio nella finanza pubblica che ci hanno raccontato non c'è stato». Pier Luigi Bersani sceglie il terreno dei conti pubblici per attaccare il Governo e per sostenere che le professioni di ottimismo di Tremonti e dello stesso Governo «erano solo balle». Lo fa ripartendo dalla piazza, anche per rispondere agli oppositori interni che accusano il Pd di stare troppo rinchiuso nelle sue stanze. I big del partito si sono sparpagliati nelle piazze italiane per chiedere «ossigeno per gli enti locali» e per dire al Governo che, sempre usando le parole di Bersani «i Comuni, di fronte a questa crisi, non sono la malattia, ma possono essere la medicina». Il segretario è partito, in mattinata, da Milano, per arrivare nel pomeriggio a Bologna, per sottolineare le responsabilità del Governo. «Questa manovra di cui stanno parlando - ha detto Bersani - con la Grecia non c'entra niente, anzi dal punto di vista degli interessi sul debito il Governo quest'anno ha risparmiato. Però ha fatto una politica che non ha frenato la spesa corrente ordinaria, ha ridotto gli investimenti, ha dato un 'là all'evasione fiscale e ci ha fatto buttare via dei soldi». È l'insieme di queste cose che, secondo il segretario del Pd, rende necessaria la manovra. Bersani ha messo in guardia il Governo perchè degli annunciati tagli agli stipendi dei parlamentari («con i quali sono d'accordo) non faccia »una foglia di fico per nascondere misure antipopolari: a volte, per indorare la pillola, si fanno operazioni demagogiche poi si dà la bastonata«. E ha definito »venditori di paccottiglia propagandistica« gli esponenti del centrodestra che criticano le contromisure proposte dal Pd: »Da gente che ha sempre fatto sbarellare i conti pubblici - ha precisato - non prendo lezioni«. Se il segretario sta cercando di radunare le truppe per »un'opposizione forte in Parlamento« quando ci si dovrà misurare su temi delicati come manovra economica, riforme e federalismo, non può però essere immune dalle punture di spillo che arrivano dal fronte interno. E così chiude sostanzialmente la porta alla proposta avanzata ieri dal suo predecessore e sfidante per la poltrona di segretario, ovvero Dario Franceschini che ha fatto propria e rilanciato l'ipotesi proposta di un governo di unità nazionale senza Berlusconi: »Se non c'è Berlusconi - ha tagliato corto il leader del Pd - si aprono orizzonti di ogni genere, il problema è che Berlusconi c'è quindi noi non possiamo distrarci, ma dobbiamo fare una opposizione forte«. Ripartendo, magari, dalle piazze, dai Comuni e da quei valori come la solidarietà »ai quali bisogna essere un pò più affezionati, visto che hanno contribuito a farci vincere le comunali a Bolzano: una gran bella notizia«.
(fonte leggo.it)
BENZINA, ANCORA RIALZI: IL GASOLIO OLTRE 1,29 EURO. OGGI VERTICE AL MINISTERO
Raffica di rialzi per i carburanti, con il diesel che vola oltre 1,29 euro al litro. Stando alle rilevazioni di quotidianoenergia.it, dopo la mossa di venerdì dell'Agip, tutte le compagnie hanno rivisto al rialzo i listini di benzina e diesel. Nel dettaglio Api-IP hanno aumentato di 1 centesimo la verde, a 1,429 euro, e di 1,3 centesimi il diesel a 1,289 euro. Erg ha corretto al rialzo la benzina di 0,5 centesimi a 1,423 euro e il diesel di 1 centesimo a 1,284 euro. Esso è salita di 0,9 centesimi sulla verde a 1,424 euro e di 1,4 centesimi sul diesel a 1,281 euro. Q8 ha aumentato la verde di 0,8 centesimi a 1,432 euro e il diesel di 1,8 centesimi a 1,293 euro. Shell ha rialzato di 1 centesimo la benzina a 1,434 euro e di 1,5 centesimi il diesel a 1,294 euro. Tamoil è intervenuta con +0,7 centesimi sulla verde, a 1,426 euro, e +0,9 centesimi sul diesel a 1,285 euro. Infine Total è salita di 0,5 centesimi sulla benzina a 1,429 euro e di 1 centesimo sul diesel a 1,289 euro.
OGGI IL TAVOLO Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, ha convocato un tavolo sui carburanti. "Oramai qualsiasi previsione di maggiore spesa per le famiglie italiane e di ripercussioni negative legate al caro-benzina non ha più senso, visto il ritmo frenetico dei listini dei carburanti, che cambiano di giorno in giorno - afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi - l'unica cosa certa è che il Governo può e deve intervenire per salvare le tasche dei cittadini, operando sul piano fiscale". "Dal momento che il protocollo siglato dal ministero dello sviluppo economico non avrà effetti benefici sui prezzi, e richiede tempi piuttosto lunghi, è necessario intervenire sulla parte di competenza governativa, ossia la pressione fiscale che grava su ogni litro di carburante - spiega Rienzi - chiediamo dunque al Governo di disporre un deciso taglio alle accise, taglio di entità non inferiore ai 5 centesimi di euro al litro, così da alleggerire la spesa degli italiani per i rifornimenti e limitare le ripercussioni del caro-benzina in tutti gli altri settori".
(fonte leggo.it)
OGGI IL TAVOLO Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, ha convocato un tavolo sui carburanti. "Oramai qualsiasi previsione di maggiore spesa per le famiglie italiane e di ripercussioni negative legate al caro-benzina non ha più senso, visto il ritmo frenetico dei listini dei carburanti, che cambiano di giorno in giorno - afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi - l'unica cosa certa è che il Governo può e deve intervenire per salvare le tasche dei cittadini, operando sul piano fiscale". "Dal momento che il protocollo siglato dal ministero dello sviluppo economico non avrà effetti benefici sui prezzi, e richiede tempi piuttosto lunghi, è necessario intervenire sulla parte di competenza governativa, ossia la pressione fiscale che grava su ogni litro di carburante - spiega Rienzi - chiediamo dunque al Governo di disporre un deciso taglio alle accise, taglio di entità non inferiore ai 5 centesimi di euro al litro, così da alleggerire la spesa degli italiani per i rifornimenti e limitare le ripercussioni del caro-benzina in tutti gli altri settori".
(fonte leggo.it)
Rc auto,Antitrust indaga su aumenti
Prezzi rincarati nonostante le riforme
Polizze automobilistiche sotto la lente dell'Antitrust. L'authority della concorrenza del mercato ha avviato "un'indagine conoscitiva volta a verificare l'andamento di prezzi e costi" nel settore delle Rc auto. L'indagine chiarirà perché nonostante i numerosi interventi legislativi e regolatori degli ultimi 5 anni finalizzati a rendere il comparto più competitivo, i prezzi continuino a registrare incrementi significativi e generalizzati".
L'analisi dell'Antitrust "punterà a ricostruire l'andamento dei prezzi effettivi e dei costi del settore, con particolare riguardo all'entrata in vigore della procedura di risarcimento diretto: dopo tre anni di applicazione del nuovo sistema, l'attesa riduzione dei costi, con effetti benefici sui consumatori, non si è verificata". E "per questo occorre capire se la riforma, nella sua concreta attuazione, abbia prodotto la necessaria spinta competitiva o se, al contrario, occorra introdurre correttivi per rimuovere eventuali ostacoli alla piena produzione degli attesi effetti pro-concorrenziali".
Verranno "a questo fine analizzate le diverse politiche di controllo dei costi dei risarcimenti adottate dalle compagnie, le politiche commerciali effettuate in termini di ristrutturazione dei portafogli clienti, aree del territorio nazionale coperte, tipologie di veicoli assicurati e rischi assunti, con conseguenti effetti sulla domanda e sul confronto competitivo dell'offerta".
Quello dell'Rc auto, ricordano all'Antitrust, "è uno dei mercati principali nel settore assicurativo: nel 2009, la raccolta premi ha superato i 17 miliardi di euro, con un'incidenza del 46,3% sul totale ramo danni e del 14,4% sul portafoglio complessivo. Secondo i dati Istat, inoltre, nel 2007 ciascuna famiglia ha speso in media, per l'assicurazione dei mezzi di trasporto privati, 940 euro annui, pari all'1,2% del Pil".
Nel 2010 i prezzi sono aumentati del 15% in media
Per le polizze Rc "dal 2009 al 2010 si sarebbero registrati aumenti medi del 15%, con punte sino al 22% per i ciclomotori e di oltre il 30% per l'assicurazione dei motocicli", indica l'Antitrust nella delibera per l'apertura di una indagine conoscitiva. "Emerge pertanto l'utilità - sottolinea l'Autorità per la concorrenza - di un approfondimento, in ottica concorrenziale, delle cause di tale tendenza".
(fonte tgcom.it)
Polizze automobilistiche sotto la lente dell'Antitrust. L'authority della concorrenza del mercato ha avviato "un'indagine conoscitiva volta a verificare l'andamento di prezzi e costi" nel settore delle Rc auto. L'indagine chiarirà perché nonostante i numerosi interventi legislativi e regolatori degli ultimi 5 anni finalizzati a rendere il comparto più competitivo, i prezzi continuino a registrare incrementi significativi e generalizzati".
L'analisi dell'Antitrust "punterà a ricostruire l'andamento dei prezzi effettivi e dei costi del settore, con particolare riguardo all'entrata in vigore della procedura di risarcimento diretto: dopo tre anni di applicazione del nuovo sistema, l'attesa riduzione dei costi, con effetti benefici sui consumatori, non si è verificata". E "per questo occorre capire se la riforma, nella sua concreta attuazione, abbia prodotto la necessaria spinta competitiva o se, al contrario, occorra introdurre correttivi per rimuovere eventuali ostacoli alla piena produzione degli attesi effetti pro-concorrenziali".
Verranno "a questo fine analizzate le diverse politiche di controllo dei costi dei risarcimenti adottate dalle compagnie, le politiche commerciali effettuate in termini di ristrutturazione dei portafogli clienti, aree del territorio nazionale coperte, tipologie di veicoli assicurati e rischi assunti, con conseguenti effetti sulla domanda e sul confronto competitivo dell'offerta".
Quello dell'Rc auto, ricordano all'Antitrust, "è uno dei mercati principali nel settore assicurativo: nel 2009, la raccolta premi ha superato i 17 miliardi di euro, con un'incidenza del 46,3% sul totale ramo danni e del 14,4% sul portafoglio complessivo. Secondo i dati Istat, inoltre, nel 2007 ciascuna famiglia ha speso in media, per l'assicurazione dei mezzi di trasporto privati, 940 euro annui, pari all'1,2% del Pil".
Nel 2010 i prezzi sono aumentati del 15% in media
Per le polizze Rc "dal 2009 al 2010 si sarebbero registrati aumenti medi del 15%, con punte sino al 22% per i ciclomotori e di oltre il 30% per l'assicurazione dei motocicli", indica l'Antitrust nella delibera per l'apertura di una indagine conoscitiva. "Emerge pertanto l'utilità - sottolinea l'Autorità per la concorrenza - di un approfondimento, in ottica concorrenziale, delle cause di tale tendenza".
(fonte tgcom.it)
Chrysler restituisce 1,9 miliardi
Primi risultati della "cura" Marchionne
Chrysler Holding ha restituito al Tesoro americano 1,9 miliardi di dollari. Lo ha comunicato ai mercati il Dipartimento guidato da Timothy geithner sottolineando che la cifra rimborsata è "decisamente superiore" delle attese. Sono i primi risultati ottenuti da Sergio Marchionne da quando con la Fiat ha assunto il controllo del
Pochi giorni fa lo stesso Marchionne, presentando i dati trimestrali della Chrysler, aveva detto che ottimisticamente il ritorno in Borsa dell'azienda americana avrebbe anche potuto essere anticipato. I dati che arrivano dalle vendite auto in America sono migliori di quanto i manager avevano previsto.
Il pagamento fa sì che la vecchia Chrysler e Chrysler Financial non abbiano più obblighi con l'amministrazione americana nell'ambito del Tarp, il piano salva finanza da 700 miliardi di dollari. La nuova Chrysler, quella che ha preso vita dopo la bancarotta e con l'alleanza con Fiat, deve al governo americano 7,1 miliardi di dollari. Dei 14,3 miliardi di dollari - ricorda il Tesoro in una nota - concessi a a Chrysler dalla fine del 2008, l'amministrazione ne ha ricevuti indietro 3,9 miliardi.
Il prestito da 4 miliardi di dollari, a cui si riferisce il rimborso odierno "era stato originariamente stanziato il 2 gennaio 2009 a Chrysler Holding, la casa madre della vecchia Chrysler. Il prestito era andato in default quando la vecchia Chrysler ha fatto ricorso alla bancarotta. A Chrysler Holding facevano capo sia Chrysler Financial sia 'Old Chrysler'. Il Tesoro non si attendeva di recuperare nulla su tale prestito.
Separatamente da questo finanziamento e dal suo rimborso - aggiunge il Dipartimento guidato da Timothy Geithner -, nel gennaio 2009 il Tesoro ha concesso un prestito da 1,5 miliardi di dollari a Chrysler Financial, prestito che è stato interamente rimborsato con gli interessi nel luglio 2009".
(fonte tgcom.it)
Chrysler Holding ha restituito al Tesoro americano 1,9 miliardi di dollari. Lo ha comunicato ai mercati il Dipartimento guidato da Timothy geithner sottolineando che la cifra rimborsata è "decisamente superiore" delle attese. Sono i primi risultati ottenuti da Sergio Marchionne da quando con la Fiat ha assunto il controllo del
Pochi giorni fa lo stesso Marchionne, presentando i dati trimestrali della Chrysler, aveva detto che ottimisticamente il ritorno in Borsa dell'azienda americana avrebbe anche potuto essere anticipato. I dati che arrivano dalle vendite auto in America sono migliori di quanto i manager avevano previsto.
Il pagamento fa sì che la vecchia Chrysler e Chrysler Financial non abbiano più obblighi con l'amministrazione americana nell'ambito del Tarp, il piano salva finanza da 700 miliardi di dollari. La nuova Chrysler, quella che ha preso vita dopo la bancarotta e con l'alleanza con Fiat, deve al governo americano 7,1 miliardi di dollari. Dei 14,3 miliardi di dollari - ricorda il Tesoro in una nota - concessi a a Chrysler dalla fine del 2008, l'amministrazione ne ha ricevuti indietro 3,9 miliardi.
Il prestito da 4 miliardi di dollari, a cui si riferisce il rimborso odierno "era stato originariamente stanziato il 2 gennaio 2009 a Chrysler Holding, la casa madre della vecchia Chrysler. Il prestito era andato in default quando la vecchia Chrysler ha fatto ricorso alla bancarotta. A Chrysler Holding facevano capo sia Chrysler Financial sia 'Old Chrysler'. Il Tesoro non si attendeva di recuperare nulla su tale prestito.
Separatamente da questo finanziamento e dal suo rimborso - aggiunge il Dipartimento guidato da Timothy Geithner -, nel gennaio 2009 il Tesoro ha concesso un prestito da 1,5 miliardi di dollari a Chrysler Financial, prestito che è stato interamente rimborsato con gli interessi nel luglio 2009".
(fonte tgcom.it)
lunedì 17 maggio 2010
Benzina: raffica di rialzi
Il diesel vola oltre 1,29 euro al litro
Raffica di rialzi per i carburanti nel fine settimana, con il diesel che vola oltre 1,29 euro al litro. Secondo le rilevazioni di quotidianoenergia.it, dopo la mossa di venerdi' dell'Agip, tutte le compagnie hanno rivisto al rialzo i listini di benzina e diesel.
(fonte ansa.it)
Raffica di rialzi per i carburanti nel fine settimana, con il diesel che vola oltre 1,29 euro al litro. Secondo le rilevazioni di quotidianoenergia.it, dopo la mossa di venerdi' dell'Agip, tutte le compagnie hanno rivisto al rialzo i listini di benzina e diesel.
(fonte ansa.it)
STATALI, 1 ANNO DI SACRIFICI. BOSSI: TAGLI A PAGHE GIUDICI
L'assegno di accompagnamento per gli invalidi sarà legato al reddito del nucleo familiare. E' questa l'ipotesi alla quale stanno lavorando i tecnici del governo per la stretta alle pensioni di invalidità. Nel complesso la manovrà determinerà una correzione nel 2011 dell'andamento tendenziale dei conti di circa 12,5 miliardi pari allo 0,8% di Pil. Oltre i due terzi della correzione riguarderà risparmi di spesa, mentre il resto arriverà da maggiori entrate che saranno concentrate nel settore dei giochi e del contrasto all'evasione. Inasprimenti potrebbero registrarsi nelle regioni con i conti della sanità in disordine.
Invalidità: l'assegno di accompagnamento per gli invalidi sarà legato al reddito del nucleo famigliare. Attualmente l'assegno viene attribuito solo in base a criteri di salute del soggetto non in grado di provvedere a se setsso. Ne può beneficiare anche chi ha un reddito molto elevato. L'ipotesi a cui si sta lavorando prevede la predisposizione di tabelle per fasce di reddito introduicendo una gradazione dell'assegno che decrescerebbe al crescere del reddito. In pratica si tratta di estendere all'assegno di accompagno il criterio già adottato per molte prestazioni sociali legate al reddito. La spesa per l'invalidità ammonta a circa 16 mld l'anno di cui 12 vanno proprio all'assegno di accompagnamento. Il risparmio ipotizzato è di qualche centinaio di mln.
Pensioni: si passera dalle attuali due finestre d'uscita l'anno a una sola finestra. La misura avrà caratterre strutturale e consentirà un risparmio di circa 1,5 miliardi. Non è ancora chiaro se riguarderà solo le pensioni di anzianità o anche quelle di vecchiaia.
Pubblico impiego: i sacrifici maggiori saranno chiesti al settore del pubblico impiego. Le ipotesi allo studio prevedono il blocco di un anno dei contratti e delle assunzioni. Per il turn over si pensa di bloccare anche le deroghe eattualmente in vigore. Inoltre si pensa di allungare da 3 a 6 mesi i tempi per percepire la buonuscita. l'intervento potrebbe pesare per 3 mld. Sanità: per le regioni con i bilanci sanitari in deficit ci sarà il ricorso all'aumento dell'addizionale Irpef e al ritocco dell'Irap. Nel mirino soprattutto la spesa farmaceutica che ha ampiamente sforato le previsioni.
Entrate: un po'' di risorse dovrebbero arrivare dalla lotta all'evasione con interventi soprattutto nel settore dei giochi. Si pensa di prosciugare ulteriormente il gioco clandestino. Inoltre potrebbe eserci una nuova riapertura dei termini per accatastare gli immobili ex rurali.
Stipendi d'oro: sul versante dei tagli agli stipendi elevati, a partire da quelli dei parlamentari, si registra una sorta di gara a chi avanza la proposta più popolare. Si va dal taglio del 5% per ministri e parlamentari al tetto per gli 'alti papaverì del pubblico impiego (Calderoli), passando per la donazione di tre mensilità da parti dei parlamentari (Rotondi) a una più modesta mensilità (La Russa).
BOSSI: TAGLIARE STIPENDI DEI GIUDICI Va bene tagliare gli stipendi dei parlamentari ma «se c'è da pagare devono farlo tutti ed è giusto che anche i magistrati diano la loro mano, perché lo stipendio dei politici è legato a quello dei magistrati». Lo ha detto Umberto Bossi, leder della Lega Nord e ministro della Riforme ad un'iniziativa sul fiume Ticino. Bossi ha fatto capire di essere d'accordo con la proposta DI Calderoli purchè «non sia un trucco» perché «non si risolvono certo i problemi economici tagliando gli stipendi ai parlamentari: il problema - ha concluso - è ben altro, è chè per tanti anni lo Stato ha dato i soldi a chi li ha sbattuti via. Il federalismo fiscale risolverà anche questo problema».
PREMIER: "GLI ITALIANI SI FIDANO DI NOI" «Gli italiani si fidano di noi, di un governo che raccoglie la loro esigenza di sviluppo, di libertà, di opportunità e che rende l'Italia protagonista in Europa contro l'avanzata della speculazione sull'euro». È quanto ha scritto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Palermo alla manifestazione «Il Pdl per l'Italia del futuro», organizzato dal senatore Carlo Vizzini. «Siamo il Governo del fare - ha aggiunto il premier - e continueremo a lavorare con il profondo amore per il Paese che guida ogni nostra iniziativa».
IL NO DI EPIFANI Giù le mani dal lavoro dipendente e dai pensionati. Così il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, reagisce all'ipotesi di una manovra con sacrifici per 25 miliardi. In una intervista a Repubblica, accusa: "Come si fa a passare da una propaganda dove tutto funziona e tutto andava bene a una manovra di questa pesantezza? Il governo deve rendere trasparente il perchédi questa contorsione improvvisa. Altrimenti è un governo non credibile". Il numero uno della Cgil non nasconde l'irritazione per l'esclusione del suo sindacato dai recenti incontri dove invece il governo ha convocato Cisl, Uil e Confindustria: "Non è un atto di forza, ma di debolezza. Il problema non è che il governo deve spiegare alla Cgil quanto sta accadendo ma al paese". Quanto alla manovra, Epifani osserva: "Il conto viene naturalmente presentato ai più deboli. La manovra che il governo propone avviene nel corpo di un paese che è già stato colpito dalla crisi. Mi sembra una manovra destinata a deprimere ancora di più l'economia".
(fonte leggo.it)
Invalidità: l'assegno di accompagnamento per gli invalidi sarà legato al reddito del nucleo famigliare. Attualmente l'assegno viene attribuito solo in base a criteri di salute del soggetto non in grado di provvedere a se setsso. Ne può beneficiare anche chi ha un reddito molto elevato. L'ipotesi a cui si sta lavorando prevede la predisposizione di tabelle per fasce di reddito introduicendo una gradazione dell'assegno che decrescerebbe al crescere del reddito. In pratica si tratta di estendere all'assegno di accompagno il criterio già adottato per molte prestazioni sociali legate al reddito. La spesa per l'invalidità ammonta a circa 16 mld l'anno di cui 12 vanno proprio all'assegno di accompagnamento. Il risparmio ipotizzato è di qualche centinaio di mln.
Pensioni: si passera dalle attuali due finestre d'uscita l'anno a una sola finestra. La misura avrà caratterre strutturale e consentirà un risparmio di circa 1,5 miliardi. Non è ancora chiaro se riguarderà solo le pensioni di anzianità o anche quelle di vecchiaia.
Pubblico impiego: i sacrifici maggiori saranno chiesti al settore del pubblico impiego. Le ipotesi allo studio prevedono il blocco di un anno dei contratti e delle assunzioni. Per il turn over si pensa di bloccare anche le deroghe eattualmente in vigore. Inoltre si pensa di allungare da 3 a 6 mesi i tempi per percepire la buonuscita. l'intervento potrebbe pesare per 3 mld. Sanità: per le regioni con i bilanci sanitari in deficit ci sarà il ricorso all'aumento dell'addizionale Irpef e al ritocco dell'Irap. Nel mirino soprattutto la spesa farmaceutica che ha ampiamente sforato le previsioni.
Entrate: un po'' di risorse dovrebbero arrivare dalla lotta all'evasione con interventi soprattutto nel settore dei giochi. Si pensa di prosciugare ulteriormente il gioco clandestino. Inoltre potrebbe eserci una nuova riapertura dei termini per accatastare gli immobili ex rurali.
Stipendi d'oro: sul versante dei tagli agli stipendi elevati, a partire da quelli dei parlamentari, si registra una sorta di gara a chi avanza la proposta più popolare. Si va dal taglio del 5% per ministri e parlamentari al tetto per gli 'alti papaverì del pubblico impiego (Calderoli), passando per la donazione di tre mensilità da parti dei parlamentari (Rotondi) a una più modesta mensilità (La Russa).
BOSSI: TAGLIARE STIPENDI DEI GIUDICI Va bene tagliare gli stipendi dei parlamentari ma «se c'è da pagare devono farlo tutti ed è giusto che anche i magistrati diano la loro mano, perché lo stipendio dei politici è legato a quello dei magistrati». Lo ha detto Umberto Bossi, leder della Lega Nord e ministro della Riforme ad un'iniziativa sul fiume Ticino. Bossi ha fatto capire di essere d'accordo con la proposta DI Calderoli purchè «non sia un trucco» perché «non si risolvono certo i problemi economici tagliando gli stipendi ai parlamentari: il problema - ha concluso - è ben altro, è chè per tanti anni lo Stato ha dato i soldi a chi li ha sbattuti via. Il federalismo fiscale risolverà anche questo problema».
PREMIER: "GLI ITALIANI SI FIDANO DI NOI" «Gli italiani si fidano di noi, di un governo che raccoglie la loro esigenza di sviluppo, di libertà, di opportunità e che rende l'Italia protagonista in Europa contro l'avanzata della speculazione sull'euro». È quanto ha scritto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Palermo alla manifestazione «Il Pdl per l'Italia del futuro», organizzato dal senatore Carlo Vizzini. «Siamo il Governo del fare - ha aggiunto il premier - e continueremo a lavorare con il profondo amore per il Paese che guida ogni nostra iniziativa».
IL NO DI EPIFANI Giù le mani dal lavoro dipendente e dai pensionati. Così il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, reagisce all'ipotesi di una manovra con sacrifici per 25 miliardi. In una intervista a Repubblica, accusa: "Come si fa a passare da una propaganda dove tutto funziona e tutto andava bene a una manovra di questa pesantezza? Il governo deve rendere trasparente il perchédi questa contorsione improvvisa. Altrimenti è un governo non credibile". Il numero uno della Cgil non nasconde l'irritazione per l'esclusione del suo sindacato dai recenti incontri dove invece il governo ha convocato Cisl, Uil e Confindustria: "Non è un atto di forza, ma di debolezza. Il problema non è che il governo deve spiegare alla Cgil quanto sta accadendo ma al paese". Quanto alla manovra, Epifani osserva: "Il conto viene naturalmente presentato ai più deboli. La manovra che il governo propone avviene nel corpo di un paese che è già stato colpito dalla crisi. Mi sembra una manovra destinata a deprimere ancora di più l'economia".
(fonte leggo.it)
Borsa Tokyo,sprofonda l'euro
Cambi: a 1,2242 sul dollaro
L'euro subisce un vero tracollo sul dollaro e crolla a Tokyo a quota 1,2242. Oltre a scivolare sul biglietto verde ai minimi di poco più degli ultimi quattro anni (aprile 2006), l'euro è precipitato a 112,80 sullo yen, ai livelli più bassi degli ultimi 18 mesi, prima di riavvicinarsi a quota 113.
euro sprofonda in asia
Chiusura di conseguenza in netto ribasso per la Borsa di Tokyo che ha risentito dell'apprezzamento dello yen nei confronti dell'euro, balzato ai massimi degli ultimi quattro anni. L'indice Nikkei ha terminato le contrattazioni in calo del 2,17%, a 10.235,76 punti. Sono stati penalizzati soprattutto i titoli dei gruppi esportatori.
(fonte tgcom.it)
L'euro subisce un vero tracollo sul dollaro e crolla a Tokyo a quota 1,2242. Oltre a scivolare sul biglietto verde ai minimi di poco più degli ultimi quattro anni (aprile 2006), l'euro è precipitato a 112,80 sullo yen, ai livelli più bassi degli ultimi 18 mesi, prima di riavvicinarsi a quota 113.
euro sprofonda in asia
Chiusura di conseguenza in netto ribasso per la Borsa di Tokyo che ha risentito dell'apprezzamento dello yen nei confronti dell'euro, balzato ai massimi degli ultimi quattro anni. L'indice Nikkei ha terminato le contrattazioni in calo del 2,17%, a 10.235,76 punti. Sono stati penalizzati soprattutto i titoli dei gruppi esportatori.
(fonte tgcom.it)
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