martedì 18 maggio 2010

DIPENDENTI PUBBLICI, IN VISTA TAGLI DEL 10% AGLI STIPENDI

Tagli alle categorie più ricche della pubblica amministrazione, ovvero coloro che guadagnano più di 75mila-80mila euro lordi annui: magistrati, professori universitari, dirigenti, diplomatici, prefetti. Complessivamente, più o meno 15-20mila dirigenti dello Stato, che si vedranno decurtare un decimo dello stipendio. E' l'ultima novità della manovra per il biennio 2011-2012 che sarà varata dal governo, per decreto, alla fine del mese di maggio. Già ieri il ministro Calderoli aveva fatto riferimento di tagli "agli alti papaveri", seguito da Bossi per il quale bisogna tagliare gli stipendi a "parlamentari e magistrati". Ma non ci sono solo i tagli nella manovra: tra le altre cose, dovrebbero essere previsti la chiusura delle finestre pensionistiche per anzianità e vecchiaia per il 2011, la stretta sulle invalidità e il blocco dei rinnovi dei contratti. Un piano che, secondo il Tesoro, servirà a recuperare l'1,6% del Pil in due anni. Il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta si è detto però contrario ai tagli ai dipendenti pubblici. Il ministro Tremonti ha assicurato che il decreto è ancora aperto ad eventuali miglioramenti.

BRUNETTA CONTRARIO. "NON STIAMO COME LA GRECIA" L'Italia non è sull'orlo del baratro come la Grecia. Quindi, nonostante la manovra da oltre 25 miliardi di euro che il governo dovrà varare a breve, gli stipendi degli statali non verranno toccati. L'alt arriva dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che vuole evitare «drammatizzazioni» e assicura come il vero obiettivo sia la «caccia agli sprechi». Ben vengano i tagli, a partire da quelli alla casta, afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ma a patto che non siano solo «una foglia di fico» per misure antipopolari. E comunque, dice il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, i soldi non devono essere «presi a pioggia da tutti» e soprattutto non dalle fasce più deboli. «Su questo - aggiunge - siamo pronti a fare le barricate dentro e fuori dal Parlamento». Ciò che è certo è che per affrontare la manovra di finanza pubblica, osserva Massimo D'Alema, «non bastano le barzellette di Berlusconi». Il decreto legge con la supermanovra biennale arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri non prima di due settimane e dunque la maggior parte dei capitoli è ancora da scrivere: l'unica certezza è il peso finale che oscillerà tra i 25 e i 28 miliardi di euro per il 2011-2012. E che inevitabilmente porterà il governo a mettere in campo una stretta su più fronti, fra cui quello del lavoro e della previdenza. La parola chiave, come sempre accade quando è tempo di manovre, è infatti 'taglì: se davvero le buste paga degli statali dovessero alla fine uscirne incolumi, la spesa pubblica e la casta finiranno quasi certamente nel mirino. E se al momento è quasi unanime il coro che dice no a una sforbiciata orizzontale al bilancio dello Stato, è anche vero che diverse fonti parlamentari la reputano l'unica strada percorribile per poter mettere insieme i fondi necessari. Dopo l'annuncio del ministro leghista Roberto Calderoli poi si consolida l'idea di un intervento sugli stipendi di parlamentari, ministri e «alti papaveri», nella consapevolezza che sia una mossa a alto impatto simbolico in grado di far meglio digerire agli italiani qualche nuovo sacrificio. E pronto a ragionare su un taglio fino al 10% che coinvolga anche gli amministratori locali si dice l'Anci con Sergio Chiamparino, che però chiede «uno sforzo maggiore a chi ha di più». Allo scopo di fare cassa, intanto, è allo studio un intervento sulle cosiddette 'finestrè previdenziali già a partire da questo luglio in modo da bloccare l'uscita dei dipendenti per almeno sei mesi nonchè lo stop del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Una misura quest'ultima che viene giudicata necessaria anche per garantire una sorta di riallineamento con il settore privato che ha subito, è il ragionamento, maggiormente gli effetti della crisi in questi ultimi due anni. Nel menù, ancora decisamente dinamico, che il governo sta mettendo a punto troverebbero poi posto una stretta sulle pensioni di invalidità, puntando a un rafforzamento dei controlli, e il blocco dell'erogazione delle liquidazioni e quello degli scatti di anzianità per alcune categorie tra cui i professori universitari. Così come sono allo studio possibili interventi sul fondo produttività e non si esclude l'arrivo di un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro. Si tratta di un pacchetto di misure che però è lontano dal poter garantire la copertura dell'intera manovra. E che dovrà vedere l'aggiunta di un capitolo fiscale. Diverse le opzioni sul tavolo, che però ancora non trovano conferma anche se rimbalzano in ambienti politici: si va dall'ipotesi di un concordato fiscale, passando per un intervento sui cosiddetti immobili fantasma e per un giro di vite sui controlli nel settore dei giochi.

BERSANI: "AVEVANO DETTO CHE NON C'ERANO PROBLEMI" «Per due anni ci hanno detto che non c'erano problemi, adesso ci propongono una manovra consistente: questo vuol dire che l'equilibrio nella finanza pubblica che ci hanno raccontato non c'è stato». Pier Luigi Bersani sceglie il terreno dei conti pubblici per attaccare il Governo e per sostenere che le professioni di ottimismo di Tremonti e dello stesso Governo «erano solo balle». Lo fa ripartendo dalla piazza, anche per rispondere agli oppositori interni che accusano il Pd di stare troppo rinchiuso nelle sue stanze. I big del partito si sono sparpagliati nelle piazze italiane per chiedere «ossigeno per gli enti locali» e per dire al Governo che, sempre usando le parole di Bersani «i Comuni, di fronte a questa crisi, non sono la malattia, ma possono essere la medicina». Il segretario è partito, in mattinata, da Milano, per arrivare nel pomeriggio a Bologna, per sottolineare le responsabilità del Governo. «Questa manovra di cui stanno parlando - ha detto Bersani - con la Grecia non c'entra niente, anzi dal punto di vista degli interessi sul debito il Governo quest'anno ha risparmiato. Però ha fatto una politica che non ha frenato la spesa corrente ordinaria, ha ridotto gli investimenti, ha dato un 'là all'evasione fiscale e ci ha fatto buttare via dei soldi». È l'insieme di queste cose che, secondo il segretario del Pd, rende necessaria la manovra. Bersani ha messo in guardia il Governo perchè degli annunciati tagli agli stipendi dei parlamentari («con i quali sono d'accordo) non faccia »una foglia di fico per nascondere misure antipopolari: a volte, per indorare la pillola, si fanno operazioni demagogiche poi si dà la bastonata«. E ha definito »venditori di paccottiglia propagandistica« gli esponenti del centrodestra che criticano le contromisure proposte dal Pd: »Da gente che ha sempre fatto sbarellare i conti pubblici - ha precisato - non prendo lezioni«. Se il segretario sta cercando di radunare le truppe per »un'opposizione forte in Parlamento« quando ci si dovrà misurare su temi delicati come manovra economica, riforme e federalismo, non può però essere immune dalle punture di spillo che arrivano dal fronte interno. E così chiude sostanzialmente la porta alla proposta avanzata ieri dal suo predecessore e sfidante per la poltrona di segretario, ovvero Dario Franceschini che ha fatto propria e rilanciato l'ipotesi proposta di un governo di unità nazionale senza Berlusconi: »Se non c'è Berlusconi - ha tagliato corto il leader del Pd - si aprono orizzonti di ogni genere, il problema è che Berlusconi c'è quindi noi non possiamo distrarci, ma dobbiamo fare una opposizione forte«. Ripartendo, magari, dalle piazze, dai Comuni e da quei valori come la solidarietà »ai quali bisogna essere un pò più affezionati, visto che hanno contribuito a farci vincere le comunali a Bolzano: una gran bella notizia«.

(fonte leggo.it)