giovedì 25 novembre 2010

ENERGIA, BOLLETTA RISALE: ITALIA PAGHERÀ 51,9 MLD €

Torna a crescere nel 2010 la bolletta energetica complessiva pagata dal Paese per l'approvvigionamento di energia dall'estero. Secondo le ultime stime dell'Unione petrolifera, il 2010 dovrebbe chiudersi con una fattura di 51,9 miliardi di euro, 9,5 miliardi in più rispetto al 2009; anno in cui si era registrato un calo consistente. Si tratta di una cifra non lontana dal record di 56,7 miliardi segnato nel 2008. Secondo i dati Up relativi ai primi otto mesi dell'anno, la sola fattura petrolifera ammonterà invece a 27,4 miliardi, in aumento di 6,9 miliardi rispetto al 2009.

(fonte leggo.it)

Irlanda, manovra da 15 miliardi

Tagli alla spesa e tasse più pesanti

Il governo irlandese taglierà la spesa e alzerà le tasse nei prossimi quattro anni: si parla di un taglio sui costi pari a 10 miliardi, dei quali 2,8 miliardi alla spesa corrente, e di un aumento delle tasse pari a 5 miliardi, 1,9 dei quali verranno da ritocchi dei prelievi sui redditi. Nel complesso dunque la manovra quadriennale di risanamento dei conti avrà un valore di 15 miliardi, suddivisi negli anni dal 2011 al 2014.

E se la spesa sarà tagliata di 10 miliardi entro quella data, si prevede un aumento dell'Iva al 22% nel 2013 e al 23% nel 2014.

I tagli da 10 miliardi saranno ottenuti con 24.750 licenziamenti nel settore pubblico, mentre viene confermata la fiscalità al 12,5% per le aziende. Secondo il piano di risanamento, il deficit scenderà al 9,1% del Pil nel 2011 e tornerà entro i parametri europedi (3%) entro il 2014. Grazie a queste misure, secondo le previsioni la crescita dell'economia nel Paese sarà in media pari al 2,75% nel quadriennio tra il 2011 e il 2014.

Le riduzioni di spesa equivalgono dunque a un quinto dell'esborso totale. E se i tagli complessivi saranno di 10 miliardi, le riduzioni della spesa previste per finanziare il Welfare varranno invece 2,8 miliardi entro il 2014. La composizione dei tagli è suddivisa fra tre miliardi di tagli alla spesa corrente e sette alla spesa per investimenti.

Gli stipendi agli impiegati pubblici di nuova assunzione saranno tagliati del 10%, e il numero complessivo sarà riportato ai livelli del 2005. L'aumento del gettito fiscale viene stimato in cinque miliardi di euro, di cui 1,9 in più provenienti dalle imposte sui redditi. Secondo il documento di circa 130 pagine, citato dalla "France Presse", il 40% della manovra, pari a sei miliardi, dovrà essere realizzato il prossimo anno. "Gli obiettivi del piano sono esigenti ma realistici - si legge nel documento -. La manovra genererà fiducia nel Paese e all'estero".

La crisi pesa sull'euro
Proprio la crisi irlandese continua a pesare sull'euro, sceso fino a quota 1,33 contro il dollaro, ampliando i minimi da circa due mesi dopo che l'agenzia Standard & Poor's ha declassato di due gradini i titoli di Stato dell'Irlanda, scesi a quota "A".

Intanto, la cancelliera Angela Merkel ha parzialmente corretto il tiro, affermando che Berlino è pronta a fare la sua parte negli aiuti all'Irlanda, dal momento che Dublino procederà a risanare i conti. Ma la Merkel ha anche ribadito che in futuro coloro che investono su titoli di Stato dell'area euro che offrono alti rendimenti, a fronte di rischi più elevati, dovranno subire almeno parte delle perdite di una eventuale insolvenza sui pagamenti.

Romani (Sviluppo economico): in Italia i conti sono a posto
La crisi irlandese non contagerà l'Italia. Ne è sicuro il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. "Siamo tranquilli - dice -. Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Abbiamo messo a posto i conti e questo è stato pagato favorevolmente. Attendiamo i mercati, mi pare che l'Europa sia pronta a esserci e ad affrontare i momenti difficili. L'Italia ha fatto il suo dovere fino in fondi in tempi non sospetti, quando si diceva che non creava sviluppo ma solo rigore".

Minoranza: il prossimo governo non sarà vincolato al piano
Un futuro governo irlandese non sarà vincolato al piano quadriennale annunciato dal primo ministro Brian Cowen. La precisazione arriva da Enda Kenny, leader di Fine Gael, il principale partito di opposizione in Irlanda, secondo quanto riferisce Bloomberg. E la nuova tornata elettorale è prevista in Irlanda all'inizio dell'anno prossimo.

(fonte tgcom.it)

mercoledì 24 novembre 2010

Benzina: calano prezzi Q8 e Tamoil

Media nazionale e' molto diversificata

Ancora ribassi sulla rete dei carburanti: oggi hanno tagliato i propri prezzi Q8 e Tamoil, che hanno abbassato benzina e diesel rispettivamente di 0,5 centesimi e di poco meno di 1 centesimo. Emerge dal monitoraggio di QE. La media nazionale dei prezzi appare molto diversificata.

Per la benzina si va infatti dall'1,395 euro/litro riscontrato negli impianti Eni all'1,417 di quelli Tamoil (no-logo a 1,334).

Per il diesel si va dall'1,275 euro Eni all'1,296 euro di Tamoil.

(fonte ansa.it)

CRISI IRLANDA, BORSE KO: L'EURO SCENDE SOTTO 1,34 $

È allarme sull'euro: a lanciarlo è il cancelliere tedesco Angela Merkel, che parla di una situazione «eccezionalmente seria» per la moneta europea e manda a picco le quotazioni già deboli della divisa unica. «Non voglio dipingere una situazione drammatica, ma semplicemente dire che un anno fa non avremmo potuto immaginare il dibattito che c'è stato in primavera e le misure che abbiamo dovuto prendere», ha detto la Merkel parlando a Berlino. «Ci troviamo di fronte a una situazione eccezionalmente seria per quanto riguarda la situazione dell'euro». A farle eco è il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: «è in gioco l'euro», dice il ministro delle Finanze tedesco a un giorno di distanza dalle dichiarazioni rassicuranti del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet che ieri aveva detto l'esatto contrario: «non è in gioco l'euro». Le parole arrivate da Berlino sembrano mettere in dubbio la tenuta dei Sedici e si sommano all'incertezza politica in Irlanda, dove il governo che dovrebbe imporre l'austerity e presentare domani la finanziaria 2011, e che è impegnato nei negoziati con l'Ue e il Fmi per il prestito d'emergenza, barcolla sull'orlo delle dimissioni. E al mix micidiale si somma l'effetto-panico innescato stamani dallo scambio di fuoco fra le due coree. Il risultato è che l'euro è precipitato di oltre due centesimi sotto gli 1,34 dollari, ai minimi da fine settembre. Euro giù anche sullo yen, a 111,30 da 113,55 di ieri. Ed è una giornata da dimenticare anche per le borse: le piazze europee segnano pesanti perdite appesantite Dublino (sopra il 3%), dove le banche protagoniste della crisi colano a picco: Bank of Ireland e Allied Irish sono arrivate a perdere circa il 20% mentre dalla banca centrale arriva un invito ai compratori esteri. Mentre il governo tedesco sembra far di tutto per incrinare la fiducia de mercati, la speculazione sembra aver deciso di scommettere su un contagio verso i Paesi ad alto deficit del Sud-Europa: a partire da Portogallo e Spagna. I 'credit-default swap', i derivati con cui ci si assicura (e si scommette) sul rischio d'insolvenza del credito sovrano, continuano a salire per i Paesi dell'area ad alto deficit: l'Irlanda è a 561 (+7,5 punti), la Grecia a 1.041, il Portogallo a 469 e la Spagna a 295. Proprio la Spagna, oggi, ha dovuto accontentarsi di collocare solo 3,3 miliardi di titoli (contando di arrivare fino a quattro) al costo di rendimenti quasi raddoppiati in un mese. I premi di rischio sui titoli decennali spagnoli (rispetto al bund tedesco) hanno segnato il massimo storico a 225 punti base, trascinando al rialzo Irlanda (a 593 punti), Portogallo (a 442), Grecia (944) e Italia (169).

IRLANDA, SALE PRESSING SU COWEN L'appello all'unità nell'interesse nazionale non è servito a salvare la pelle politica di Brian Cowen: il premier irlandese rischia la sfiducia in parlamento mentre gli uomini del suo partito ammettono di non sapere quanti deputati del Fianna Fail voteranno contro il suo piano di austerity. C'è una mozione di sfiducia già sul tavolo, presentata dai quattro irredentisti del Sinn Fein che vogliono andare al dibattito al più presto possibile anche per capitalizzare su una elezione suppletiva dopodomani in un collegio del nord ovest che li vede favoriti. Ma soprattutto ci sono i deputati del partito di Cowen che uno dopo l'altro si stanno schierando contro di lui, che vogliono che lasci il potere subito dopo la presentazione del budget il 7 dicembre perchè la sua credibilità «è in pezzi» dopo che il governo ha accettato il piano di salvataggio internazionale ad 90 miliardi di euro. Domani Cowen presenta il piano di austerity quadriennale da 15 miliardi di euro, una manovra draconiana in 150 pagine fatta per due terzi di tagli e un terzo di tasse per far scendere il deficit dal 32 per cento del Pil quest'anno al 3 per cento nel 2014. Una stangata impopolare contro cui i sindacati scenderanno in piazza sabato, e già sono previste decine di migliaia di adesioni. Nel frattempo gli alleati Verdi hanno ribadito oggi che l'elettorato si sente «tradito» e adesso ha bisogno di «certezze politiche». Il Green Party ha accettato di sostenere Cowen fintanto che continuano i negoziati con Ue e Fmi ma non oltre e vuole elezioni anticipate nella seconda metà di gennaio: «Abbiamo raggiunto un punto in cui gli irlandesi hanno bisogno di certezze politiche che li portino oltre i prossimi due mesi», ha detto il segretario 'verdè John Gormley. Accusato oggi in parlamento di «restare aggrappato al potere», Conway non ne vuole sapere. Nel suo calendario, se si deve votare, non sarà prima di fine febbraio o marzo. Ma mentre Bruxelles fa sapere che preferirebbe una data più ravvicinata del sette dicembre per al presentazione del budget 2011, anche il Fianna Fail freme per un veloce cambio della guardia. Ha alimentato la fronda Mary ÒRourke, una veterana del partito e la matriarca di una delle dinastie politiche del paese (è la zia del ministro delle finanze Brian Lenihan) chiedendo un vertice del partito a gennaio per discutere la questione della leadership e le elezioni. Oggi intanto, mentre l'euro proseguiva la picchiata contro il dollaro e mentre in provincia veniva vandalizzato con vetri rotti e la scritta 'Traditorì l'ufficio del ministro dei trasporti Noel Dempsey, Cowen ha messo gli ultimi ritocchi all'austerity. Tagli al salario minimo e ai sussidi di disoccupazione come raccomandato dall'Fmi, 20 mila esodi volontari dal pubblico impiego, ma anche una nuova imposta sugli immobili e un aumento delle tasse sul reddito sarebbero il perno della manovra quadriennale (6 miliardi di risparmi nel 2011 rientreranno nel budget presentato il 7 dicembre da Lenihan) necessaria per uscire dalla crisi e incassare l'assegno della Ue e dell'Fmi. È una scommessa mirata a salvare le banche e a non toccare la fiscalità agevolata per le imprese (12,5%) per non fare scappare quelle multinazionali che grazie alle tasse basse (sempre osteggiate da Francia e Germania) hanno scelto l'ex Tigre Celtica per costruire i loro impianti.

OBAMA: FARE DI PIU' La Federal Reserve taglia le stime di crescita per il 2010 e il 2011 dell'economia americana, e si aspetta un peggioramento del mercato del lavoro rispetto a quanto ipotizzato a giugno, con un tasso di disoccupazione ancorato al 9% anche lungo il prossimo anno. «Dobbiamo fare di più per accelerare ancora la crescita e la creazione di posti di posti di lavoro» dice il presidente Usa Barack Obama impegnato a riconquistare la fiducia degli americani. È questo il quadro che emerge dai verbali dell'ultima riunione di politica monetaria della Fed del 2-3 novembre e che ha spinto i banchieri centrali americani a varare il nuovo programma di stimolo da 600 miliardi di dollari destinato all'acquisto di titoli di Stato per abbassare ulteriormente i tassi di interesse e aiutare l'economia. Una manovra che, rivelano i verbali, non è stata sancita da un pieno accordo tra i membri del Federal Open Market Committee: la maggior parte ha ritenuto che benefici del piano di allentamento quantitativo sono superiori ai costi, mentre per alcuni esponenti il nuovi piano rischia di creare pressione involontarie sul dollaro e di avere un impatto sull'economia limitato. La Banca centrale statunitense prevede una «graduale ripresa della crescita» e solo un «lento progresso» sul fronte dell'occupazione, proprio nel giorno in cui il Pil Usa ha mostrato una inattesa accelerazione nel corso del terzo trimestre con una crescita del 2,5%. Ma le ultime stime della Fed dicono che il Pil 2010 si attesterà al 2,4-2,5% (dal 3-3,5% stimato a giugno) e nel 2011 al 3-3,6% dal 3,5-4,2% stimato in precedenza per poi arrivare al 3,6-4,5% nel 2012. E per la prima volta la Fed pubblica le stime per il 2013 indicando una crescita tra il 3,5% e il 4,6%. Intanto non si rimette in moto il mercato del lavoro, spina nel fianco della Fed e del presidente Usa Obama: ora il tasso di disoccupazione viaggia al 9,6% le nuove previsioni sono peggiori delle stime di giugno e segnalano un tasso di disoccupazione al 9,5-9,7% nell'ultimo scorcio del 2010 (dal 9,2-9,5% precedente) e per il 2011 all'8,9-9,1% per riuscire a calare al 7,7%-8,2% nel 2010 e al 6,9-7,4% nel 2013. E se oggi il Pil Usa del terzo trimestre ha rivelato una crescita superiore alle attese, il ritmo non èancora così forte da far ripartire il mercato del lavoro. Il Pil statunitense è stato rivisto oggi a +2,5% dal 2% della prima lettura confermando una accelerazione rispetto al +1,7% del secondo trimestre. A trainare il tasso di crescita sono stati soprattutto i consumi, evidenziando l'incremento più forte dall'ultimo scorcio del 2006 con un +2,8% (+2,6% la prima lettura e +2,2% nel secondo trimestre). Resta il fatto che la crescita americana, come dice la Fed, rimarrà ancora al di sotto del 3,5%, ossia il ritmo che gli Usa dovrebbero raggiungere per vedere una calo della disoccupazione: per il capoeconomista di PNC Financial, Stuart Hoffman un ritmo di crescita tra il 2,5 e il 3% nel corso del prossimo anno è «sufficiente per far scendere la disoccupazione, non rapidamente, ma di almeno uno 0,5%».

GRECIA, UE-FMI: BENE PROGRAMMA Il Fondo monetario internazionale (Fmi), la Commissione europea e la Banca centrale dell'Ue (Bce) hanno oggi dato via libera alla prossima tranche di 9 miliardi di euro del prestito alla Grecia, dopo che Atene ha accettato di porre in atto «nuove misure» di rigore nel 2011 - apparentemente senza ricorrere ad altri tagli dei salari e delle pensioni o a licenziamenti - per far fronte al buco creatosi con la revisione al rialzo dei deficit 2009 e 2010. Al termine di una missione di alcuni giorni gli ispettori internazionali hanno assicurato che se la Grecia ne avesse bisogno, potrà essere negoziata una dilazione dei termini di ripagamento del maxi prestito di 110 miliardi di euro oppure una nuova linea di credito per garantirne il servizio. I rappresentanti di Ue e Fmi hanno espresso soddisfazione per l«ambizioso» piano di risanamento greco confermando che il paese «è in carreggiata» e sta rispettando gli impegni di bilancio, con deviazioni minime. Ma hanno sottolineato che per raggiungere gli obiettivi di un deficit al 7,5% del Pil nel 2011 sono necessari «sforzi extra», ovvero «nuove misure» sulle quali è stato raggiunto un accordo. Queste consisteranno soprattutto nella riduzione delle spese e degli sprechi particolarmente nel settore della sanità, delle imprese di stato e nell'amministrazione fiscale, e nell'allargamento della base impositiva. Le nuove misure, è stato spiegato, non prevedono licenziamenti ma un programma di uscite volontarie dal settore statale e, per poter garantire un appoggio sociale al rigore, sul piano fiscale si deve puntare a riequilibrare un sistema impositivo che sinora ha colpito soprattutto salariati e pensionati. Paul Thomsen del Fmi ha detto che il paese è a «uno snodo cruciale», ovvero ha necessità di fare avanzare un'agenda concreta di riforme strutturali. Queste, ha spiegato, dovranno in particolare ridurre il costo del lavoro, ancorando gli stipendi alla produttività e intervenendo sui contratti collettivi; aprire l'accesso a professioni, servizi e commercio; modernizzare l'industria e privatizzare le proprietà statali. «Quando torneremo qui a marzo vorrei discutere i dettagli delle riforme strutturali», ha detto Thomsen spiegando che serviranno a dare impulso alla crescita. Il ministro delle finanze greco Giorgio Papaconstantinou, in una conferenza stampa separata, è apparso in totale sintonia con i rappresentanti dei creditori affermando che la Grecia, dopo «avere riacquistato credibilità», si troverà ad affrontare nel 2011 un anno cruciale con riforme strutturali non più rinviabili. Nel 2011 il piano di risanamento entrerà infatti «nella seconda fase» per superare la quale, ha spiegato, bisognerà raggiungere 10 obiettivi tra cui: controllo della spesa pubblica, accelerazione della lotta all'evasione, taglio dei deficit e riforma delle imprese pubbliche, eliminazione degli sprechi soprattutto nella sanità, liberalizzazione delle professioni, privatizzazione e valorizzazione delle proprietà statali: da cui si prevedono ricavi in crescita per 7 miliardi di euro in tre anni.

IRLANDA, BANCHE FANNO TREMARE L'EUROPA Gli aiuti all'Irlanda da parte dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale potrebbero arrivare a 85 miliardi di euro di cui 35 destinati alle banche. Aiuti che, se le indiscrezioni venissero confermate, sarebbero superiori a quelli ipotizzati nelle scorse settimane dal governo irlandese ed in linea con le previsioni fatte da alcuni istituti finanziari. Il governo irlandese ha infatti stimato lo scorso mese che il salvataggio del sistema bancario del Paese avrebbe potuto aggirarsi tra i 40 e i 50 miliardi di euro, il 32% del prodotto interno lordo dell'Irlanda. Ma secondo un'analisi di Barclays Capital il costo potrebbe lievitare a 80 miliardi di euro. La sola Anglo-Irish Bank avrebbe bisogno di un prestito compreso tra i 29 e i 34 miliardi di euro, a seconda della gravità della situazione. Allied Irish potrebbe avere bisogno di ulteriori tre miliardi di euro entro fine anno, che si andranno ad aggiungere ai 7,4 miliardi già stimati come necessari per la ricapitalizzazione dell'istituto di credito. Irish Nationwide Building Society avrà bisogno di altri 2,7 miliardi di euro per continuare ad operare. Bank of Ireland, in cui il governo controlla il 36%, è l'unica banca che non avrebbe bisogno di una ulteriore iniezione di liquidità e il mese scorso è riuscita a piazzare sul mercato titoli per 750 milioni di euro. I Paesi con la più alta esposizione sul settore bancario irlandese sono la Germania con 46 miliardi di dollari, la Gran Bretagna con 42,3 miliardi, gli Stati Uniti con 24,6, la Francia con 21,1 miliardi, l'Italia con 3,6 miliardi e la Spagna con 2,5 miliardi, secondo i dati della Bri alla fine del primo trimestre 2010.

(fonte leggo.it)

martedì 23 novembre 2010

INCENTIVI, FONDI ESAURITI: BRUCIATI 110 MLN IN 15 GIORNI

Esauriti in quindici giorni i quasi 110 milioni di euro di incentivi riattivati a inizio novembre. È andato letteralmente a ruba il fondo unico messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico con le risorse residue del precedente piano da 300 milioni di euro varato in primavera e destinato a sostenere gli acquisti in dieci settori, dalle cucine alla banda larga. Il grosso dei contributi è stato assorbito dalle macchine agricole e dalla nautica, ma - secondo le stime del Ministero - dei contributi complessivamente stanziati da aprile, circa 167 milioni di euro sono andati a incentivare settori che hanno un impatto diretto sui consumatori finali. Per gli incentivi scattati il 3 novembre era stato rimodulato un Fondo unico partito con una disponibilità di 97 milioni, cui si sono aggiunti 10,6 milioni prenotati ma non utilizzati nell'ambito della prima tranche di contributi: quindi complessivamente in appena quindici giorni sono stati erogati 107,6 milioni di euro, assorbiti per oltre l'80% da consumi «imprenditoriali», cioè dai settori delle macchine movimento terra e agricole (58,43% del fondo, per complessivi 58,7 milioni di euro) e quello della nautica, che ha assorbito un quinto dei contributi (22 milioni). A scapito di acquisti più richiesti dai consumatori, come gli elettrodomestici (3,88%), i motocicli (4,71%) e le cucine (5,42%). «Per i motocicli ci aspettavamo di poter proseguire fino a fine anno», ha commentato il direttore settore moto di Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo, motociclo e accessori), Claudio De Viti, spiegando che l'impatto degli incentivi sarà positivo su novembre, ma «certamente non si tradurrà in un'inversione di tendenza». Nel complesso, tuttavia, secondo le stime del dicastero di via Veneto, dei 300 milioni stanziati da aprile, circa la metà (167 milioni) sono andati a incentivare settori che hanno un impatto diretto sui consumatori finali, mentre i fondi restanti sono andati a beneficio di un'utenza più business oriented. Nello specifico, il settore più gettonato in assoluto è stato quello delle macchine agricole (76 milioni), seguito dalle cucine componibili (60 milioni) e dagli elettrodomestici (41 milioni). All'acquisto di motocicli è andato un contributo di oltre 16 milioni, mentre 26 milioni sono stati usati per la banda larga. I meno gettonati sono stati gli incentivi per l'efficienza energetica industriale (14.176,36 euro). «Con l'operazione incentivi - spiega il Ministero - si è voluto dare un concreto aiuto a settori trainanti del nostro sistema produttivo che, pur in difficoltà, mantengono grandi capacità competitive e una forte propensione all'export (come nel caso dell'industria nautica - che esporta il 55% del fatturato - la filiera del legno-arredo legata alle cucine, o la produzione di nicchia delle gru a torre per l'edilizia); ma anche sostenere la propensione all'acquisto dei cittadini di beni di più largo consumo (nel caso degli incentivi alla vendita di motocicli, elettrodomestici e per la navigazione in banda larga)».

I DATI Sono state le macchine agricole a fare incetta degli incentivi statali, sforando ampliamente la dotazione inizialmente prevista per il comparto. Al settore sono andati oltre 76 milioni di euro di cui 56,7 milioni con la sola ultima tranche attivata il 3 novembre. Una fetta pari a 59,6 milioni è stata complessivamente destinata alle cucine componibili (che non hanno comunque ecceduto la dotazione iniziale pari a 60 milioni), mentre per elettrodomestici e nautica sono stati elargiti rispettivamente 41,3 milioni e 39,9 milioni di euro. Per i motocicli sono stati richiesti 'solò 16 milioni di agevolazioni, mentre per la banda larga il totale è di 26,4 milioni.
Ecco una tabella con gli importi erogati complessivamente con la prima e la seconda tranche di incentivi settore per settore.
CUCINE COMPONIBILI 59.649.858
EFFICIENZA ENERGETICA INDUSTRIALE 14.176
ELETTRODOMESTICI 41.384.265
GRU A TORRE PER EDILIZIA 12.401.290
IMMOBILI AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA 19.832.602
MACCHINE AGRICOLE E MOVIMENTO TERRA 76.367.285
MOTOCICLI 16.453.905
NAUTICA 39.895.905
RIMORCHI 7.536.500
BANDA LARGA 26.464.200

(fonte leggo.it)

lunedì 22 novembre 2010

Benzina: Eni taglia

Prezzo scende sotto 1,4 euro

Il calo dei prezzi dei prodotti raffinati sul mercato del Mediterraneo, registrato venerdi', porta a una riduzione dei prezzi Eni sia della benzina che del gasolio. Stando alla consueta rilevazione della Staffetta Quotidiana, da questa mattina i prezzi consigliati del Cane a sei zampe diminuiscono di 2 centesimi al litro sulla benzina e di 1,5 sul gasolio. I prezzi medi si attestano a 1,395 euro al litro per la verde e a 1,274 euro al litro sul gasolio. Ferme, invece, tutte le altre compagnie.

(fonte ansa.it)

PENSIONI, 'DOPPIO SCALINO': DAL 2011 SOLO DAI 61 ANNI

Doppio scalino in arrivo per i lavoratori che vogliono andare in pensione: dal prossimo gennaio per ottenere l'assegno bisognera' aver compiuto almeno 61 anni. Dal 2011 infatti entreranno in vigore sia le nuove regole per l'accesso alla pensione di anzianita' previste dalla riforma del 2007 (l'eta' minima per uscire passa da 59 a 60 anni per i lavoratori dipendenti a fronte di almeno 36 anni di contributi) sia quelle sulle finestre per l'uscita previste dalla manovra di luglio. Si devono ora aspettare almeno 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti, sia di anzianita' sia di vecchiaia. In base al provvedimento di questa estate a partire dal 2011 i lavoratori dipendenti conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico di anzianità e vecchiaia dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi.
Chi quindi li matura a 60 anni (avendo raggiunto già il monte contributivo) potrà ricevere la pensione solo raggiunti i 61. Per i lavoratori autonomi l'età per la pensione di anzianità si alza ancora visto che ai 61 anni come età minima per l'uscita si aggiungono 18 mesi di attesa della finestra mobile (arrivando a 62 e mezzo). Gli uomini che non hanno i requisiti contributivi per l'anzianità e devono aspettare l'età di vecchiaia (65 anni) usciranno quindi a 66 (i dipendenti mentre per gli autonomi ce ne vorranno 66 e mezzo).
Le nuove regole di fatto cancellano la pensione di anzianità per le donne lavoratrici del settore privato che potranno uscire dal lavoro dopo i 60 anni, età già prevista per la pensione di vecchiaia. Diversa la situazione invece per le impiegate nel pubblico che hanno un requisito anagrafico per il 2011 per la vecchiaia di 61 anni (65 dal 2012). Per loro sarà ancora possibile l'uscita anticipata per anzianità con 60 anni di età e 36 di contributi. Ad entrambe le categorie comunque si applica la finestra mobile e quindi un anno di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi.
Sarà comunque possibile avere la pensione di anzianità, indipendentemente dall'età con almeno 40 anni di contributi ma a questi andranno comunque aggiunti i 12 mesi di attesa della finestra mobile (e diventeranno quindi 41). Se già quest'anno l'età media di collocamento a riposo (tra vecchiaia che prevede per gli uomini almeno 65 anni e anzianità, donne e uomini) è di poco più di 61 anni già dall'anno prossimo la media supererà i 62 avvicinandosi a 63. Le norme sull'uscita mobile non riguardano i lavoratori che maturano i requisiti entro dicembre 2010 e quindi potranno andare in pensione di anzianità l'anno prossimo con le "vecchie" finestre (gennaio e luglio) e con i requisiti validi per quest'anno (quota 95 con 59 anni di età minima a fronte di 36 di contributi per i dipendenti, 60 e quota 96 per gli autonomi).

CAMUSSO: "DANNO AL SISTEMA"
«Provvedimenti fatti in questo modo sono un danno per il sistema, non un vantaggio». Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta l'innalzamento dal 2011 dell'età per avere l'assegno pensionistico. «In qualche caso, come per molti uomini, non vuol dire 61 anni, ma 66 anni - dice Camusso all'Ansa a margine di un convegno su 'Terrorismo e fabbrichè a Sesto San Giovanni (Milano) - ed è ovvio che ci sia un boom di richieste nel 2010: chi ha maturato i diritti giustamente cerca di ottenere il prima possibile l'assegno di pensione». Secondo il segretario generale della Cgil, «bisogna smetterla di fare pasticci sulle pensioni: togliamo la norma dei 12 mesi in più e variamo un sistema nel quale le persone siano libere di decidere, ovviamente in un 'rangè nel quale vi sia una flessibilità di rendimento» dell'assegno di pensione in base al tempo lavorato.

INPS, VOLANO ANZIANITA', IN 10 MESI +54% - Boom delle pensioni di anzianità nei primi dieci mesi del 2010: tra gennaio e ottobre le uscite anticipate rispetto all'età di vecchiaia sono state 155.440 a fronte delle 100.880 pensioni effettivamente liquidate nell'intero 2009. Il dato - sottolinea il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua in un colloquio con l'ANSA - risente del forte calo per le pensioni di anzianità registrato nel 2009 ed è dovuto alla maturazione dei requisiti per l'uscita dal lavoro di una parte rilevante di persone "bloccate" dall'aumento dello scalino a luglio del 2009 (da 58 a 59 anni). Nel 2011 - avverte - ci si attende un nuovo calo con uscite per anzianità sotto le 100.000 unità. La gran parte delle uscite per anzianità del 2010 è dovuta ai lavoratori dipendenti (97.559 a fronte delle 56.963 pensioni liquidate nell'intero 2009 con un aumento del 71%). L'aumento consistente delle pensioni di anzianità nel 2010 era atteso dall'Istituto. Sulla base delle previsioni le pensioni liquidate nei primi 10 mesi avrebbero dovuto essere 160.300, 4.860 in più rispetto a quelle effettivamente liquidate. Si è registrato uno scostamento nelle previsioni soprattutto nel fondo lavoratori dipendenti con un numero di assegni molto superiore a quello atteso 97.559 contro le 76.800 attese) mentre nelle altre gestioni le cose sono andate meglio delle previsioni. "Il dato del 2010 - spiega Mastrapasqua - non è comparabile con quello del 2009 per l'effetto scalino". L'Istituto - ha aggiunto - si aspetta sulla base delle regole che entreranno in vigore dal primo gennaio sull'aumento dell'età per la pensione di anzianità e sulla finestra mobile "una contrazione consistente delle uscite. L'anno prossimo - ha detto - si potrebbe scendere sotto le 100.000 pensioni di anzianita". Nel fondo dei coltivatori diretti le pensioni liquidate nei primi dieci mesi sono state 11.243 (in aumento rispetto alle 9.943 dell'intero 2009 ma meno delle 18.900 previste) mentre nel fondo artigiani le pensioni di anzianità sono state 28.676, in aumento rispetto alle 22.035 dell'intero 2009 ma meno delle 39.200 attese. Nel fondo commercianti sono state liquidate tra gennaio e ottobre 17.962 pensioni, in aumento rispetto alle 11.939 dell'intero 2009 ma in calo rispetto alle 25.400 attese.

(fonte leggo.it)

Crisi Irlanda, Ue pronta ad aiuti

Da ministri Finanze accordo di massima

I ministri europei delle Finanze si sono detti "favorevoli" alla richiesta di aiuti economici avanzata dall'Irlanda e hanno dato la propria disponibilità, di massima, a un piano di sostegno analogo a quello approntato in primavera per la Grecia. I ministri Ue e della zona dell'euro hanno dato il via libera ad un piano di salvataggio per l'Irlanda. Lo conferma una nota congiunta di Eurogruppo ed Ecofin emessa al termine della riunione.

"Salvataggio è garanzia salvezza euro"
I ministri "sono d'accordo sul fatto che fornire assistenza all'Irlanda significa salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro e di tutta l'Ue", si legge nella nota. In altre parole, la decisione dei 16 ministri delle Finanze dell'Eurozona di accorrere al salvataggio del settore bancario irlandese è "una garanzia" di salvezza dell'euro e della stabilita dell'Ue.

La richiesta di aiuto di Dublino
Il meccanismo di salvataggio è stato messo in moto dopo la richiesta di un aiuto internazionale, avanzata dal governo irlandese e confermata dal primo ministro Brian Cowen. In una riunione straordinaria il Consiglio dei ministri di Dublino ha messo a punto un piano quadriennale per la riduzione del deficit dal 32 al 3%. E l'Europa è corsa in soccorso annunciando un intervento inferiore ai 100 miliardi di durata triennale.

Prima volta del Fondo salva-Stati
La decisione dei Sedici, che arriva otto mesi dopo il salvataggio della Grecia, sarà finanziata per la prima volta con il Fondo salva-Stati varato dai leader della Ue a maggio, per creare una rete di sicurezza per i Paesi euro in difficoltà. Lo European financial stabilty facility (Efsf), il cosiddetto Fondo di salvataggio dei Paesi della zona euro, è già operativo, con sede a Lussemburgo e 440 miliardi di euro di disponibilità. I prestiti dell'Efsf potranno essere combinati - come avverrà per l'Irlanda - con prestiti della Commissione Ue, fino a 60 miliardi di euro, e del Fondo monetario internazionale, fino a 250 miliardi di euro.

Schauble: "L'aiuto non sarà automatico"
Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, ha affermato che, per beneficiarne, l'Irlanda dovrà provare che l'aiuto dell'Unione europea e del Fmi è necessario per preservare la stabilità dell'euro. L'aiuto quindi, non sarà automatico. "Noi analizzeremo se la stabilità dell'euro nel suo insieme è realmente minacciata" prima di accordare un eventuale contributo. "C'è una condizione necessaria - ha insistito il ministro - noi non stiamo difendendo uno dei vari Stati membri della Ue, noi difendiamo piuttosto la stabilità della nostra moneta comune".

Euro in rialzo a Tokyo
Dopo la notizia dell'accordo europeo, all'apertura della Borsa di Tokyo lunedì l'euro viene quotato a 1,3755 dollari, in rialzo rispetto a 1,3673 dollari della chiusura di Wall Street venerdì sera.

(fonte tgcom.it)