lunedì 8 agosto 2011

CRISI: FRANCIA E GERMANIA PREMONO SULL'ITALIA. BCE: "RISPOSTA DECISA AI MERCATI"

La Banca Centrale Europea (Bce) sta valutando l'acquisto di bond spagnoli e italiani su «vasta scala». Lo riporta il Wall Street Journal. L'intervento della Bce su Italia e Spagna è uno spartiacque negli sforzi dell'Europa. La decisione di acquistare titoli di Stato italiani equivale ad accettare che gli stati membri dell'area euro non sono in grado o non vogliono rispondere efficacemente» alla crisi «lasciando la Bce come ultima risorsa. E questo potrebbe cambiare la natura dell'Unione monetaria». La riunione sarà probabilmente tesa con le divisioni fra Nord e Sud Europa. «La decisione di acquistare titoli di stato dell'Italia e della Spagna» si tradurrà nella maggioranza dei membri del consiglio direttivo a favore e una fazione guidata dalla Germania contraria. La Bce per frenare il contagio «dovrebbe acquistare una significativa quota di bond. L'Italia e la Spagna emettono 600 miliardi di euro di bond l'anno e secondo Bnp Paribas» la Bce «potrebbe acquistarne 230-400 miliardi di euro».

BCE, RISPOSTA DECISA AI MERCATI
La Bce risponderà in modo deciso sui mercati. È quanto affermano alcune fonti secondo cui nella riunione del consiglio direttivo che doveva decidere sull'acquisto di titoli di stato italiani e spagnoli. Nella riunione, spiegano le fonti, è stata attentamente esaminata la situazione dell'Italia e tenuto conto della posizione di Francia e Germania espressa nella nota congiunta emessa due ore fa.

PRESSIONI BERLINO-PARIGI Silvio Berlusconi spera sull' acquisto di bond italiani da parte della Banca Centrale Europea. E il comunicato congiunto con cui Francia e Germania, pur lodando la manovra, ne chiedono l'immediata attuazione, sembra, per alcuni osservatori, il «prezzo» che l'Italia deve pagare. Un 'compromessò che appare il frutto di una lunga giornata di contatti telefonici che il presidente del Consiglio, da villa La Certosa, ha avuto con le principali Capitali europee, a cominciare da Berlino e Parigi. Ora il Cavaliere può guardare con un pò più di ottimismo alla riapertura dei mercati, grazie alla 'coperturà dell'Eurotower. Anche se per tirare un sospiro di sollievo dovrà attendere l'apertura delle borse asiatiche che stanotte diranno se quello di domani rischia di essere un nuovo 'black monday' per la finanza mondiale. Solo allora saprà se l'intervento di Francoforte ha prodotto gli effetti sperati o se, come teme qualcuno nel governo, anche gli Stati Uniti finiranno nel mirino degli speculatori con conseguenze imprevedibili per l'Europa e per l'Italia.

Intanto, però, sul fronte politico il Cavaliere paga un prezzo non indifferente. Ufficialmente palazzo Chigi non conferma contatti con i leader europei in vista della decisione della Bce. Un modo per salvaguardare l'autonomia della Banca centrale europea. Ma, in via riservata, fonti della maggioranza confermano che il premier ha avuto «continui contatti» con diversi «colleghi europei e non». Sarà un caso, ma poco dopo il Wall Strett Journal ipotizza «massicci acquisti» di bond italiani e spagnoli da parte dell'Eurotower. Passa ancora qualche minuto e Berlino e Parigi scrivono un comunicato congiunto in cui si loda la manovra italiana, ma si chiede anche di attuare «rapidamente e completamente» le misure per raggiungere il pareggio di bilancio con un anno d'anticipo. Toni perentori, solitamente riservati alla Grecia, che rischiano di dare forza alle opposizioni che accusano il governo di essere stato «commissariato». Stesse critiche peraltro espresse da Mario Monti che in un editoriale sul Corriere della Sera ha accusato il governo di avere scarso peso in Europa. Tanto che Fabrizio Cicchitto è intervenuto per togliergli il ruolo di 'tecnicò visto il suo essersi schierato.ÿE qualcuno nel governo e nella maggioranza ricorda come lo stesso Berlusconi, qualche settimana fa, si fosse sfogato proprio sulla cancelliera tedesca, sostenendo che oltre alle misure Berlino pretendeva una svolta politica. Lui continua a ripetere che la stabilità è l'unica ricetta contro la crisi. Non ha dunque nessuna intenzione di farsi da parte, ma i mercati domani potrebbero riservargli amare sorprese costringendolo a tirare fuori dal cassetto quel 'piano B' di cui ormai, nel governo, si parla apertamente. Si tratta di una serie di misure, ancora al vaglio, da attuare eventualmente in aggiunta all'anticipo della manovra. Di idee ne circolano tante, come un'ulteriore stretta sulle pensioni e un incremento dell'Iva su alcuni prodotti. Ipotesi che Berlusconi spera di non dover tradurre mai in un decreto , ma che potrebbero essere pronte sul tavolo per passare al vaglio del cdm: «Un 'piano B' ce l'hanno tutti, Spagna in testa, perchè nessuno sa come reagiranno domani i mercati», ammette una fonte di governo.

S&P, DEBITO USA CRESCERA' RISCHIO DI ULTERIORE ABBASAMENTO GIUDIZIO Il debito degli Stati Uniti è destinato a crescere nei prossimi dieci anni anche con l'accordo sul tetto deciso in extremis, e per questo le prospettive negative del rating segnalano un rischio che nei prossimi mesi si arrivi a un ulteriore abbassamento del giudizio. E' quanto sottolinea, in un'intervista a Fox Nes, il direttore operativo di Standard and Poor's Davide Beers rispondendo alle pesanti critiche del Tesoro americano dopo il taglio del rating Usa da parte dell'agenzia internazionale. Secondo Beers ogni futuro accordo sul bilancio, per essere credibile, dovrà avere il supporto di entrambi gli schieramenti politici per evitare l'impasse vista nei mesi scorsi. Anche un altro rappresentante dell'agenzia, Jhon Chambers, in un'intervista alla Abc, ha respinto le critiche dell'amministrazione americana e rilevato come ci sia una probabilità su tre che il rating degli Usa, dopo la perdita della tripla A, sia ulteriormente abbassato a causa del deterioramento del bilancio o dello stallo politico. Ci vorrà così del tempo affinché gli Stati Uniti riottengano la tripla A e fra le condizioni anche Chambers cita la capacità di raggiungere a Washington un consenso fra gli schieramenti maggiore di quello attuale.

BORSA TEL AVIV CHIUDE IN FORTE CALO, -7%
La Borsa di Tel Aviv ha chiuso oggi una convulsa giornata di contrattazioni con una perdita media di più del 7%. Il TA25, indice delle 25 maggiori società per capitalizzazione, ha registrato una perdita del 7,1%; delle 100 maggiori società del 7,2%. Le perdite più forti sono state rilevate dagli indici settoriali: quello del petrolio e gas è sceso del 9,5%, delle industrie tecnologiche del 7,6%. La Borsa di Tel Aviv, unica oggi aperta nelle economie occidentali sviluppate, ha risentito soprattutto degli effetti del declassamento del debito pubblico degli Usa

BORSE MEDIO ORIENTE IN CALO DOPO TAGLIO RATING USA Borse del Medio Oriente e del Golfo in calo sui timori per una nuova recessione mondiale e dopo il taglio del rating degli Stati Uniti. Sui mercati della regione, aperti la domenica (giorno di chiusura per Europa e Stati Uniti) hanno prevalso le vendite in attesa delle decisioni delle riunioni del G7, del G20 e della Bce previste oggi. L'indice della piazza finanziaria di Dubai ha perso il 3,7% portando il passivo rispetto ai livelli massimi di aprile al 12%. In deciso ribasso anche la Borsa di Tel Aviv che cede il 6%, il peggior calo dal novembre 2008. Perdite anche sul mercato del Qatar (-2,51%) e dell'Oman (-1,87%) mentre ha chiuso quasi invariata la Borsa dell'Arabia Saudita che però sabato aveva ceduto oltre 5 punti percentuali.

(fonte leggo.it)

martedì 2 agosto 2011

CRISI USA: OK DELLA CAMERA SUL DEBITO, ORA IL SENATO


L'accordo sull'aumento del tetto del debito pubblico Usa passa il primo traguardo al Congresso: il primo via libera è arrivato stasera dalla Camera, con 269 voti a favore e 161 contrari. Per l'occasione è tornata in aula anche Gabrille Giffords, la deputata democratica ferita gravemente in gennaio in una sparatoria in Arizona. Fra poche ore toccherà al Senato. Poi, con la firma del presidente, l'accordo sarà legge, evitando il default dello stato, previsto per il 2 agosto se il tetto del debito non fosse stato alzato. La diplomazia è stata al lavoro nei corridoi di Capital Hill l'intera giornata, per raccogliere i voti necessari. L'accordo (se sarà approvato) scongiura il rischio di un default, ma non quello di un downgrade (abbassamento della valutazione) del debito pubblico americano da parte delle agenzie di rating: l'ammontare della misura, un aumento del tetto del debito da 2.100-2.400 miliardi di dollari e tagli per almeno 2.100 miliardi di dollari in 10 anni, è decisamente inferiore ai 4.000 miliardi di dollari identificati da Standard & Poor's per il mantenimento del rating AAA (il migliore). E l'impatto della misura sull'economia, già fragile, preoccupa. «L'accordo è positivo per l'economia, evita altri danni» afferma il segretario al Tesoro, Timothy Geithner. Il presidente della Fed, Ben Bernanke, convoca una riunione del board per discutere di «politiche fiscali e di bilancio». Secondo gli osservatori, la Fed dovrà aiutare ancora l'economia. Barack Obama ha rassicurato: «I tagli saranno graduali, non peseranno e ci consentiranno di continuare a effettuare investimenti in settori che creano occupazione». Ma il presidente non convince i mercati: Wall Street, dopo un balzo iniziale, procede negativa, con la doccia fredda dell'indice Ism manifatturiero sceso ai minimi degli ultimi anni, confermando le difficoltà della ripresa. La crescita americana è lenta e i tagli alla spesa nell'accordo sull'aumento del tetto del debito potrebbero rallentarla ulteriormente. Se ci sarà un downgrade da parte delle agenzie di rating, la frenata potrebbe essere anche più forte. Standard & Poor's ha messo sotto osservazione il rating degli Stati Uniti e messo in guardia su un possibile downgrade nei prossimi 3 mesi. Moody's e Fitch si sono mostrate più caute, evidenziando che gli Usa potrebbero mantenere la tripla A. Un downgrade da parte di una sola agenzia sarebbe maggiormente gestibile e avrebbe un impatto più ridotto. «Abbiamo contatti regolari con le agenzie di rating» afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, sottolineando che l'accordo rappresenta «una vittoria per gli americani» e un «messaggio rassicurante per il mondo». L'accordo prevede un aumento del tetto del debito di 2.100-2.400 miliardi di dollari, tagli alle spese immediati per 1.000 miliardi di dollari, fino ad arrivare a 2.100 miliardi complessivi in 10 anni. Una commissione bipartisan sarà creata per determinare ulteriori tagli per 1.500 miliardi di dollari e dovrà presentare le proprie proposte entro il Giorno del Ringraziamento, a novembre. Il Congresso dovrà approvare i tagli proposti entro il 23 dicembre, altrimenti scatteranno tagli automatici a sanità e difesa.

BORSE ASIATICHE IN CALO La scossa sui mercati è arrivata anche in Asia e il cerchio si chiude e si ricomincia. L'indice MSCI Asia Pacifico ha perso l'1,6%, il maggior calo dal 12 luglio, dopo i dati che mostrano la crescita della produzione negli Stati Uniti più lenta degli ultimi due anni e inacidiscono le attese di guadagno per gli esportatori asiatici. BHP Billiton, la compagnia mineraria numero uno del mondo, affonda del 2% a Sydney e Rio Tinto dell'1,8%. Samsung Electronics, il produttore di elettronica sudcoreano che ha nell'America il suo secondo mercato per le vendite, è sceso dell'1,7% a Seoul. LG Electronics ha perso l'1,2%, Canon lo 0,5% a Tokyo. Li & Fung Ltd., il principale fornitore di giocattoli e vestiti per i dettaglianti tra cui Target e Wal-Mart Stores ha ceduto lo 0,5% a Hong Kong. Tonfo sull'annuncio di utili in calo del 53% per Cosco che perde l'11%. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse di Asia e Pacifico. - Tokyo -1,21% - Hong Kong -0,58% (seduta in corso) - Shanghai -1,19% (seduta in corso) - Taiwan -1,34% - Seul -2,35% - Sidney -1,43% - Mumbai -0,95% (seduta in corso) - Singapore -1,03%(seduta in corso) - Bangkok -0,43% - Giakarta -0,30% (seduta in corso).

(fonte leggo.it)

CRISI, PREMIER ANDRÀ IN AULA. IPOTESI "GOVERNO TECNICO"

Governo e opposizioni scendono in campo per provare a dar seguito alle parole del Capo dello Stato sulle ulteriori «prove di coesione» a cui il paese è chiamato a dar prova per superare la complessa crisi economica. Insomma, la 'moral suasion' di Giorgio Napolitano ha pesato sulle scelte e le decisioni di queste ore di maggioranza e minoranza. Anche se restano profonde le differenze su come affrontare il dopo. Il Cavaliere intende mettere la faccia e responsabilizzare al massimo l'Esecutivo per poi proseguire la corsa fino a fine legislatura. Pd, Udc e Fli non restano con le mani in mano ma avvertono, in mancanza di idee Berlusconi se ne deve andare. E così riprendono ancora una volta a circolare le voci di un governo tecnico a guida Mario Monti e con l'ipotesi di Luca Cordero di Montezemolo ministro del tesoro. Il Cavaliere tira dritto. E, anche a dispetto della cautela di alcuni suoi stretti collaboratori, decide di farsi lui garante nella gestione di questa fase delicata del paese chiedendo la collaborazione delle opposizioni. Il premier sarà mercoledì in Parlamento (prima alla Camera e poi al Senato) per riferire sulla crisi. Il giorno dopo a palazzo Chigi per incontrare le parti sociali. Ad accelerare i tempi, fino a ieri incerti, sulla presenza del capo del governo in Aula hanno inciso con ogni probabilità alcuni fattori come, ad esempio, il nuovo lunedì nero delle borse, il pressing delle opposizioni ma anche, appunto, la continua pressione del Quirinale. L'obiettivo del governo, dopo il crollo di piazza Affari e dei Titoli di Stato, è quello di rassicurare sulla tenuta dell'economia. Il premier lo ribadirà in Aula mercoledì e poi ne riparlerà giovedì nel vertice di palazzo Chigi insieme a tutti gli attori economici e sociali. Parallelamente però il premier metterà in chiaro l'assoluta indisponibilità a fare passi indietro. A sintetizzare la direzione di marcia del Cavaliere, ci pensa il segretario del Pdl Angelino Alfano: «Convocare il Cipe, mercoledì mattina, per approvare il finanziamento di oltre settanta opere pubbliche strategiche per il Paese per un importo di oltre 7 miliardi di euro; riferire, mercoledì pomeriggio, alle Camere sulla situazione economica del Paese; incontrare l'indomani mattina le parti sociali». In poche parole, il governo non si ferma, va avanti. L'ex Guardasigilli si rivolge dunque alle opposizioni affinchè «contribuiscano con proposte». A far quadrato intorno al presidente del Consiglio, rispendendo al mittente ogni possibile altro scenario, è tutto il Pdl: «Il confronto con l'opposizione, da noi sempre auspicato, non può passare attraverso il baratto delle dimissioni forzate del capo del governo», mette in chiaro il vice presidente della Camera Antonio Leone a cui fa eco il capogruppo alla Camera Cicchitto: «Invocare una crisi al buio - dice - è contrario a ciò che serve al Paese». Ma, L'attivismo del governo e dello stesso premier sembrano convincere poco Pd e Udc che invocano, ormai da tempo, un nuovo scenario politico come messaggio da inviare proprio ai mercati per il dopo. La convinzione delle opposizioni è, come dice il responsabile economico del Pd Stefano Fassina è che «l'attuale governo sia un fattore di aggravamento» della crisi economica. Ad invocare le dimissioni del Cavaliere è l'Italia dei Valori: « Si vada ad elezioni a novembre, come in Spagna», chiede il capogruppo alla Camera Massimo Donadi che invita poi il resto dell'opposizione «a sostenere la mozione di sfiducia» presentata dall'Idv. Una bastonata alle mosse dell'esecutivo per fronteggiare la crisi arriva poi dall'economista Beniamino Quinteri che sul sito di ItaliaFutura (il think tank che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo) boccia la finanziaria del governo: «La manovra varata in gran fretta dal governo per far fronte agli attacchi speculativi - si legge nell'articolo apparso sull'home page della fondazione - per i suoi contenuti, fa tornare alla memoria gli anni Ottanta, periodo terribile per la finanza pubblica italiana».

NAPOLITANO VIGILA Il Quirinale segue sempre con grande attenzione l'altalena delle borse e gli sviluppi della situazione economica. E un piccolo motivo di soddisfazione per il presidente della Repubblica oggi ci potrebbe anche essere: quello di aver visto andare a segno la 'moral suasion' che da settimane sta attuando nei confronti del governo e delle opposizioni affinchè si realizzi quella 'coesione nazionalè fondamentale per affrontare il morso di una crisi di cui ancora non si vede la fine. Il Colle, infatti, vigila sulla difficile situazione del Paese. E, dopo l'annuncio dell'informativa del premier alle Camere e degli incontri di governo e opposizione con le parti sociali, in ambienti parlamentari di maggioranza e opposizione si dà per scontata la soddisfazione della presidenza della Repubblica. Perchè sia l'esecutivo che il centrosinistra hanno dato una pronta risposta al 'grido di dolorè lanciato da parti sociali, sindacati, banche e imprese insieme. E pure perchè si registrano primi tentativi di apertura da parte del governo nei confronti delle opposizioni. Già dopo il via libera lampo alla manovra economica, che aveva messo in sicurezza i conti pubblici, il Capo dello Stato aveva invitato a ripetere il «miracolo» perchè, pronosticava, ci sarebbe stato presto bisogno di nuove prove di convergenza in nome del bene comune. E il monito era andato anche alle opposizioni che immediatamente dopo l'ok alla manovra avevano chiarito che non ci sarebbe stata altra collaborazione con il governo guidato da Berlusconi. E di nuovo, dopo l'appello del mondo produttivo, Napolitano aveva ribadito il 'warning', invocando uno «scatto» da parte di tutti, se non altro per «istinto di sopravvivenza nazionale». E chiesto di puntare a scelte «coraggiose, coerenti, condivise» come quelle necessarie per rilanciare l'economia italiana puntando ora sulla crescita. Adesso che il governo sta facendo la sua parte, e pure le opposizioni hanno messo in campo tutto il loro impegno per mettere a punto proposte per il rilancio dell'economia, il presidente potrebbe anche partire domani stesso per Stromboli, anche se l'ultima decisione sarà presa domani. Vacanza che era stata rinviata venerdì scorso proprio per seguire da vicino l'evoluzione della crisi economica e la risposta della politica e del Parlamento.

(fonte leggo.it)

mercoledì 27 luglio 2011

FIAT, CON CHRYSLER UTILE A 1.237 MLN. POMIGLIANO? "SI VA AVANTI COMUNQUE"

L'investimento nella fabbrica di Pomigliano, dove si produce la Panda, andrà comunque avanti, ma il contratto sulla newco non si ridiscute. Quanto al resto è congelato, con un avvertimento: «se il sistema Paese non aiuta, la Fiat è pronta a trarne le conseguenze e a valutare altre opzioni». Con la consueta chiarezza e piglio deciso l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, ribadisce, la posizione del Lingotto sul progetto Fabbrica Italia. È la prima volta che il manager parla dopo la sentenza del Tribunale di Torino sul ricorso Fiom contro il contratto di Pomigliano.

L'occasione gliela danno gli analisti finanziari con le loro domande nella conference call sui risultati della Spa nel secondo trimestre 2011. Nessuna certezza, quindi, sul futuro di Mirafiori e Grugliasco, mentre solo Pomigliano non è rischio, «a prescindere da come procederà la vertenza e quali saranno le motivazioni del tribunale», perchè lì l'investimento da 700 milioni è già partito e «non si torna indietro»: la Panda sarà presentata a settembre al salone dell'Auto di Francoforte e arriverà sul mercato all'inizio del prossimo anno. «Il nostro impegno in Italia - afferma Marchionne - è chiaro, abbiamo dato un contributo alla modernizzazione del Paese. Non possiamo fare di più. Non è la Fiat a decidere le condizioni di mercato, noi dobbiamo adattarci al mercato e per far questo servono relazioni industriali stabili».

L'amministratore delegato del Lingotto non dà giudizi sull'accordo sulle regole contrattuali raggiunto da Confindustria e dai sindacati confederali, ma insiste su un concetto che ha più volte ripetuto in questi mesi: «un accordo tra le parti non può essere messo in discussione da una minoranza, non accade in nessun'altra parte del mondo. Per questo Fiat non si siederà di nuovo a un tavolo negoziale e non riaprirà alcun confronto. Non si farà minacciare e non si farà porre condizioni». Marchionne insiste: «sarebbe un peccato se il sistema Paese non ci aiutasse e ci portasse ad abbandonare l'Italia. Si perderebbero le opportunità del nostro progetto».

FIAT: UTILE GESTIONE ORDINARIA CON CHRYSLER A 525 MLN - L'utile della gestione ordinaria di Fiat Spa è cresciuto, nel secondo trimestre, a 525 milioni di euro. Escludendo Chrysler, è stato di 375 milioni di euro, con un margine salito al 3,8% (3,3% nel secondo trimestre 2010). L'aumento di 68 milioni di euro rispetto all'anno precedente "é stato determinato principalmente - sottolinea Fiat - dall'ottima performance dei Componenti".

FIAT: MARCHIONNE, PASSI AVANTI CHRYSLER, SU STRADA GIUSTA ''Chrysler ha compiuto nel trimestre un importante passo in avanti''. Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. ''Rifinanziare il nostro debito e rimborsare i prestiti dei govenri con sei anni di anticipo, rafforza la nostra convinzione di essere sulla strada giusta per ricostruire la societa' e rimetterla nel posto giusto nel panorama automobilistico globale''. ''Stiamo cambiando l'immagine e la societa' della societa' per riguadagnare la fiducia dei consumatori''.

(fonte leggo.it)

martedì 26 luglio 2011

Lodo,Cir: "Fininvest ha pagato"

Versati i 564,2 milioni di euro

La Cir ha ricevuto da Fininvest il pagamento di 564,2 milioni di euro per la vicenda Lodo Mondadori. Lo rende noto un comunicato della Cir. L'azienda di De Benedetti ricorda che il pagamento dell'importo è stato stabilito dalla sentenza della corte d'appello di Milano depositata lo scorso 9 luglio "quale risarcimento del danno causato a Cir dalla corruzione giudiziaria a suo tempo posta in essere nella vicenda del lodo Mondadori".

(fonte tgcom.it)

Euro sotto pressione, sale ancora lo spread tra i Bot e i Bund: rendimenti record

Boom di domande per l'asta per i titoli italiani che raggiungono i valori di rendita del 2008

I premi di rischio di Italia e Spagna tornano a salire, con lo spread sul Btp decennale che torna a 300 punti base dopo i risultati delle aste di titoli pubblici dei due Paesi. Giù l'euro, che viaggia a 1,4467 dollari dopo aver segnato quota 1,4521. Il Tesoro ha venduto 7,5 miliardi di Bot semestrali a fronte di una domanda di oltre 11,7 miliardi. Il rendimento medio è balzato al 2,269%, massimo dal novembre 2008.

Bene l'asta dei titoli italiani
Buona domanda e rendimenti in crescita. E' l'esito dell'asta dei Bot semestrali. La richiesta è stata pari a 11,7 miliardi rispetto a un importo offerto di 7,5 miliardi. Il rendimento medio si attesta al 2,269%, facendo segnare un massimo dal 2008, in crescita dello 0,28% rispetto alla precedente asta.

I titoli in scadenza erano pari a 8,8 miliardi. Il rendimento d'asta, salito a 2,269%, va raffrontato all'1,988% dell'ultima asta del 27 giugno scorso. Il ministero dell'Economia ha inoltre assegnato 1,5 miliardi di Ctz aprile 2013 al rendimento di 4,038% contro il rispetto a 3,219% di fine giugno. Il rapporto di copertura è peggiorato a 1,561 per l'asta Bot (1,721 di giugno) e a 1,657 per i Ctz (da 1,87).

(fonte tgcom.it)

USA, L'APPELLO DI OBAMA: "AGIRE SUL DEBITO" - VIDEO

Il tetto del debito va aumentato, ne dipendono milioni di americani. Non agire causerebbe gravi danni all'economia. Il presidente Barack Obama si rivolge alla nazione e chiede agli americani di fare pressione sul Congresso per raggiungere un compromesso sul piano di riduzione del deficit e del debito. L'impasse che si è creata è «pericolosa», a rischio ci sono posti di lavoro: senza una soluzione si «rischia una profonda crisi economica causata interamente da Washington».
Obama è fiducioso, un compromesso si raggiungerà. Ma i repubblicani non cedono. E lo speaker della Camera, John Boehner, afferma: «Obama voleva un assegno in bianco sei mesi fa. Vuole un assegno in bianco sulle spese anche ora. Questo non accadrà». I partiti vanno ognuno per la propria strada e mettono in guardia: già mercoledì potrebbero avanzare in Congresso per il voto le loro iniziative. Alla scadenza del 2 agosto mancano sette giorni e un accordo sembra lontano, anche se alcuni osservatori ritengono che al di là delle dichiarazioni pubbliche, le parti siano più vicine.
«Un default è un risultato avventato e irresponsabile del dibattito» evidenzia Obama. «In passato l'aumento del debito è stato un routine. Fin dal 1950 il Congresso l'ha sempre passato e i presidenti lo hanno firmato. Reagan lo ha fatto 18 volte. George W. Bush lo ha fatto sette volte. Ora dobbiamo farlo noi entro il 2 agosto. Obama cita le parole di Ronald Reagan: »Tagliereste il deficit e manterreste i tassi bassi facendo pagare di più coloro che non pagano abbastanza o vi terreste un ampio deficit, alti tassi di interesse e tasso di disoccupazione alto? Ritengo che la risposta la sapete«. L'atteggiamento dei repubblicani - spiega Obama - ha creato un'impasse pericolosa. »Abbiamo gli occhi del mondo addosso«.
»Nessuno dei due partiti è irreprensibile per le decisioni che hanno portato a questo problema, e hanno la responsabilità di risolverlo. negli ultimi mesi è quello che abbiamo cercare di fare«, con un approccio bilanciato che avrebbe portato le spese ai livelli più bassi da Dwight Eisenhower. »L'approccio bilanciato chiedeva a tutti piccoli sacrifici e avrebbe ridotto il debito di 4.000 miliardi di dollari senza rallentare l'economia«. »L'unica ragione per cui questo accordo non diventerà legge ora è un significativo numero di Repubblicani in Congresso insiste su un approccio solo di tagli, un approccio che chiede nulla ai ricchi americani e alle grandi aziende«.

(fonte leggo.it)

Guarda il video:


BENZINA, ANCORA RECORD: VERDE SUPERA 1,64 € A LITRO

I prezzi della benzina continuano a volare, ed è un altro record storico. La verde supera quest'oggi, secondo la rilevazione di Staffetta Quotidiana, quota 1,64 euro, con un aumento di 1 centesimo negli impianti Ip sia per quanto riguarda la benzina (1,641 €) che per il gasolio (1,523 € a litro).

(fonte leggo.it)

MANOVRA, NUOVE ALIQUOTE. "STANGATA" SU PANE E CASA

Rischio stangata per l'acquisto di beni di prima necessità, quelli che godono dell'aliquota Iva ridotta, tra i quali anche la prima casa. Secondo i calcoli di Fiscoequo, un sito specializzato in tematiche fiscali, il taglio lineare delle agevolazioni fiscali del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014, previsto dalla manovra economica appena varata, produrrà infatti una stangata su tutti beni di prima necessità. L'aumento dell'Iva per pane, pasta, latte, zucchero sarà dell'80% nel 2014. L'imposta per l'acquisto della prima casa direttamente dal costruttore passerà dal 4% al 7,2%.

«La norma - si spiega in un approfondimento di Fiscoequo - funziona come clausola di salvaguardia, ma per ora c'è e se non sarà modificata produrrà effetti dal 2013. E che effetti. Più un bene gode di un regime di favore, più l'aumento dell'imposta sarà pesante. L'aliquota Iva è destinata a passare dal 4% al 7,2% per tutti beni di prima necessità e dal 10% al 12% per gli altri beni agevolati. Un bel risultato se si pensa che l'ipotesi di aumentare l'Iva di un punto prevista dal ddl delega del governo per finanziare la riforma dell'Irpef, è stata accompagnata con la clausola di verificarne gli effetti inflattivi.

La norma avrà ricadute pesanti anche sull'acquisto della prima casa direttamente dal costruttore e nel settore dell'editoria che attualmente godono dell'Iva al 4%. E gli effetti sull'Iva non sono le sole stravaganze prodotte dal taglio lineare. Basti ricordare la doppia imposizione sull'assegno di mantenimento e il ritorno dell'Irpef sulla prima casa» che Fiscoequo ha già denunciato in precedenza. La disposizione, «colpisce pesantemente i beni di prima necessità come pane, latte, frutta, ortaggi, olio, pelati, burro, formaggi, latticini. L'imposta passerà dal 4% al 4,8% nel 2013 e, in modo definitivo, al 7,2% dal 2014». E la misura «inciderà fortemente anche sull'acquisto della prima casa, se acquistata dal costruttore, oggi soggetta all'aliquota Iva del 4%. Ad esempio, per l'acquisto di una abitazione di 200.000 euro l'imposta passerà da ottomila euro a quattordicimilaquattrocento euro. Con un aggravio per il consumatore finale di circa seimilaquattrocento euro. Nella stessa misura saranno tassati anche giornali, libri e periodici (7,2%).

Di fatto si avrà , a regime, l'incremento dell'Iva su questi beni di circa l'80%. Carni e pesci freschi e congelati, prosciutto, salumi, yogurt, miele, cioccolato, acqua minerale, birra, energia elettrica per uso domestico, alberghi, motel, campeggi, somministrazioni di alimenti e bevande (bar e ristoranti) passeranno dall'Iva al 10%, rispettivamente al 10,5% nel 2013 e, a regime, dal 2014 all'aliquota del 12%». Questo, in estrema sintesi, «è lo scenario che si presente ai cittadini-consumatori italiani nei prossimi anni. Resta, infine - conclude Fiscoequo - la considerazione che non si hanno, invece più notizie dell' eventuale inasprimento della imposta sui beni di lusso come pellicce, gioielli, auto di lusso, imbarcazioni».

LE NUOVE ALIQUOTE Ecco, secondo i calcoli forniti da Fiscoequo, il sito specializzato in tematiche tributarie, come calcolare le nuove aliquote Iva che scatteranno con il taglio delle agevolazioni fiscali previsto dalla manovra, dal 2013:
Modalità di calcolo delle nuove aliquote :

1) - ALIQUOTA NORMALE 20%;
ALIQUOTA RIDOTTA 4%; agevolazione pari a 16% (20-4 =16);
- Riduzione agevolazione del 5% nel 2013 = 5% di 16% = 0,80%;
nuova aliquota 4,8% ( 4% +0.80%);
- Riduzione agevolazione del 20% dal 2014= 20% di 16% = 3,2%;
nuova aliquota 7,2% (4% + 3,2%). 2)

- ALIQUOTA NORMALE 20%;
ALIQUOTA RIDOTTA 10%;
agevolazione pari al 10% (20%-10%);
- Riduzione agevolazione del 5% nel 2013 = 5% di 10% = 0,50%;
nuova aliquota 10,5% ( 10% +0.50%);
- Riduzione agevolazione del 20% dal 2014= 20% di 10% = 2%;
nuova aliquota 12% (10% + 2%).

(fonte leggo.it)

giovedì 21 luglio 2011

MANOVRA, TUTTI I RINCARI. "3.200 € IN PIÙ PER FAMIGLIA"

Oltre 3.200 euro in più a famiglia per l'effetto combinato delle misure della manovra e dei rincari di prezzi e tariffe. I consumatori (Adusbef e Federconsumatori) ribadiscono il loro «severo giudizio su una manovra iniqua e sbagliata» E forniscono due conti: le famiglie al termine dei 4 anni di correzione, cioè con le misure a regime, dovranno sborsare oltre 1.700 euro in più l'anno. Una cifra che andrà ad aggiungersi all'aumento «incessante» delle tariffe e all'aumento dei prezzi di beni di prima necessità: altri 1.461 euro. In tutto quindi, al termine dei 4 anni, la 'stangatà ammonterà a 3.233 euro in più a famiglia. La voce che inciderà di più sui bilanci già prosciugati della famiglie è quella relativa all'aumento dell'imposta di bollo sui 22 milioni di deposito titoli. Frutterà alle casse dello stato 8 miliardi, ma comporterà una spesa singola di 333 euro. Segue nella classifica dell'esborso l'effetto dei tagli sulla sanità: il risparmio per l'erario sarà di 7,5 miliardi (a cui vanno sommati altri 4,5 miliardi dei tagli precedenti) con un effetto di 315 euro in più. Anche il pieno (grazie all'aumento delle accise) costerà di più: 60 euro l'anno. E il conto per la mancata indicizzazione delle pensioni si tradurrà mediamente in una perdita di 102 euro.

Aggiungendo poi i tagli agli enti locali che ricadrebbero sui cittadini sotto forma di addizionali, si arriva a 1.106 euro. Ma non basteranno per richiudere il portafoglio. La manovra sposta infatti al 2013 e 2014 una cifra consistente che arriverebbe dal taglio lineare degli sconti fiscali. E non si salverebbero quelli destinati alla famiglia. Così, incluso anche questo ulteriore taglio (che riguarderebbe detrazioni familiari, deduzioni contributi previdenziali e detrazioni sanitarie) il conto aumenta di altri 666 euro arrivando a complessivi 1.772 euro. «La convergenza di questi due fattori (manovra + aumento di prezzi e tariffe) comporta una drastica riduzione del potere di acquisto, che, per di più, si inserisce in una situazione di forte contrazione dei consumi. Alla luce di queste ricadute, infatti, si può profilare un crollo dei consumi del -7/8%». «Tutto ciò è estremamente grave - affermano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef - ed imporrebbe una radicale modifica della manovra per una maggiore equità e, nello stesso tempo, per impedire un'ulteriore contrazione del mercato che produrrebbe effetti molto negativi sulla produzione industriale e dei servizi nel nostro Paese, con conseguenze del tutto immaginabili».

LA MAPPA DEI RINCARI Per arrivare alla fine dell'anno le famiglie dovranno sborsare (a regime) 3.200 euro in più per l'effetto combinato della manovra (1.772 euro) e dell'aumento dei prezzi e delle tariffe (1.461 euro). Ecco una mappa dei rincari fornita da Federconsumatori ed Adusbef:
- MANOVRA
- INCREMENTO COSTI PER FAMIGLIA IN EURO/ANNO AL TERMINE DEL QUADRIENNIO 2011-2014.
SANITÀ 315 EURO
ENTI LOCALI 296 EURO
PENSIONI 102 EURO
BENZINA 60 EURO
IMPOSTA BOLLO 333 EURO
TAGLI FISCO 666 EURO
========================
TOTALE 1.772 EURO
- PREZZI-TARIFFE
- AUMENTI DI PREZZI E TARIFFE PER IL 2011:
ALIMENTAZIONE 367 EURO
TRENI 122 EURO
TRASPORTO PUBB. 41 EURO
BANCHE-MUTUI 98 EURO
CARBURANTI 240 EURO (*)
PRODOTTI CASA 87 EURO
ASSICURAZIONE 105 EURO
TARIFFE AUTOSTR. 37 EURO
TARIFFE GAS 106 EURO
TARIFFE ELETTR. 19 EURO
TARIFFE ACQUA 21 EURO
TARIFFE RIFIUTI 38 EURO
RISCALDAMENTO 180 EURO
===========================
TOTALE 1.461 EURO
(*) = senza aumento delle accise.

(fonte leggo.it)

mercoledì 20 luglio 2011

Barroso: "L'euro è in pericolo"

"Su crisi i Paesi diano segnale forte"

Il presidente della Commissione Ue ha lanciato un appello ai leader della zona euro a mostrare "responsabilità europea", perché è "in gioco il futuro dell'euro". "Non facciamoci illusioni, la situazione è molto seria e richiede una risposta altrimenti gli effetti negativi della crisi si estenderanno a tutta la zona euro", ha aggiunto Barroso riferendosi alla situazione della Grecia e ai ritardi sul piano di salvataggio di Bruxelles.

(fonte tgcom.it)

martedì 19 luglio 2011

CAOS ALITALIA, SI DIMETTE IL COMMISSARIO FANTOZZI

Terremoto sull'Alitalia. Il commissario straordinario, Augusto Fantozzi, ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico di gestore della parte della società in amministrazione controllata, ritenendo che «sia venuta meno la fiducia del Governo nei suoi confronti». Fantozzi, che fu nominato nel 2008, ha rassegnato «le proprie dimissioni nelle mani del Sig. Presidente del Consiglio e del Sig. Ministro per lo Sviluppo Economico. La stessa cosa hanno fatto tutti i componenti dell'Ufficio del Commissario». La decisione fa seguito all'approvazione della manovra che contiene misure che riguardano proprio le procedure di amministrazione straordinaria delle imprese.
La norma contestata da Fantozzi è l'articolo 15, comma 5, che prevede tra l'altro che, «al fine di contenere i tempi di svolgimento delle procedure di amministrazione straordinaria delle imprese nelle quali sia avvenuta la dismissione dei compendi aziendali e che si trovino nella fase di liquidazione, l'organo commissariale monocratico è integrato da due ulteriori commissari, da nominarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del ministro dello Sviluppo economico. A ciascun commissario il collegio può delegare incombenze specifiche». Da qui la decisione di Fantozzi di rassegnare le dimissioni.
«Il Commissario - si legge ancora nella nota sul sito - renderà conto con la relazione semestrale e attraverso il verbale di consegne ai nuovi commissari dell'ingente lavoro sin qui svolto, delle misure adottate, dei risultati raggiunti, della liquidità disponibile alla data odierna, delle prossime scadenze, delle numerose questioni pendenti e, più in generale, dello stato di avanzamento della procedura. Assicurerà ai nuovi commissari la collaborazione necessaria a evitare ogni soluzione di continuità specie in relazione al pagamento dell'acconto ai dipendenti di Alitalia Express, Alitalia Airport e Volare, predisposto da tempo e previsto per il prossimo 26 luglio, e a seguire per i dipendenti di Alitalia Servizi e Alitalia S.p.A.. Il Commissario Straordinario desidera ringraziare tutti i collaboratori interni ed esterni della Procedura per l'abnegazione e la professionalità con cui hanno svolto il proprio lavoro, le Istituzioni vigilanti per l'intelligente e fattiva collaborazione, i magistrati della Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma per lo sforzo profuso, tutte le altre autorità che, a vario titolo, hanno avuto relazioni con le società del Gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria, le organizzazioni sindacali, e desidera rivolgere a tutti i dipendenti Alitalia e, in generale, a tutti i creditori i migliori auguri di soddisfazione futura. Ai commissari che gli succedono - conclude - gli auguri di buon lavoro».

(fonte leggo.it)

lunedì 18 luglio 2011

BORSE, MILANO PERDE IL 3,2%. BANCHE KO, CALA LO SPREAD

Piazza Affari in profondo rosso. L'indice principale Ftse Mib cede ora il 3,22%. Le vendite più decise riguardano ancora Fonsai (-7,67%) e Parmalat (-7,15%), ma peggiorano ora soprattutto le banche, con Intesa Sanpaolo in calo del 6,89%, Mps del 5,85%, Unicredit del 5,79% e il Banco Popolare del 5,84%. In calo lo spread tra il Btp decennale e il corrispettivo Bund tedesco. La forbice tra i due titoli si restringe a 329,5 punti da un massimo di giornata di 338 punti, mentre il rendimento del Btp si attesta al 5,93%.

ACCERTAMENTI DELLA CONSOB In seguito allo stop tecnico in corso da questa mattina su diversi strumenti quotati a Piazza Affari sui mercati Etf, Sedex e sul mercato delle obbligazioni e dei titoli di Stato (Mot), Consob è in stretto contatto con Borsa Italiana e ha avviato accertamenti per comprendere quali siano le ragioni che hanno causato l'interruzione delle negoziazioni.

INCHIESTA SU SPECULAZIONI La speculazione sui mercati borsistici e sul mercato secondario dei titoli di Stato seguita alla diffusione di rating sull'Italia e, in particolare, ai giudizi espressi sulla manovra correttiva sono ora sotto i riflettori della magistratura. Il pm di Trani Michele Ruggiero, che aveva già aperto un' inchiesta sulle agenzie di rating nel passato, l'ha ampliata anche alla possibile speculazione delle ultime settimane, dopo l'arrivo di un esposto denuncia da parte dell'Adusbef e Federconsumatori. Il magistrato, accompagnato da alcuni ufficiali della Guardia di Finanza, si è recato oggi alla Consob, dove ha raccolto dati e informazioni sul confronto che la stessa Autorità di Borsa aveva avviato con le agenzie di rating dopo la diffusione dei report. Secondo quanto si è appreso, anche magistrati di Roma e Milano avrebbero aperto dei fascicoli in merito.

WALL STREET ACCENTUA IL CALO Wall Street accentua le perdite. Il Dow Jones perde l'1,14% a 12.338,39 punti, il Nasdaq cede l'1,17% a 2.757,97 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,09% a 1.301,84 punti.

(fonte leggo.it)

MANOVRA: VIA AI TAGLI. CAOS REGIONI SUI TICKET

Il rush parlamentare ha blindato i conti pubblici per i prossimi quattro anni. Ma il cantiere non chiude. Anzi l'accelerazione parlamentare da una spinta anche alla messa a punto dei capitoli ancora aperti. Si parte con il fisco. Già martedì è previsto un nuovo incontro della commissione che sta esaminando le 483 forme di agevolazione fiscale e assistenziale. È un lavoro cruciale, che certo finirà dopo l'estate, per selezionare gli «sconti» da eliminare evitando così la rasoiata orizzontale che dal 2013 ridurrà tutte le agevolazioni del 5% e poi, l'anno successivo, del 20%. Ma non è l'unico capitolo aperto. È atteso in parlamento l'arrivo del ddl di riforma fiscale - quello con le tre aliquote Irpef al 20, 30 e 40% - ma soprattutto il disegno di legge che dovrà inserire nella Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio. C'è poi l'avvio dei lavori tecnici sui tagli di spesa, ora che archiviati i tagli lineari, si è passati alla filosofia della spending rewiev, cioè delle scelte di taglio selettive.
SCONTI FISCO, PER EVITARE TAGLIO 5-20%: Chiusa la manovra parte ora la corsa per mettere a punto una strategia di scelta sulle agevolazioni fiscali e assistenziali che vanno tagliate. Il tavolo di lavoro della riforma, guidato da Vieri Ceriani di Banitalia, tornerà a riunirsi martedì. Impossibile che riesca a terminare il lavoro di classificazione degli sconti, ma certo l'accelerazione impressa alla manovra, con l'avallo istituzionale della presidenza della Repubblica, avrà un impulso anche sul tavolo. Per ora i 483 sconti vengono classificati in 11 diverse tipologie. Il lavoro tecnico terminerà probabilmente a settembre. Poi spetterà alla politica scegliere dove tagliare e se, per raggiungere i risultati programmati, è possibile tener fuori dalle riduzioni le grandi poste rappresentate dagli sgravi sul lavoro e sulla famiglia. Ma la posta in gioco è proprio questa: salvaguardia delle agevolazioni per famiglia e lavoro.
PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE: Il ddl costituzionale potrebbe arrivare prestissimo. Anche perchè per modificare la nostra Carta è necessario un doppio passaggio a Camera e Senato con un periodo intermedio, definito tecnicamente «di raffreddamento», di 3 mesi. La volontà di arrivare a costituzionalizzare il pareggio di bilancio è stata espressa chiaramente dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti durante il dibattito sulla manovra al Senato. Sarebbe un rafforzamento dell'articolo 81 della costituzione che prevede l'obbligo di copertura per tutti i provvedimenti di legge. La Germania ha già inserito il principio nella sua costituzione mentre in Francia Sarkozy ha presentato una proposta analoga sulla quale infuria il dibattito e che Tremonti ha esaminato con attenzione la scorsa settimana.
DA TAGLI LINEARI A TAGLI SELETTIVI: La manovra non poggia solo su maggiori tasse. Un capitolo importante è rappresentato dai tagli alle spese, anche se con un nuovo approccio, quello della spending review: si è passati cioè dai tagli lineari a quelli selettivi. La manovra-lampo, però, ha per ora indicato solo l'entità dei tagli. Parte così il lavoro concreto di «cesello» nel quale ogni amministrazione dovrà scegliere, all'interno delle proprie poste di spesa, quelle da contrarre e quelle che invece vanno alimentate. I tavoli dovranno partire subito perchè l'operazione dovrà essere conclusa entro gennaio, quando partiranno i tagli con «spending review». Ma - suggeriscono gli esperti dei dossier elaborati sulla manovra - il criterio di scelta selettiva potrà essere applicato già da subito anche all'ulteriore taglio di 2,4 miliardi che è scattato per l'allungamento dei tempi della gara per le frequenze radio elettriche.

NIENTE TAGLI ALLA POLITICA Più che taglio una sforbiciatina. La manovra - che introduce nuovi balzelli, pesa sulle pensioni, blocca gli stipendi dei travet e riduce l'agibilità finanziaria degli enti locali - apre proprio con i tagli ai costi alla politica. Impossibile non tentare un parallelo con alcune delle denunce del «precario anti casta» che sul suo blog pubblica notizie su retribuzioni e auto blu.
RETRIBUZIONI PARLAMENTARI E GRAND COMMIS: È previsto dal primo articolo della manovra ma scatterà solo con la prossima legislatura. Nel passaggio parlamentare, poi, la riduzione si è alleggerita. Il decreto prevedeva inizialmente che il trattamento di titolari di cariche elettive, ma anche di vertici di enti e istituzioni, non potesse superare la media degli analoghi trattamenti economici percepiti da titolari di cariche degli altri Stati dell'area dell'euro. La modifica introdotta al Senato, invece, precisa la media va rapportata ai sei principali paesi dell'area euro. Basta guardare una delle tabelle pubblicate sul sito di Spidertruman, il precario anti-casta, per capire. I Paesi che pagano meno i propri parlamentari sono in maggioranza quelli più piccoli: come Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia. Averli tolti di mezzo - è stato calcolato - riduce di 12.000 euro il taglio.
UTILITARIE BLU, MA QUANDO SI CAMBIANO: Arriva il tetto alla cilindrata delle auto-blu che non potranno superare la cilindrata di 1.600 («non si distingue però il tipo di alimentazione», è scritto nella relazione del servizio studi del Senato). Ma, viene specificato, le auto attualmente in servizio possono essere utilizzate ancora, anche se di cilindrata superiore, fino alla loro dismissione o rottamazione. I tempi, insomma, si dilatano. Ma soprattutto non si mette argine ai trucchetti rivelati dall'Assange di Montecitorio, per far accompagnare la moglie a fare la spesa con l'auto di servizio.
AEREI BLU, MA CHI AUTORIZZA?: La manovra stabilisce che i voli di Stato devono essere limitati al Presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Corte Costituzionale. «Eccezioni a questa regole devono essere specificatamente autorizzate», è scritto nella manovra. Annota il Servizio Studi del Senato:«il testo non chiarisce chi è il soggetto competente ad autorizzare il ricorso a Voli di stato per i soggetti diversi da quelli elencati».
BENEFIT PER EX TITOLARI CARICHE: Viene introdotto il divieto di attribuire una serie di benefici - l'immobile di servizio, ma anche mezzi di trasporto o apparati di comunicazione - a tutti i soggetti che, in passato, abbiano rivestito incarichi o cariche pubbliche elettive o per nomine. L'unica eccezione per gli ex presidenti della Repubblica.
TAGLI A FINANZIAMENTO DEI PARTITI POLITICI: È prevista una ulteriore riduzione del 10% rispetto a quanto previsto in passato, portando così la riduzione complessiva al 30%. Ma anche in questo caso la novità decorre a partire «dal primo rinnovo del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Parlamento europeo e dei Consigli regionali».

(fonte leggo.it)

venerdì 15 luglio 2011

Manovra alla Camera, ecco cosa cambia

Cgil: stangata fino a 1800 euro a famiglia

Il Senato rimpolpa la manovra. E per dissipare ogni dubbio di solidita' dell'intervento anticipa il colpo di scure sulle agevolazioni. Gli oltre 100 miliardi di valore subiranno un taglio del 5% nel 2013 e del 10% a partire dal 2014. E sara' un taglio indistinto che potrebbe colpire, ad esempio, anche le agevolazioni per le famiglie.
Per un lavoratore e un pensionato - ha calcolato la Cgil - il costo medio potrebbe essere di 1.200-1800 euro. A meno che il Governo, in momenti migliori, decida altrimenti. La correzione arriva cosi' a sfiorare i 50 miliardi (oltre 80 se si considera l'effetto cumulato sugli ultimi 2 anni). Rispetto al testo iniziale non sono quindi moltissime le modifiche del Senato, ma decisamente di 'peso' (economico). Eccone alcune:

TICKET DA SUBITO: Ticket di 10 euro sulle ricette mediche e di 25 euro per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco arriveranno dall'entrata in vigore della manovra, quindi gia' da lunedi'.

MANNAIA SU AGEVOLAZIONI: Il taglio sara' indistinto dal 2013, cioe' colpira' tutte le 480 voci individuate (famiglie, asili, agevolazioni per le ristrutturazioni incluse). Sara' il 5% nel 2013 e il 20% nel 2014. Attesi 4 miliardi per il 2013 e 20 miliardi annui a decorrere dal 2014. Il taglio non sara' attuato solo se entro settembre 2013 il Governo esercitera' la delega per la riforma fiscale.

MA ARRIVA 'SUPER-FORFETTONE': Agevolazione che va, agevolazione che viene. Arriva il super-forfettone. La misura viene osteggiata dall'opposizione perche' potrebbe non essere coperta. Prevede un forfait del 5% per chi, sotto i 35 anni, apre un'attivita' (anche cassintegrati piu' anziani). Salta il limite dei 4 anni nei quali si puo' utilizzare l'agevolazione.

CORREZIONE SFIORA 50 MLD: Alla fine nel 2014 la correzione sfiorera' i 50 miliardi (25,3 iniziali e 22,6 in piu' inseriti in Senato). L'effetto cumulato su tutti gli anni, ma il calcolo non e' tecnicamente 'legittimo', arriva a oltre 80 miliardi.

INDICIZZAZIONE PENSIONI: Sale dal 45 al 70% l'indice di indicizzazione delle pensioni medie, ammontanti a circa il triplo degli assegni minimi. Confermata la piena indicizzazione per quelle inferiori a quella soglia e l'azzeramento per quelle superiori a cinque volte il minimo.

PENSIONI, AGGANCIO AL 2013: Si anticipa al primo gennaio 2013 l'aggancio delle pensioni all'aspettativa di vita. Dal 2013 dunque l'incremento sara' di 3 mesi.

PENSIONI ANZIANITA': I lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione di anzianita' nel 2012 dovranno posticipare di un mese il loro collocamento a riposo.

PRELIEVO 5-10% SU PENSIONI D'ORO: Contributo di solidarieta' fino al 2014 per le cosiddette pensioni d'oro, cioe' superiori ai 90 mila euro annui. Il contributo ammonta al 5% per la parte eccedente i 90.000 euro, e al 10% per la parte eccedente i 150.000 euro.

DAL 2013 PRIVATIZZIAMO: Scatta dal 2013 il programma per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali. Il governo inoltre formulera' alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazioni delle attivita' economiche. Ma se cosi' non fosse, trascorsi 8 mesi dalla data di entrata in vigore della manovra, ''cio' che non sara' espressamente regolamentato sara' libero''.

CAMBIA IMPOSTA DOSSIER TITOLI: Cambia l'imposta di bollo sul dossier titoli: sara' di 34,20 euro per i depositi sotto i 50.000. Poi viene dettagliata in modo diverso negli anni successivi.

COMUNI VIRTUOSI, SI CAMBIA: L'ultima correzione del Senato prevede che si tenga presente il ''coefficiente di correzione connesso alla dinamica nel miglioramento conseguito dalle singole amministrazioni rispetto alle precedenti con riguardo ai parametri'' di virtuosita' dei Comuni.

STOCK OPTION: L'aliquota del 10% si applichera' a tutta la parte eccedente la parte fissa della retribuzione.

AMMORTAMENTI, SI CAMBIA: Per quanto riguarda gli ammortamenti e' stato tolto quello al 2% per le societa' diverse da quelle autostradali e trafori. Arriva invece un aumento dello 0,30% dell'Irap (dal 3,90 al 4,20) per i concessionari non autostradali, mentre per i concessionari autostradali e trafori scende dal 5 all'1% la deducibilita' del fondo spese di ripristino.

BENZINA PIU' CARA ANCHE NEL 2012: Gli aumenti delle aliquote delle accise disposte il 28 giugno 2011 ''restano confermate a decorrere dal primo gennaio 2012''.

(fonte tgcom.it)

Fiat Melfi, il giudice: ok ai licenziamenti

Accettato il ricorso dell'azienda contro il reintegro dei tre operai

Il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il reintegro di tre operai (due dei quali delegati Fiom) dello stabilimento di Melfi (Potenza). Nell'estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, con la contestazione da parte dell'azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno, ed erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro.

''Noi non ci arrendiamo'': è questo il messaggio lanciato all'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dai tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) licenziati nell'estate del 2010. Marco Pignatelli, anche a nome di Giovanni Barozzino e Antonio Lamorte, ha aggiunto che ''noi accettiamo la decisione del giudice, perche' e' lui a decidere, ma sicuramente non ci arrendiamo perché riteniamo che il nostro è stato un licenziamento illegittimo''.

''Ora - ha continuato Pignatelli - non c'è più rabbia, ma solo amarezza. Prima di oggi credevamo che per noi sarebbe andata in maniera positiva. Continuiamo pero' a pensare di avere ragione''. Insieme agli operai, c'e' anche il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, secondo il quale, ''questa sentenza rischia di aprire un pericoloso precedente rispetto a quelli che sono i diritti dei lavoratori''.

La posizione di Fiat
''Dopo circa un anno di istruttoria e ben 26 testimoni ascoltati, è stata appurata la verità materiale e giuridica sui fatti che si sono verificati nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2010, e soprattutto che la 'Sata' non ha mai posto in essere comportamenti persecutori e antisindacali nei confronti della Fiom-Cgil''.

Lo ha detto all'Ansa uno dei legali della Fiat, Francesco Amendolito, commentando la sentenza del giudice del lavoro che ha accolto il ricorso dell'azienda contro il reintegro dei tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza).

''I licenziamenti del 2010 - ha spiegato l'avvocato - sono stati ritenuti legittimi e non integranti una condotta antisindacale, revocando quindi il decreto di reintegro emesso nell'agosto del 2010. Non siamo in grado di aggiungere ulteriori commenti - ha concluso Amendolito - restando in attesa di leggere nel particolare le motivazioni che il magistrato ha annunciato di voler depositare domani''.

(fonte tgcom.it)

Crisi, S&P minaccia taglio rating Usa

Obama al lavoro per accordo su taglio debito, oggi conferenza

Dopo Moody's, anche Standard & Poor's mette sotto osservazione con implicazioni negative il rating degli Stati Uniti, che potrebbe tagliare in caso di un mancato accordo sul debito. Gli incontri coi leader del Congresso procedono e prende forma un piano B per ridurre il deficit e aumentare il limite legale del debito. Stasera conferenza stampa di Barack Obama.

(fonte ansa.it)

giovedì 14 luglio 2011

MANOVRA: TICKET SUBITO, TAGLI ALLE PENSIONI D'ORO

Arriva il pacchetto di modifiche del relatore alla manovra, Gilberto Pichetto Fratin, che contiene molte novità e riscrive alcune parti del decreto rafforzandone l'impianto. In particolare con la previsione del taglio alle agevolazioni fiscali da subito. Così dopo una giornata travagliatissima sembra sciogliersi anche il problema nato all'interno dello stesso Pdl sulle professioni. La soluzione tecnica sarebbe distinguere quelli che sostengono l'esame di Stato da chi non lo fa. E il Governo mette nero su bianco: dal 2013 privatizzazioni e liberalizzazioni.

Viceversa «tutto quello che non è vietato è libero». E novità sono in arrivo anche su pensioni, ticket sanitari, patto di stabilità e stock option. Ecco in sintesi alcune delle novità introdotte nella manovra:

- TICKET DA SUBITO: Ticket di 10 euro sulle ricette mediche e di 25 euro per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco arriveranno dall'entrata in vigore della manovra, quindi già da lunedì.

- SCATTA TAGLIO AGEVOLAZIONI: È il «rinforzo» della manovra: sarà tra il 5 e 20 per cento. Attesi 4 miliardi per il 2013 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2014. Il taglio non sarà attuato solo se entro settembre 2013 il Governo eserciterà la delega per la riforma fiscale.

- INDICIZZAZIONE PENSIONI: Sale dal 45 al 70% l'indice di indicizzazione delle pensioni medie, ammontanti a circa il triplo degli assegni minimi. Confermato la piena indicizzazione per quelle inferiori a quella soglia e l'azzeramento per quelle superiori a cinque volte il minimo.

- PENSIONI, AGGANCIO AL 2013: Si anticipa al primo gennaio 2013 l'aggancio delle pensioni all'aspettativa di vita. Dal 2013 dunque l'incremento sarà di 3 mesi.

- PENSIONI ANZIANITÀ: I lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione di anzianità nel 2012 dovranno posticipare di un mese il loro collocamento a riposo.

- PRELIEVO 5-10% SU PENSIONI D'ORO: Contributo di solidarietà fino al 2014 per le cosiddette pensioni d'oro, cioè superiori ai 90 mila euro annui. Il contributo ammonta al 5% per la parte eccedente i 90.000 euro, e del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro.

- DA 2013 PRIVATIZZIAMO: Scatta dal 2013 il programma per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali. Il governo inoltre formulerà alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazioni delle attività economiche. Ma se così non fosse, trascorsi 8 mesi dalla data di entrata in vigore della manovra, «ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà libero»

- CAMBIA IMPOSTA DOSSIER TITOLI: Cambia l'imposta di bollo sul dossier titoli: sarà di 34,20 euro per i depositi sotto i 50.000. Poi viene dettagliata in modo diverso negli anni successivi.

- COMUNI VIRTUOSI, SI CAMBIA: Cambiano i criteri di virtuosità dei comuni per l'applicazione del patto di stabilità interno. Ci sarà la «convergenza tra spesa storica e costi e fabbisogni standard». I Comuni dovranno associarsi.

- STOCK OPTION: L'aliquota del 10% si applicherà a tutta la perte eccedente la parte fissa della retribuzione.

- AMMORTAMENTO A 2%: La quota di ammortamento finanziario deducibile non può essere superiore al 2% del valore dei beni in concessione. Questo norme non si applicano ai concessionari di autostrate e trafori, per quest'ultimi l'intervento cambia e la percentuale di deducibilità delle quote del fondo di ripristino scende dal 5 all'1%.

- ACCISE BENZINA: Gli aumenti delle aliquote delle accise disposte il 28 giugno 2011 «restano confermate a decorrere dal primo gennaio 2012».

AVVOCATI PDL IN RIVOLTA,STOP A LIBERALIZZAZIONE Gli attacchi speculativi ai titoli di Stato non intimoriscono avvocati e notai del Pdl che, di fronte ad un emendamento del governo che avrebbe liberalizzato le loro professioni, hanno minacciato di non votare la manovra, su cui tutto il resto del Parlamento si era impegnato a vararla entro sabato. L'eliminazione dell'emendamento ha riportato la calma nella maggioranza ma ha suscitato feroci critiche tra le opposizioni, deluse dagli altri emendamenti di governo e relatore che a loro giudizio rendono più iniquo il decreto. A mostrare che le acque erano agitate nella maggioranza è la girandola di riunioni che nel primo pomeriggio si sono susseguite quando il relatore, Gilberto Pichetto Fratin (PDl) ha scritto gli emendamenti da portare in commissione Bilancio. Tra i vari incontri anche alcuni dal presidente Renato Schifani, prima con i soli capigruppo, Maurizio Gasparri (Pdl) e Federico Bricolo (Lega) e i sottosegretari, e poi anche con il ministro Giulio Tremonti. Poi una raccolta di firme tra i potentissimi parlamentari-avvocati del Pdl (in tutto 44 tra Camera e Senato) ha fatto comprendere che la faccenda era seria.

Se passava l'emendamento che liberalizzava le professioni loro, la manovra, non la votavano. È seguita una lettera aperta di 22 senatori del Pdl, anche se c'è chi, come il torinese Agostino Ghiglia si è dissociato. Poi Gasparri ha sancito che il tema «non è all'ordine del giorno». Pesanti le critiche delle opposizioni con Felice Belisario, capogruppo Idv al Senato, che ha parlato di «gioco delle tre carte» del governo. La tempesta, poi rientrata, sulla liberalizzazione del'ordine degli avvocati ha oscurato gli altri emendamenti, nel frattempo depositati dal relatore, che inaspriscono la manovra con misure impopolari, a partire dal ticket sulle ricette e le visite specialistiche che scatterà da lunedì. Per non parlare dei tagli alle detrazioni fiscali che scatteranno da settembre se non si approva la delega fiscale. L'opposizione, come ha spiegato Anna Finocchiaro, è rimasta «delusa» dopo le aperture fatte da Tremonti martedì. Insomma, ha detto anche il relatore di minoranza Giovanni Legnini (PD), la manovra è addirittura «peggiorata» il che non farà però cambiare atteggiamento a Pd, Idv e Udc.

Voteranno 'nò, ma non faranno ostruzionismo, in modo che il decreto sia approvato a Palazzo Madama domani alle 14. In particolare, il Pd, a partire dal segretario Pier Luigi Bersani, ha ribadito la richiesta a Berlusconi di dimettersi una volta approvata la manovra. E anche il segretario Udc Lorenzo Cesa ha chiesto che sia formato un nuovo governo. Tutte richieste respinte dalla maggioranza. Domani nell'aula del Senato il governo potrebbe ricorrere alla fiducia non tanto per fermare l'ostruzionismo delle opposizioni, ma temendo i 'mal di pancià dentro il centrodestra. Poi il testo passerà alla Camera dove il provvedimento sarà blindato con un nuovo voto di fiducia venerdì, quando alle 19 verrà approvata la manovra più 'sprint' della storia repubblicana.

PRIVATIZZAZIONI DAL 2013
Si partirà dalle municipalizzate, le società pubbliche controllate dai comuni, e si potrà arrivare - dopo il 2013 - alla messa sul mercato di quote dei 'big' ancora nel portafoglio del ministero dell'Economia. La manovra riapre il capitolo privatizzazioni. Entro il 31 dicembre del 2013 il ministro dell'Economia, raccolto il parere del Comitato di consulenza globale e di garanzia per le privatizzazioni, metterà a punto «uno o più programmi - è scritto nell'emendamento inserito in Manovra - per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali; i programmi di dismissione, dopo l'approvazione, sono immediatamente trasmessi al Parlamento». Il segnale è anche i mercati. La vendita di asset, infatti, non migliora il deficit, cioè il 'rossò annuale che emerge da entrate ed uscite, ma consente di ridurre direttamente il debito pubblico, che è il grande fardello che l'Italia si porta addosso.

«Dobbiamo certamente iniziare un processo di privatizzazioni, passata la crisi», ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti parlando dal palco dell'assemblea dell'Abi. I comuni - ha poi aggiunto - «saranno spinti a vendere i loro asset da un meccanismo di incentivi e disincentivi che sarà introdotto nel loro patto di stabilita». Il ministro ha quindi assicurato che non sarà toccato il settore dell'acqua, sul quale è stato chiaro il verdetto del recente referendum. «Non possiamo vendere l'acqua - ha detto - ma questo dipende dalla volontà generale e non da fattori politici. Come per il nucleare. Fattori che dovrebbero essere messi nel calcolo del Pil. Si tratta di responsabilità comuni che dobbiamo condividere nel positivo e nel negativo rispettando la diversità delle opinioni». Si parte dalle municipalizzate dunque che - secondo uno studio della Fondazione Mattei e di Unioncamere, sono oramai lievitate: sono 5.150, 7,5 a testa per ciascun ente territoriale.

«Bene», ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia commentando quello che è stato sempre un cavallo di battaglia degli industriali, per i quali le società pubbliche sono considerate fonte di alterazione della concorrenza. «Bisognerebbe partire da tutte le società di servizi pubblici locali - ha spiegato - e, poi, dal patrimonio immobiliare dello Stato a livello nazionale e regionale, per un valore di 500 miliardi di euro. Ci sono anche alcune società a partecipazione pubblica, ma io partirei dai servizi pubblici locali». Non è escluso che si possa aprire una nuova stagione di privatizzazioni, che riguardi anche le grandi società. L'emendamento - ha spiegato il relatore alla manovra, Gilberto Pichetto Fratin - prevedrebbe «un'autorizzazione al governo a cedere quote di società a partecipazione pubblica» e «ci potrebbe essere anche qualcosa di grande». I pacchetti azionari in mano al governo sono tanti, da Eni ad Enel, da Finmeccanica a Poste, passando per Ferrovie dello Stato, Enav, Sace, Fintecna e Poligrafico dello Stato.

«Chi fa nomi mente», avverte comunque il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, mentre proprio all'interno della maggioranza il dibattito non è univoco. Al portavoce del Pdl, Daniele Capezzone che gioisce per «l'accelerazione liberale» fa da contrappeso il ministro per la Gioventù Giorgia Merloni secondo la quale le privatizzazioni sono un tema «buono per i titoli dei giornali».

BERSANI: DOPO OK, CHIEDIAMO VOTO
Dopo la Manovra bisogna aprire una fase politica nuova per far
riprendere il cammino al paese. Per noi la strada maestra sono le elezioni ma noi siamo pronti a considerare, anche se non sembrano probabili gli spazi, una fase di transizione per cambiare la legge elettorale». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, oggi a Beirut nell'ambito del suo giro in Medio Oriente, chiede le dimissioni del Governo dopo l'ok alla Manovra. «Serve una fase nuova - sostiene Bersani - con nuovi protagonisti e non con chi ci ha portato fin qui. Il nostro senso di responsabilità mostrato davanti alla Manovra ci dà la forza per dire che noi non siamo d'accordo con la politica economica di questo governo che è sempre stata sbagliata». E quindi per Bersani «c'è un problema politico: l'assenza di un governo capace di chiamare gli italiani ad un cambiamento. Con la Manovra purtroppo non risolveremo tutto».

ERRANI: FEDERALISMO FISCALE NON ATTUABILE «Con questa manovra è chiaro che il federalismo fiscale non è attuabile». Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine dell'incontro con il governo. «Serve una verifica complessiva sui decreti attuativi del federalismo e sulla legge delega. Non si può parlare di federalismo ed essere, al tempo stesso, in una situazione così critica».

REGIONI: SÌ IN TEMPI STRETTISSIMI Le Regioni condividono la necessità di varare una manovra correttiva «da approvarsi in tempi ristrettissimi per rispondere in termini autorevoli alla speculazione finanziaria». È questo, in sintesi, da quanto si apprende, il contenuto del documento che i governatori stanno presentando in questi minuti al governo al ministero dell'Economia. I presidenti evidenziano però, «l'iniquità della manovrà che può pregiudicare i livelli dei servizi erogati sul territorio».
I presidenti delle Regioni fanno notare, nel documento, che la manovra approvata dal Consiglio dei ministri «ancora una volta pone il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica sulle Regioni». Tra il 2011 e il 2014, ricordano, il concorso alla manovra delle autonomie locali è pari a 21.692 miliardi di euro di cui 16.372 a carico delle sole Regioni.

OPPOSIZIONI: NOI VOTIAMO NO I gruppi parlamentari di opposizione preso atto della decisione del governo di porre la fiducia sul testo del decreto che sarà approvato al Senato, nel confermare la decisione di consentire la votazione finale entro la giornata di venerdì, non presenteranno odg ed emendamenti sui quali è in corso attualmente il confronto tra maggioranza e opposizioni a Palazzo Madama, ed esprimeranno nel voto di fiducia e nel voto finale il loro giudizio negativo sulla manovra.

LEGA: FIDUCIA ALLA CAMERA Il governo porrà la questione di fiducia alla Camera sulla manovra economica. Lo ha reso noto il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni al termine della Conferenza dei capigruppo. «L'opposizione - ha spiegato Reguzzoni - voterà no, ma la fiducia passerà lo stesso perchè la maggioranza è forte e coesa», ha puntualizzato Reguzzoni.

DI PIETRO: "È ULTIMA FIDUCIA, POI DIMISSIONI BERLUSCONI" «È l'ultima fiducia che il Paese può sopportare da questo governo. Noi siamo stati responsabili e abbiamo cercato di accorciare i tempi per evitare lunedì nuove speculazioni contro i mercati italiani. Però poi basta. Da martedì dentro e fuori il palazzo, non faremo altro che chiedere le dimissioni di questo governo incapace e inefficiente che sta mettendo in ginocchio il Paese». Lo dichiara il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro.

MARCHIONNE: ITALIA NE USCIRÀ «Vivere in un paese come l'Italia» che in questo momento sembra essere sotto attacco particolare della speculazione «non è facile, ma sono fiducioso che l'Italia possa trovare le risposte giuste per uscire dalla crisi. Sono un ottimista di natura». Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne nel corso di un intervento alla Swiss-American Chamber of Commerce.

COLDIRETTI: PER IMPRESE AGRICOLE NORMA ANTICRACK Gli imprenditori agricoli in stato di crisi o di insolvenza possono beneficiare di agevolazioni per la ristrutturazione dei debiti e la ripresa dell'attività economica. È stato infatti approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto sulla manovra che estende per la prima volta anche al comparto agricolo la norma «anticrack» che era prevista esclusivamente per le imprese commerciali. Le aziende agricole possono infatti accedere alle procedure di cui agli articoli 182-bis e 182-ter del regio decreto 16 marzo 1942. Lo comunica la Coldiretti L'Aquila informando che «ai sensi dell'articolo 182-bis della legge fallimentare le imprese in stato di crisi, previo accordo con i creditori che rappresentino almeno il sessanta per cento dei crediti, possono proporre un piano di ristrutturazione dei debiti, che deve essere approvato dal tribunale, con abbattimento di una quota del capitale». Si tratta di una transazione fiscale, disciplinata dall'art. 182-ter della legge fallimentare, che rappresenta una particolare procedura «transattiva» tra fisco e contribuente, collocata nell'ambito del concordato preventivo e degli accordi di ristrutturazione, avente ad oggetto la possibilità di pagamento in misura ridotta o dilazionata del credito tributario e di quello contributivo. Abbiamo valutato molto positivamente l'estensione della norma alle imprese agricole - ha dichiarato Raffaello Betti, direttore della Coldiretti L'Aquila - si tratta infatti di un provvedimento che potrebbe contribuire a risollevare le sorti di quelle aziende dell'aquilano che mai, come in questa delicata fase congiunturale, si sono trovate a far fronte a numerose difficoltà.

FMI PROMUOVE L'ITALIA La crescita italiana è modesta e va rafforzata con riforme: è una priorità con il risanamento dei conti pubblici, che va attuato con una razionalizzazione delle spese. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) promuove l'azione del governo, che ha raggiunto facilmente gli obiettivi di bilancio del 2010. E invita ad andare avanti con il «risanamento» per ridurre l'elevato debito che è uno dei fattori che la rende vulnerabile alla crisi del debito europea. L'Italia - afferma il Fmi nell'Article Iv - non è immune al rischio contagio ed è vulnerabile alle turbolenze del mercato. Ma ha punti di forza, quali i solidi bilanci delle famiglie e l'elevato tasso di risparmio. Un risanamento fiscale sostenibile per l'Italia deve basarsi su una razionalizzazione delle spese in base a chiare priorità, aggiunge il Fmi. «L'intenzione del governo di intraprendere un'ampia revisione delle spese pubbliche è incoraggiante». «Riforme del sistema pensionistico importanti sono già state attuate e c'è spazio per ulteriori misure per generare risparmi». Il mercato del lavoro - evidenzia il Fondo - è debole e c'è un gap di competitività con i salari che sono cresciuti più della produttività con un calo della competitività. «L'Italia sta sperimentando una crescita economica modesta spinta dalle esportazioni». Il pil è previsto crescere quest'anno dell'1%, con deficit al 4,1% e un debito pubblico al 120,6%. La crescita va aiutata con riforma strutturali«: un ampio pacchetto di riforme è necessario per aumentare ulteriormente la produttività e rafforzare il potenziale di crescita». «Le autorità hanno raggiunto in modo facile i target di bilancio del 2010. Il deficit è sceso dal 5,3% del 2009 al 4,5% del 2010, ben al di sotto del target del 5%. Il miglioramento riflette una buona performance delle entrate e contenute spese di bilancio. L'aumento delle imposte indirette ha bilanciato il calo delle entrate di capitale» osserva il Fmi. «Il positivo trend di bilancio è continuato nei primi mesi del 2011». Ma il debito pubblico italiano è elevato e lo resterà a causa di ostacoli strutturali di lunga data. «L»impegno delle autorità a ridurre il deficit sotto il 3% nel 2012 e vicino allo zero nel 2014 è positivo. Il recente pacchetto di misure di medio termine è un importante passo in avanti per rendere questi obiettivi raggiungibili. L'attuazione del pacchetto è essenziale. Il piano di risanamento è appropriato ma la sua attuazione potrebbe essere problematica. Le banche italiane hanno navigato la crisi, la «qualità dei loro asset è peggiorata negli ultimi due anni con il rallentamento economico. La redditività sarà indebolita dai crescenti costi di finanziamento. La ricapitalizzazione in corso da 12 miliardi di euro le sta rafforzando. L'attuazione di Basilea 3 richiederà un sostanziale aumEnto di capitale».

LA BORSA ACCELERA Accelera Piazza Affari a circa due ore e mezza dall'avvio delle contrattazioni con gli indici che si portano in rialzo di oltre due punti percentuali: il Ftse Mib sale del 2,18% e il Ftse All Share del 2,05%. I mercati sembrano dunque credere alla volontà, espressa in modo bipartisan dalla politica, di considerare una priorità il controllo dei conti pubblici e di assicurare un'approvazione rapida della manovra correttiva, come richiesto anche dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi nel suo discorso all'assemblea dell'Abi. Gli effetti si vedono anche sui titoli di Stato con gli spread Btp-Bund scesi di quasi 16 punti base a 270 punti.

TREMONTI LANCIA LE PRIVATIZZAZIONI La manovra «sarà accompagnata da chi si prende la responsabilità di averla presentata». È quanto afferma il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel suo intervento all'assemblea Abi citando una frase riportata da Tito Livio 'hic manebimus optime' (qui staremo benissimo). I comuni, ha detto Tremonti, «saranno spinti a vendere i loro asset da un meccanismo di incentivi che sarà introdotto nel loro patto di stabilità». Tremonti ha parlato di possibili privatizzazioni che escludono l'acqua. «Naturalmente c'è bisogno di qualcuno che compra e non si può privatizzare a prescindere dal mercato». «Dobbiamo certamente iniziare un processo di privatizzazioni, passata la crisi».

(fonte leggo.it)

martedì 12 luglio 2011

Crisi, Ue pronta a nuove misure

"Norme studiate per consolidare la stabilità della zona euro"

"La Ue è pronta a prendere nuove misure per la stabilità della zona euro, e per consolidare la sua resistenza al rischio di contagio della crisi". E' quanto si legge in un comunicato diffuso al termine dell'eurogruppo. "Siamo pronti a rendere l'attuale fondo di salvataggio più flessibile nel tentativo di fermare la crisi del debito in corso, per impedire che si possa estendere ad altri Paesi come Italia e Spagna", ha spiegato Jean-Claude Juncker.
"Le 17 nazioni dell'Euro sono assolutamente impegnate a salvaguardare la stabilità della moneta comune", ha spiegato il presidente dell'eurogruppo al termine di 8 ore di colloqui tra i ministri delle Finanze dei Diciassette. Nel dettaglio Juncker ha comunicato che i ministri cercheranno di dare ai Paesi che hanno ricevuto il prestito più tempo per ripagare i propri debiti e di abbassare i tassi di interesse.

Grecia, pronto un piano bis
"Oggi abbiamo deciso che ci sarà un nuovo piano per la Grecia, questo è sicuro". Lo ha detto il presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker, al termine della riunione dei 17 ministri dell'euro. "Dobbiamo fare in modo che il debito greco diventi più sostenibile, e le indicazioni date oggi vanno in questa direzione", ha spiegato.

Juncker: "Focus della riunione non sull'Italia"
Il consiglio dei ministri delle finanze dell'area euro non ha discusso specificamente dell'Italia ma più in generale della necessità di difendere la stabilità finanziaria nell'area euro ed evitare possibili contagi. Lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, spiegando che anche il vertice di stamani con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e quello della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet "non era convocato sull'Italia ed era un vertice convocato regolarmente".

(fonte tgcom.it)

lunedì 11 luglio 2011

Pressing della Germania sull'Italia: "Dovete subito approvare la manovra di bilancio"

Telefonata del cancelliere Merkel a Berlusconi: "Abbiamo fiducia nel vostro Paese"

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha chiamato Silvio Berlusconi per invitare l'Italia ha dare un segnale forte ai mercati con una rapida approvazione della manovra finanziaria con la riforma per il contenimento del debito. Secondo la Merkel c'è fiducia nell'area euro e bisognerà anche accelerare le misure internazionali per sostenere la Grecia.
Il Cancelliere tedesco Angela Merkel si è detta fiduciosa sulla capacità dell'Italia di intraprendere riforme di bilancio ma che il Paese deve mandare con urgenza dei chiari segnali in merito, per ripristinare la fiducia nella zona euro.

Il capo del governo tedesco ha inoltre riferito di aver parlato al telefono con il premier italiano Silvio Berlusconi. Merkel ha sottolineato che la Germania sia consapevole del fatto che la Grecia abbia bisogno al più presto di un secondo pacchetto di salvataggio.

I vertici finanziari della zona euro sono impegnati in una riunione straordinaria sulla Grecia e sul peggioramento della situazione italiana, in seguito all'acutizzarsi dei timori di un contagio della crisi del debito sovrano.

(fonte tgcom.it)

BORSE EUROPEE IN CALO. PIAZZA AFFARI CEDE IL 2%

Le Borse europee, a metà seduta, incrementano le perdite con l'indice d'area Stxe 600 che cede oltre mezzo punto percentuale. I mercati guardano al vertice dell'Eurogruppo impegnato a definire la questione greca con Atene che cede oltre il 3%. Dopo il venerdì nero c'è grande attenzione anche sull'Italia, sotto attacco della speculazione. Milano è tra le Piazze azionarie maggiormente sotto pressione (Ftse Mib -2,5%, Ftse Alla Share -1,8%): le vendite piegano in particolare Parmalat (-4,5%), Fiat (-3,6%) e Intesa SanPaolo (-5,08%) con il downgrade a 'neutral' di Hsbc. A livello settoriale la maglia nera è degli assicurativi (sottoindice dj stoxx -2,2%) dove si salva solo FonSai (+2,4%). Continuano a cedere anche banche (-1,3%) e auto (-1,55) a cui si aggiungono i media (-1,3%) con BSkyB che perde il 5,2% e Mediaset il 2,2%, dopo la sentenza del Lodo Mondadori.
Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee. - Londra -0,40% - Parigi -1,48% - Francoforte -1,05% - Madrid -1,81% - Milano -2,00% - Amsterdam -1,10% - Stoccolma -1,00% - Zurigo -0,65% - Atene -3,19%.
CALA PIAZZA AFFARI Italia ancora nel mirino della speculazione per la crisi del debito dell'eurozona: dopo il venerdì nero, Piazza Affari ha aperto con ribassi superiori al punto percentuale e lo spread tra Btp e Bund decennali ha sfondato nuovi massimi oltre i 260 punti. L'euro viaggia a ridosso dei minimi di seduta di 1,4117 dollari contro 1,4264 degli ultimi scambi di venerdì scorso a New York.
La Borsa di Milano ora registra perdite dell'1,50% - accusando la pressione sui titoli bancari - e tutti i principali listini del Vecchio Continente registrano decisi ribassi, in un mercato condizionato dall'attesa per la riunione dell'Eurogruppo incentrata sull' emergenza Grecia, ma anche sul contagio della crisi dopo gli attacchi della speculazione contro l'Italia. Lo spread Btp-Bund ha raggiunto i 268 punti, nuovo record dall'introduzione dell'euro dal precedente massimo toccato venerdì scorso a 248 punti, evidenziando fin dall'apertura una forte tensione sui titoli del Tesoro. A nuovi record anche il rischio debito dell'Italia misurato dai credit-default swaps che hanno segnato un balzo a quota 279.
Sotto tiro anche la Spagna con lo spread rispetto al Bund che vola ai massimi oltre i 300 punti. L'ondata non risparmia neanche la Francia: lo spread con il Bund si è allargato a 63 punti. E insieme ai Paesi della periferia dell'eurozona, sono sotto pressione Belgio e Austria, con gli spread ai massimi da inizio anno, e Olanda e Finlandia che rivedono i livelli più alti dall'estate del 2009.
LE PAROLE DELLA CRISI Di seguito un glossario dei termini più utilizzati per capire l'attacco della speculazione contro l'euro:
BTP-BUND - Sono titoli di Stato pluriennali italiani (Btp, buoni del tesoro poliennali) e tedeschi (Bund). Con le loro emissioni i due stati si finanziano sui mercati. Il loro rendimento, che viene fissato con un'asta, è un indice della salute finanziaria e della credibilità dei due paesi. Questa mattina sul mercato secondario il Btp decennale ha raggiunto il massimo spread (vedi voce) con i Bund tedeschi: questo significa non solo che per l'Italia diventa più caro ripagare il debito pubblico (vicino al 120% del Pil), ma anche che le previsioni dei mercati sulla salute finanziaria del paese sono negative.
SPREAD - È una misura del rischio di insolvenza associato a un titolo di stato e, di conseguenza, della salute finanziaria di un Paese. Tecnicamente è il differenziale, valutato dal mercato, tra il rendimento di quel titolo e il rendimento di un titolo corrispondente di uno Stato considerato privo di rischio, come la Germania. Questa mattina lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi a 10 anni ha superato i 260 punti. È un record dall'introduzione dell'euro e indica un aumento del costo per l'Italia di finanziarsi sui mercati. Nuovi picchi hanno raggiunto anche gli spread di Portogallo (1.048 punti) e Irlanda (1.019 punti), ma anche la Francia (62,3 punti) è al massimo livello da marzo 2009.
RATING - Le agenzie di rating sono società private indipendenti che valutano il rischio associato a un titolo o a chi lo emette, sia un ente privato o pubblico, come uno Stato. Il loro giudizio è sintetizzato nel rating, un punteggio (espresso in lettere e cifre) che rappresenta la capacità dell'emittente di far fronte ai propri impegni e ha un enorme impatto sulle decisioni degli investitori. Le principali agenzie di rating - Standard & Poor's, Moody's e Fitch - sono oggetto di forti critiche per il loro ruolo nella crisi. L'Unione europea e l'Fsb sono al lavoro a una riforma per limitare la loro influenza sui mercati.
SOSPENSIONE TITOLI - Per evitare turbolenze eccessive sui mercati, al variare dei prezzi di un titolo oltre una certa soglia (che per le azioni è del 10%) le negoziazioni su quel titolo vengono automaticamente sospese. La sospensione può avvenire anche su decisione discrezionale della Consob. Alla sospensione segue un'asta di volatilità per fissare un nuovo prezzo. Per esempio, questa mattina le azioni della Cir sono state sospese per eccesso di ribasso. In seguito all'asta di volatilità sono state riammesse agli scambi.
VENDITE ALLO SCOPERTO - Le vendite allo scoperto (o 'short selling') sono operazioni che sfruttano la possibilità, prevista sui mercati finanziari, di vendere titoli senza averne l'effettivo possesso e di acquistarli solo in seguito per consegnarli alla controparte. Di solito sono legate ad attese - o a speculazioni - su un prezzo in calo e possono rappresentare un 'pericolò e una fonte di ulteriore instabilità dei mercati, se effettuate da grandi investitori come gli hedge fund. Per questo ieri la Consob ha imposto un obbligo di comunicazione per le vendite allo scoperto di dimensioni importanti. L'obbligo scatta per le operazioni che raggiungono lo 0,2% del capitale della società e, successivamente, a ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale.

(fonte leggo.it)

BENZINA, AUMENTI SENZA FINE. LA VERDE AL SUD FINO A 1,67 €

Fine settimana all'insegna dei rialzi sulla rete carburanti italiana. La fuga in avanti di Eni ha, infatti, favorito un aumento generalizzato di circa 2 centesimi dei prezzi raccomandati. Impennata anche per i prezzi praticati sul territorio, segnala quotidianoenergia.it dove in media tutte le compagnie hanno superato abbondantemente la soglia di 1,6 centesimi sulla benzina e al Sud si raggiungono picchi record di 1,67 euro/litro. Il diesel è ormai ad un passo di quota 1,5 euro/litro nei valori medi. Nel dettaglio, informa quotidianoenergia.it, Esso è salita di 1,5 centesimi su benzina e diesel, IP rispettivamente di 2,4 e 2 centesimi, Q8 e Shell di 2 centesimi in entrambi i casi, Tamoil di 2,2 centesimi e TotalErg di 2,2 centesimi nel caso della verde e di 2 sul gasolio. Il diesel ha ampiamente oltrepassato in alcune aree del Paese la soglia di 1,5 euro e si sfiora 1,52 euro/litro. Aumenti (anche se più contenuti) si registrano anche per le no-logo. A livello Paese, il prezzo medio praticato della verde (in modalità servito) va dall'1,609 euro/litro degli impianti Tamoil all'1,618 euro/litro dei punti vendita IP (no-logo a 1,532). Per il diesel si passa dall'1,487 euro/litro dei punti vendita Esso all'1,493 euro/litro degli impianti IP (no-logo a 1,409 euro/litro). Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,734 euro/litro dei punti vendita Eni allo 0,751 degli impianti Shell (a 0,722 euro/litro le no-logo).

(fonte leggo.it)