venerdì 23 aprile 2010

Fiat, il piano presentato a Scajola

In Borsa il titolo ancora in rialzo

L'amministratore delegato, Sergio Marchionne, e il neo presidente della Fiat, John Elkann, si sono recati dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, per illustrare anche al governo, dopo la presentazione agli analisti finanziari, il piano industriale del gruppo. "Oggi parliamo del piano A" ha dichiarato Marchionne arrivando in via Veneto.

Il giorno dopo l'annuncio dello spin-off di Cnh, Iveco e di alcune attività di PowerTrain, che confluiranno nella nuova Fiat Industrial, il titolo del gruppo parte bene a Piazza Affari, beneficiando anche delle indicazioni positive dagli analisti. Credit Suisse conferma il giudizio "outperform" e alza il target price da 11,5 a 14 euro.

Mentre il piano veniva presentato al ministro Scajola, un altro ministro, il titolare del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi ha espresso "un cauto ottimismo sulla possibilità che la crescita del gruppo converga con una ricaduta positiva sul settore occupazionale, specie se ci sarà disponibilità a sostenere accordi sui siti produttivi".

Pomigliano, Marchionne: "Senza accordo con sindacati, non investiamo"
Al termine dell'incontro con il ministro Scajola, Sergio Marchionne ha commentato l'annunciato raddoppio della produzione di auto nell'arco del piano industriale 2010-2014: "Ha visto? Facciamo miracoli!". Poi l'ad di Fiat si è soffermato a parlare degli investimenti e dei sindacati: "Anche se ci vorranno cinque anni per spenderli, faremo più o meno venti miliardi di investimenti: direi che i sindacati si possono accontentare". Poi, alla domanda se l'annunciato aumento dell'occupazione dei dipendenti Fiat in Italia sarà al lordo o al netto della chiusura dello stabilimento siciliano, l'ad del gruppo ha risposto: "Il discorso su Termini è stato già chiuso". Su un altro stabilimento importante: "Il potenziamento di Mirafiori sarà incredibile, lì bisogna fare più di 200 mila vetture l'anno", ha aggiunto. Quanto a Pomigliano d'Arco, Marchionne ha lanciato un avvertimento al sindacato: "Se non troviamo l'accordo sono disposto a non investire". Per l'ad significa la necessità di trovare un'intesa sulla flessibilitaà del lavoro per lo stabilimento. "A Pomigliano bisogna chiudere e se non si chiude l'investimento non parte". "Ci sono 700 milioni che stanno aspettando che qualcuno decida di mettersi d'accordo".

Bonanni, Cisl: "Fiat non abbia paura di garantire migliori guadagni ai lavoratori"
Intanto, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, è intervenuto su Radio24: "Come noi non abbiamo paura se la Fiat vuole sfondare il tetto della produzione, così Torino non abbia paura di garantire migliori guadagni ai lavoratori".

Gabetti: "Nuovo capitolo in storia Fiat, nessuno fugge dall'Italia"
Alla soddisfazione di Sergio Marchionne per il passo compiuto si aggiunge quella di Gianluigi Gabetti, presidente onorario di Exort e braccio destro sul versante finanziario della famiglia Agnelli. Con il piano, dice al Sole 24 Ore, "si apre un nuovo capitolo della storia della Fiat che affronta in modo razionale la globalizzazione". Gabetti, nell'aula del tribunale di Torino dove si celebra il processo Ifil Exor, ha aggiunto: "Marchionne non è un visionario. Quello che ha detto non sono favelle al vento ma concetti ragionati. Le sue sono visioni che hanno contenuti concreti. E John Elkann, per la formazione che ha ricevuto, è l'uomo giusto". "Al centro ci sarà l'idea che la finanza serve a produrre industria e lavoro. Le ristrutturazioni in corso in Italia e nel mondo rispondono a questo criterio". Secondo Gabetti è questa l'idea della Fiat globale di Sergio Marchionne e di John Elkann.
"Nessuno fugge dal nostro Paese - ha sottolineato Gabetti - Fiat è un gruppo italiano, il suo presidente è un giovane italiano, ma Chrysler ci riapre il mercato Usa, il Brasile sarà protagonista del nuovo mondo industriale, Russia, India e Cina devono vedere attivo il nostro marchio nel XXI secolo".

Wall Street Journal e Financial Times "promuovono" Marchionne
Il Financial Times e il Wall Street Journal dedicano ampio spazio allo spin-off. La decisione di separare l'auto dagli altri business di Fiat richiederà tempo per generare valore, e gli obiettivi indicati mercoledì rappresentano una sfida impegnativa. Ma "a suo vantaggio - scrive il Financial Times nella Lex Column - Marchionne ha il fatto che i target fissati nel 2004 sembrarono ugualmente impegnativi". Il quotidiano statunitense ricorda che la separazione dell'auto dalle altre principali attività dovrebbe "aiutare a togliere Fiat dal persistente sconto del suo valore di Borsa legato al fatto di essere una conglomerata": il gruppo, insomma, valeva meno della somma delle sue parti. Ma "ciò richiederà un'ulteriore ristrutturazione".

Il Wall Street Journal sottolinea invece che le decisioni annunciate da Marchionne fanno parte di un piano più ampio che potrebbe sfociare alla fine in una fusione con Chrysler: "Marchionne non l'ha esclusa, ma ha messo in evidenza che non è in programma per ora". Un piano - che punta a produrre sei milioni di vetture fra Fiat e Chrysler e raddoppiare i margini operativi entro il 2013 - che merita la fiducia degli investitori perché Marchionne ha saputo superare simili difficoltà in passato, scrive il WSJ. Ma per Chrysler, la possibilità che Fiat salga oltre il 50% è legata alla riduzione del debito della casa americana verso il Tesoro Usa dai 9,6 miliardi di dollari attuali a tre miliardi, un piano che richiede la quotazioni in borsa e quindi "la prova di un decisa ristrutturazione di Chrysler che vada oltre il suo incoraggiante utile operativo trimestrale". "Una Fiat da sola - conclude il Wsj - è una grossa scommessa sull'operato di Marchionne e sulla sua capacità di Marchionne di fare magie".

(fonte tgcom.it)