Dati allarmanti nel rapporto "Obiettivo crescita": solo Irlanda, Spagna e Polonia peggio di noi Aumenta il gap di produttività. "La recessione ha abbassato gli standard di vita e di occupazione su basi durevoli"
ROMA - L'Italia è tra i paesi dell'Ocse che maggiormente subiranno gli effetti della crisi. E' quanto afferma l'Ocse nel rapporto "Obiettivo crescita" nel quale stima che complessivamente, nel lungo periodo, la crisi si tradurrà per l'Italia in un calo di 4,1 punti di Pil, contro una media Ocse di 3,1 punti. In situazione peggiore rispetto all'Italia ci sono solo l'Irlanda (sulla quale la crisi si tradurrà in una perdita di 11,8 punti di Pil), la Spagna (-10,6) e la Polonia (-4,4).
Ventesimi per Pil pro capite e produttività. L'Italia è al ventesimo posto, sui trenta paesi dell'Ocse, sia per quanto riguarda la produttività sia il Pil pro-capite. A causa della crisi, lo scarto in termini di produttività tra l'Italia e gli altri principali paesi membri "si è ampliato", arrivando al 25%. La differenza di Pil per ora di lavoro, rispetto alla "metà superiore" dei 30 paesi Ocse, è arrivata oltre il 20%, mentre quella del Pil pro-capite sfiora il 30%. "I risultati dell'Italia sulla produttività sono rimasti mediocri", scrive l'Ocse, anche se "il comportamento del mercato del lavoro, sia per il tasso di attività che per quello di disoccupazione, è regolarmente migliorato fino a quando l'economia è stata toccata dalla crisi".
Ridurre le tasse su lavoro e pensioni e basta condoni. - L'Italia deve ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni, suggerisce il rapporto, oltre ad aumentare le deduzioni sull'Irap. Allo stesso tempo, finanziando le riduzioni fiscali con la lotta all'evasione, dovrà porre fine ai "condoni fiscali". Lo studio sottolinea che il peso del fisco nel nostro paese è decisamente superiore a quello dell'area degli altri paesi industrializzati. In particolare, per un single a basso reddito e senza figli la pressione fiscale nel 2008 sì è avvicinata al 45%, mentre è sotto il 35% nell'area Ocse. Per una persona sposata, con medio reddito e due figli, la tassazione supera il 35%, contro una media Ocse vicina al 27%.
L'Ocse raccomanda inoltre all'Italia di ridurre la presenza dello Stato nell'economia, "accelerando le privatizzazioni e sopprimendo le golden share" e gli ostacoli normativi alla concorrenza, e "rinforzando ancora le autorità di controllo". L'Italia, prosegue ancora l'Ocse, deve poi "migliorare il tasso di scolarizzazione e di riuscita nell'istruzione superiore", anche "accrescendo il livello dei finanziamenti privati" soprattutto in ambito universitario. E' necessario inoltre, afferma l'Ocse, riformare la governance delle imprese, "rafforzando il ruolo degli amministratori indipendenti e i diritti degli azionisti di minoranza", decentralizzare le negoziazioni salariali e rinforzare gli incentivi all'innovazione.
Padoan: ripresa debole e instabile. - La ripresa economica dei paesi dell'area appare "debole e instabile" e potrebbe essere aiutata dalle riforme strutturali, a partire dal mercato del lavoro, osserva ancora il rapporto. "La recessione ha lasciato cicatrici profonde che resteranno visibili per molti anni ancora", osserva il capo economista dell'organizzazione parigina Pier Carlo Padoan, aggiungendo che tuttavia "c'é ancora tempo per ridurre queste cicatrici attraverso una appropriata azione politica".
"La recessione ha abbassato gli standard di vita e di occupazione su basi durevoli e al tempo stesso ha messo a rischio la sostenibilità delle finanze pubbliche", conclude l'Ocse, sottolineando come si possano contenere i danni di lungo termine generati dalla crisi con investimenti in ricerca e infrastrutture e politiche che consentano di rendere il mercato del lavoro più flessibile e di ridurre i deficit di bilancio.
(fonte repubblica.it)