«Nel 2009, rispetto all'anno precedente, il valore delle esportazioni italiane registra una flessione del 21,4 per cento, dovuta a consistenti riduzioni tendenziali dei flussi sia verso i paesi Ue (meno 23,7 per cento) sia, in misura più contenuta, verso i paesi extra Ue (meno 18,1 per cento). Tutte le ripartizioni territoriali fanno rilevare flessioni nelle esportazioni, con diminuzioni superiori a quella media nazionale per l'Italia insulare (meno 39,5 per cento, dovuta alla forte riduzione del valore delle vendite all'estero di prodotti petroliferi raffinati), per quella meridionale (meno 23,5 per cento) e per quella nord-orientale (meno 22,6 per cento); flessioni inferiori alla media nazionale si registrano, invece, per la ripartizione nord-occidentale (meno 20,4 per cento) e per quella centrale (meno 15,2 per cento)». È quanto rileva l'Istat, elaborando le esportazioni riferite alle regioni italiane. «La dinamica congiunturale, valutata sulla base dei dati trimestrali depurati della componente stagionale, evidenzia, nel quarto trimestre 2009 rispetto al trimestre precedente, una variazione positiva delle esportazioni per l'Italia centrale (più 1,2 per cento), una sostanziale stabilità per l'Italia insulare e flessioni per la ripartizione nord-occidentale (meno 2 per cento) e nord-orientale (meno 1,9 per cento)». «Nel 2009, rispetto all'anno precedente, tutte le regioni fanno registrare una flessione delle esportazioni, ad eccezione della Liguria (più 9,5 per cento, per il forte incremento delle vendite all'estero dei mezzi di trasporto). Fra le regioni che più contribuiscono ai flussi commerciali con l'estero, le flessioni maggiori riguardano Sardegna (meno 43,9 per cento), Sicilia (meno 37 per cento), Abruzzo (meno 31,7 per cento), Marche (meno 24,5 per cento), Veneto (meno 23,5 per cento), Emilia-Romagna (meno 23,4), Puglia (meno 22,9 per cento), Piemonte (meno 21,8 per cento) e Lombardia (meno 21,2 per cento) »L'analisi dell'andamento delle esportazioni per area di sbocco tra 2008 e 2009 mette in evidenza come la flessione delle esportazioni dell'area nord-occidentale, pari al 20,4 per cento, abbia interessato maggiormente i flussi verso i paesi Ue (meno 24,1 per cento), con variazioni particolarmente negative verso Spagna, Regno Unito e Germania. Per i paesi extra Ue (meno 14,8 per cento nel loro complesso) si rilevano flessioni marcate verso Russia, paesi Mercosur, Turchia, Brasile e Sudafrica«, continua l'Istat. »L'incremento della quota delle esportazioni della ripartizione sul complesso delle esportazioni nazionali, passata dal 40,1 al 40,6 per cento, è determinato dall'aumento della quota relativa ai paesi extra Ue (dal 39 al 40,6 per cento), a fronte di una riduzione di quella verso i paesi Ue (dal 40,8 al 40,6 per cento). Considerando le vendite della ripartizione per area geoeconomica di destinazione, fra i due anni si registra una crescita dell'incidenza dei paesi dell'area extra Ue (dal 40 al 42,8 per cento)«, rileva l'Istat.«La flessione delle esportazioni dell'Italia nord-orientale (meno 22,6 per cento) deriva da una rilevante diminuzione dei flussi diretti verso i paesi Ue (meno 24,3 per cento) e da una riduzione meno intensa delle vendite dirette sui mercati non comunitari (meno 20,2 per cento). Fra i paesi Ue flessioni particolarmente significative si rilevano per Spagna e Regno Unito; fra i paesi extra Ue, quelli con diminuzioni più intense sono Russia, Messico, Sudafrica, Corea del Sud, Stati Uniti e Turchia; i flussi diretti verso la Cina, invece, risultano in crescita. La quota delle vendite della ripartizione sul totale nazionale è leggermente diminuita (da 31,7 a 31,2 per cento), con flessioni delle quote relative sia ai paesi Ue (da 32,1 a 31,8 per cento) sia ai paesi extra Ue (da 31,2 a 30,4 per cento). La struttura geografica delle esportazioni della ripartizione si è modificata a favore dell'area extra Ue che, nel 2009, ha assorbito il 41,7 per cento delle esportazioni, rispetto al 40,5 per cento del 2008», rileva l'Istat. «La contrazione delle esportazioni generate nell'Italia centrale (meno 15,2 per cento) è dovuta maggiormente alla caduta dei flussi diretti verso i paesi Ue, diminuiti del 15,7 per cento, con flessioni rilevanti verso Germania, Polonia e Spagna. Nell'area extra Ue (meno 14,6 per cento) diminuzioni significative si registrano per le esportazioni verso Messico, Russia, India, Stati Uniti, paesi Asean e Turchia, mentre incrementi si rilevano per Cina e Svizzera», continua la nota. «La crescita di poco più di un punto percentuale della quota delle esportazioni della ripartizione sul totale nazionale, che si attesta al 15,7 per cento, è dovuta soprattutto all'aumento della quota relativa ai flussi verso i paesi Ue (dal 13,4 al 14,8 per cento), mentre l'incremento relativo ai paesi extra Ue è più contenuto (dal 16,3 al 17 per cento). La struttura geografica delle esportazioni si è modificata a favore dei paesi extra Ue, la cui incidenza nel 2009, rispetto all'anno precedente, è aumentata dal 46 per cento al 46,4 per cento», prosegue l'Istat. «Nell'area meridionale e insulare la flessione delle esportazioni (meno 29,4 per cento) è di pari intensità per entrambe le aree di sbocco: meno 29,6 per cento per i flussi diretti verso i paesi Ue e meno 29,1 per cento per quelli diretti verso i paesi extra Ue (meno 29,1 per cento). Verso i paesi Ue decrementi rilevanti riguardano Spagna, Austria e Francia. Per i paesi extra Ue, flessioni significative si registrano per Messico, Russia, Turchia, Brasile, paesi Mercosur paesi Asean, paesi Eda e Stati Uniti; aumenti si rilevano, invece, per India, Svizzera e Cina. Tra il 2008 e il 2009 è diminuita l'incidenza delle esportazioni della ripartizione sul totale nazionale (dall'11,8 al 10,6 per cento), con una flessione della quota delle vendite sia verso i paesi Ue (dall'11,3 al 10,4 per cento) sia verso i paesi extra Ue (dal 12,4 al 10,7 per cento). La composizione delle esportazioni delle regioni meridionali e insulari per area geoeconomica di sbocco ha visto leggermente aumentare la quota verso i paesi extra Ue a scapito di quella verso i paesi Ue», aggiunge l'Istat. «Nel 2009, considerando i settori che contribuiscono maggiormente alle esportazioni nazionali, si rilevano flessioni significative per coke e prodotti petroliferi raffinati (meno 39,2 per cento), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (meno 29,3 per cento), mezzi di trasporto (meno 25,4 per cento, al cui interno gli autoveicoli segnano una flessione del 34,1 per cento), prodotti tessili (meno 23,2 per cento) e macchine ed apparecchi n.c.a. (meno 22,8 per cento)», continua la nota. «Relativamente all'origine regionale delle esportazioni di questi comparti, per il coke e prodotti petroliferi raffinati le regioni che contribuiscono maggiormente alle vendite dirette verso l'estero e che registrano le maggiori flessioni di tali flussi sono Friuli-Venezia Giulia (meno 61,3 per cento), Toscana (meno 54,9 per cento), Lombardia (meno 47,3 per cento), Sardegna (meno 44,7 per cento) e Sicilia (meno 38,1 per cento)», aggiunge l'Istat.
(fonte leggo.it)