Marchionne: l'accordo sarà allargato
L'accordo Fiat su Mirafiori non si tocca. E agli utili, quando ci saranno, parteciperanno anche gli operai. Parola di Sergio Marchionne. Che annuncia l'estensione dell'intesa anche a Melfi e Cassino e precisa: "Il contratto firmato contiene tutte le protezioni costituzionali. Non siamo mica fessi". E ancora: "Nel 2011 arriveranno i nuovi modelli. L'Alfa sarà in America con una rete di duemila concessionari e farà il botto".
Il numero uno del Lingotto si confida in una lunga intervista con Ezio Mauro, su Repubblica. E assicura: "Sì, le dico che ci arriveremo", alla partecipazione dei lavoratori agli utili. "Voglio arrivarci. Ma prima di parteciparli, gli utili dobbiamo farli".
Nuovo contratto
Mauro gli chiede poi se il nuovo contratto riguarderà anche Melfi e Cassino. "Non c'è alternativa - risponde Marchionne -. Non possiamo vivere in due mondi". Mauro scende nei particolari e gli fa notare che il costo del lavoro pesa solo per il 7% sul costo di un'auto. Come pensa Marchionne di intervenire sul restante 93%? Ecco la risposta: "Quel 93% ha proprio a che fare con il costo di utilizzo degli impianti. Fatemelo migliorare e alzerò i salari. Possiamo arrivare al livello della Germania e della Francia. Io sono pronto".
Vicenda Alfa
L'amministratore delegato ribadisce poi di non avere alcuna intenzione di vendere Alfa Romeo: "Fossi matto, è roba nostra", e nemmeno i veicoli industriali: "Manco di notte. E l'arroganza tedesca, gliela raccomando. Quando volevo comprare Opel non me l'hanno data perché ero italiano...".
La quota di mercato e l'addio agli incentivi
Quanto al calo della quota di mercato di Fiat in Europa e all'assenza di nuovi modelli del gruppo, Marchionne afferma: "Staccata la spina degli incentivi, il mercato va giù. Lo sapevamo. Aspettiamo che si vuoti il tubo, nella seconda metà del 2011, e vediamo. Per quel momento avremo la nuova Y e la nuova Panda. Sta arrivando tutta la gamma Lancia, rifatta con gli americani, la Giulietta è appena uscita, la Jeep verrà prodotta qui in 280mila esemplari l'anno, per tutto il mondo. E grazie a Chrysler, l'Alfa arriverà in America, con una rete di 2mila concessionari, e farà il botto".
Referendum, il discorso è chiuso
Mauro incalza Marchionne sull'esito del referendum, passato con il voto decisivo degli impiegati, ma l'a.d. di Fiat sostiene che "il discorso è chiuso". "Per me Mirafiori ha deciso, e io sto al risultato, che è un risultato molto importante".
Marchionne sottolinea poi l'aspetto mediatico del referendum, rilevando che la Fiom "ha fatto un capolavoro, mistificando la realtà", mentre Fiat, "ebbene, dal punto di vista culturale siamo stati una ciofeca, la più grande ciofeca, e la colpa è mia".
Marchionne continua dicendo di essere convinto "che le nostre ragioni sono ottime. Ma non sono riuscito a farle diventare ragioni di tutti. Mi sembrava chiaro: io lavoratore posso fare di più se mi impegno di più, guadagnando di più".
"Diritti dei lavoratori rispettati"
A Mauro, che ipotizza che dietro i no ci sia la convinzione di scambiare il lavoro coni diritti, Marchionne risponde: "Lei deve pensare che non siamo fessi, e nemmeno arroganti. Il contratto firmato contiene tutte le protezioni costituzionali. Le dico di più. Io, Sergio Marchionne, non voglio togliere nulla di ciò che fa parte dei diritti dei lavoratori. Ma guardi che qui si parla d'altro: la Fiom è scesa in guerra non per i diritti, ma per il suo ruolo di minoranza bloccante".
"Credo in Torino"
Sull'idea diffusa che Marchionne non creda molto in Torino, l'a.d. risponde: "Guardi, io non ho mai fatto un investimento di così pessima qualità per l'azienda come quelli di Mirafiori o Pomigliano. Vuol dire crederci, questo, o che altro?". Fiat può produrre dove vuole, sottolinea Marchionne, "ma io sono convinto che se riusciamo a condividere l'obiettivo, possiamo cambiare l'azienda e renderla davvero competitiva. Ci sono strade più corte e più facili fuori dall'Italia. Ma io e John Elkann abbiamo deciso di prenderci la sfida e non accettare il declino. Si può fare, quindi si deve fare".
Serve dunque che l'accordo sia condiviso: e quel 50% di no, chiede Mauro? "Questo è il mio compito, e comincia adesso. Devo recuperarli, comunque abbiano votato, e portarli dentro il progetto". Sui timori dei lavoratori circa la compressione dei loro diritti, Marchionne ribadisce: "Non abbiamo compresso alcun diritto". Infine sul ruolo della famiglia Agnelli, Marchionne osserva che "se c'è un momento in cui la famiglia fa le cose giuste è proprio questo".
(fonte tgcom.it)