"Penalizzati soprattutto i giovani"
L'occupazione non è ancora ripartita in Italia e la riduzione dei posti di lavoro è "più marcata per i giovani". Nel suo ultimo Bollettino economico, Bankitalia descrive una situazione ancora stagnante sul piano occupazionale e dipinge uno scenario senza "una robusta ripresa" in questa direzione. Nel terzo trimestre il lavoro ha continuato a ridursi, e il recupero del Pil è dovuto a forme contrattuali più flessibili rispetto a impieghi a tempo pieno.
I dati evidenziano un calo dei posti di lavoro a tempo indeterminato, crescono invece quelli flessibili; nel terzo trimestre 2010, infatti, i lavoratori dipendenti sono scesi di 349mila unità, il 2,75% in meno del 2009, mentre complessivamente tra lavoratori autonomi, part-time e a termine l'occupazione è salita di 144mila unità. Il numero dei lavoratori autonomi è cresciuto di 24mila unità, pari al +0,4% cui si aggiungono i 109mila lavoratori dipendenti a tempo parziale in più, pari al +4,3% e quelli a termine che salgono di 11 mila unità pari al +0,5%.
"Le imprese privilegiano le forme contrattuali più flessibili rispetto agli impieghi permanenti a tempo pieno", dicono gli economisti di palazzo Koch, spiegando come "la flessione dell'occupazione nel terzo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2009, abbia interessato esclusivamente i lavoratori dipendenti a tempo pieno e a tempo indeterminato". La debolezza delle prospettive occupazionali, inoltre, "tende a scoraggiare la ricerca di un impiego, soprattutto tra coloro che hanno scarsa esperienza lavorativa".
Le prospettive occupazionali restano incerte anche per il futuro. "Il saldo negativo tra la quota di imprese che ne prevedono una crescita e quella delle aziende che ne stimano una riduzione si è ampliato, passando da -3,7 punti percentuali dell'inchiesta di settembre a -8,8 punti percentuali di quella di dicembre", si legge. Un quadro che sconterebbe anche la moderata crescita economica attesa per i prossimi anni e che non supererebbe l'1%: "ritmi produttivi così modesti non consentirebbero una ripresa signficativa dell'occupazione che, nel settore privato, si espanderebbe di circa 0,5 putni percentuali, sia nel 2011 che nel 2012", spiega ancora il report di palazzo Koch.
(fonte tgcom.it)