Marchionne: "Si può arrivare al 51%"
La Fiat ha aumentato la quota in Chrysler, passando dal 20 al 25%. Lo ha confermato l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, parlando al Salone dell'auto di Detroit. Marchionne ha spiegato che è stata adempiuta la prima condizione per l'aumento della quota, quella relativa alla certificazione del primo motore con tecnologia Fiat per l'uso in America. "C'è la possibilità - ha aggiunto Marchionne - di salire entro quest'anno al 51%".
E ha ribadito: "Esistono le risorse perché Fiat arrivi fino al 51% di Chrysler. Il progetto è collegato all'ipo di Chrysler", progetto che il numero 1 del Lingotto conta di realizzare nella seconda metà di quest'anno.
Come descritto nell'accordo operativo firmato il 10 giugno 2009, si legge in una nota, Chrysler Group ha emesso una lettera d'impegno irrevocabile nei confronti del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti con cui la società dichiara di aver ricevuto le necessarie autorizzazioni regolamentari e che inizierà la produzione commerciale del motore Fire (Fully Integrated Robotized Engine) nel suo stabilimento di Dundee (Michigan, Usa). Di conseguenza, la quota di partecipazione di Fiat è automaticamente aumentata, proprio come previsto nell'accordo operativo.
Con l'aumento del peso del Lingotto, l'azionariato della casa di Detroit vede i sindacati americani Uaw Veba detenere il 63,5% del capitale, il Tesoro Usa il 9,2% e il governo canadese il 2,3%. Fiat, si legge ancora nel comunicato, potrà ulteriormente aumentare la sua quota in Chrysler sino al 35%, in tranche del 5%, attraverso il raggiungimento di due ulteriori "performance events". Il primo si riferisce all'aumento dei ricavi e delle vendite al di fuori dell'area Nafta. Il secondo riguarda la produzione commerciale negli Stati Uniti di una autovettura basata su una piattaforma Fiat con prestazioni di almeno 40 miglia per gallone. Intanto la prima applicazione sul mercato nord americano del motore 1.4 Fire con tecnologia MultiAir sarà sulla nuova Fiat 500, la cui distribuzione da parte di Chrysler Group inizierà a breve attraverso i nuovi concessionari.
Fiat Industrial, "interessati a camion Volkswagen"
"Se la casa automobilistica tedesca volesse vendere le sue attività nei camion, Fiat Industrial sarebbe un potenziale acquirente''. Lo ha affermato John Elkann, presidente della Fiat e consigliere della Fiat Industrial, al Salone dell'Auto di Detroit. Marchionne ha comunque precisato che "al momento non c'è alcuna trattativa in corso con la Volkswagen".
"L'Alfa tornerà negli Usa nel 2012"
L'Alfa Romeo tornerà negli Stati Uniti probabilmente nel 2012, ha poi sottolineato ancora Marchionne. La prima, ha spiegato il numero uno del Lingotto, "sospetto che sarà la Giulia perché penso che sia l'auto più idonea. L'obiettivo è portare tutta la gamma dal segmento C in su, compresa la macchina che sarà potenzialmente costruita a Mirafiori".
"Con 51% sì al referendum, si fa l'investimento a Mirafiori"
Se al referendum di Mirafiori ci sarà il 51% di sì, "il discorso si chiude, l'investimento si fa", ha detto ancora Marchionne. Sul caso Mirafiori è intervenuto anche Elkann dicendo: "Sono fiducioso che prevalga il buon senso".
"In caso di no, tante alternative
Se a Mirafiori vincesse il no, per Sergio Marchionne "ci sono moltissime alternative". "Venerdì scorso - ha detto - ero in Canada a Brampton per lanciare il charger della Chrysler. Ci hanno invitato a investire e aumentare la capacità produttiva. C'è un grande senso di riconoscimento per gli investimenti che abbiamo fatto là. Stanno aspettando di mettere il terzo turno, trovo geniale che la gente voglia lavorare, fare anche il terzo turno. Lavorare sei giorni alla settimana è una disponibilità incredibile, in Europa questo è un problema, Brampton è una possibilità, ma ce ne sono moltissime altre dappertutto come Sterling Heights".
"Mirafiori, proposta chiarissima"
E ancora: "La proposta per Mirafiori è di una chiarezza incredibile. Vogliamo mandare avanti la fabbrica e tutto l'indotto, solo questo. Cerchiamo di parlare di questo e non di altro. Non ho altre ambizioni al mondo", ha detto Marchionne. "Lo sviluppo del piano industriale per Mirafiori è assolutamente chiaro. Vogliamo introdurre una piattaforma e una serie di modelli per mantenere l'occupazione ai massimi livelli possibili. Voglio fare vetture e farle bene. Se volete che non lo facciamo a Mirafiori, me lo dite e andiamo altrove". D'accordo il presidente della Fiat, John Elkann, per il quale "non si puo' dire che le condizioni per farlo non ci siano".
"Per la Fiom è tutto illegittimo"
"Non voglio entrare in polemica con Landini perché non risolviamo niente, ma è impossibile discutere con qualcuno che considera qualsiasi cosa che facciamo illegittima", ha detto ancora Marchionne. "Considerano illegittimo - ha aggiunto - finanche il referendum voluto dai sindacati. E' un'iniziativa partita da loro e adesso persino quella è considerata illegittima. E' sempre colpa della Fiat. Ci sarà pure qualcosa di legittimo". "Forse quello che stabilisce lui", ha aggiunto ironicamente John Elkann.
Elkann: ci teniamo stretto tutto
Nessuna intenzione di vendere pezzi del gruppo Fiat, "ci teniamo stretto tutto", ha assicurato il presidente del Lingotto, John Elkann, anche lui al salone dell'auto di Detroit. "Abbiamo investito troppo e non vendiamo anche se ci offrono un sacco di soldi", ha precisato.
Linea confermata anche da Marchionne. L'a.d. ha detto che non si prevede alcuna dismissione in casa Fiat. "Per il momento non vendiamo nulla: zero cessioni - ha detto - e anche il discorso Ferrari è chiuso, non si vende niente. Fiat può fare quello che deve fare con Chrysler anche senza vendere niente".
Marchionne: scritte contro di me? Fuori posto
L'amministratore delegato è intervenuto anche a proposito delle scritte sui muri di Torino contro di lui, dicendo che "sono fuori posto. Non è questione di un mio coinvolgimento personale, ma riflettono la mancanza di civiltà". "Una mancanza di civiltà - ha aggiunto - che non è opportuna per l'Italia e per nessun altro Paese: siamo fiduciosi che prevalga l'aspetto razionale e l'ideologia politica resti fuori dalla fabbrica. Noi vogliamo fare qualcosa di buono non solo per l'azienda ma soprattutto per i lavoratori".
(fonte tgcom.it)