La Ferrero è pronta a scendere in campo per Parmalat se matureranno le condizioni per farlo. All'indomani del blitz della francese Lactalis nel capitale dell'azienda di Collecchio, l'interesse del gruppo della Nutella segna una svolta nella corsa contro il tempo per il controllo dell'azienda alimentare, mentre il governo corre ai ripari e si leva un coro di voci a difesa dell'italianità del gruppo. Per la società di Alba Parmalat è sicuramente un'impresa di rilevanza strategica per l'economia italiana, e Ferrero guarda con interesse a possibili soluzioni a rilevanza industriale di lungo periodo e di matrice italiana, ha appreso l'ANSA in ambienti vicini al gruppo. Una presa di posizione importante, alla quale tuttavia occorrerà dare seguito con un progetto industriale cui Intesa Sanpaolo sta lavorando. Proprio la banca guidata da Corrado Passera, azionista col 2,15%, nell'ultimo giorno utile per presentare le liste per il rinnovo del board di Parmalat ha messo sul tavolo un elenco di big: dietro all'attuale a.d. Enrico Bondi, i cui poteri potrebbero tuttavia venir ridimensionati (si parla di una presidenza esecutiva), compaiono tra gli altri Luigi Gubitosi (amministratore delegato di Wind), Roberto Meneguzzo (a.d. di Palladio), Patrizia Grieco (a.d. di Olivetti), Elio Catania (numero uno di Atm), Giuseppe Recchi (presidente GE Italia). I fondi esteri Mackenzie, Skagen e Zenit (soci al 15,3%), scesi in campo per mandare a casa Bondi, hanno confermato la candidatura di Rainer Masera alla presidenza e di Massimo Rossi come vicepresidente in attesa di individuare un a.d. di peso. Quest'ultimo, preso in contropiede dall'irruzione di Lactalis, diventata in pochi giorni primo azionista di Parmalat con una partecipazione potenziale del 14,28% e pronta a salire ancora, ha teso la mano a Intesa per unire le forze ed evitare che l'azienda «diventi una filiale di Lactalis». E, da quanto si è appreso, c'è attenzione della banca verso la proposta. I francesi, presenti in Italia con marchi come Galbani, Mio e Invernizzi, hanno schierato per il nuovo board i loro manager: capofila è il presidente di Lactalis Italia, Antonio Sala, e nella lista in cui compare anche il nome di peso come Franco Tatò, oggi alla guida della Treccani, figurano il presidente del direttivo del gruppo transalpino Daniel Jaouen, il direttore finanziario Olivier Savary e l'ex numero uno di Galbani Marco Jesi. Assogestioni (2,28%) ha puntato invece sull'a.d di Lavazza Gaetano Mele. Intanto, in vista dell'assemblea del 14 aprile, prosegue il rastrellamento in Borsa del titolo (+4%), con altro 6% passato di mano che porta a oltre il 25% la quota scambiata in quattro sedute. E la reazione all'assalto di Lactalis è unanime: «ci stanno portando via l'industria nazionale», ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Non possiamo essere solo prede», ha commentato la presidente di Confindustria, Emma Marcecaglia, mentre il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, ha detto di vedere «rischi per i lavoratori e per il Paese», e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha sottolineato che « bisognerebbe avere un'idea di politica industriale di intervento e di finanziamento».
(fonte leggo.it)