giovedì 3 febbraio 2011

FEDERALISMO VERSO IL PARI. BOSSI: "O VINCIAMO O IL VOTO"

La Lega non molla sul federalismo e anche questa sera, nel corso di un lungo vertice a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, lo stato maggiore del Carroccio guidato da Umberto Bossi ha ribadito la volontà di trovare una maggioranza politica in bicamerale, al di là delle possibili strade tecniche. Bossi, seocondo quanto si apprende, non molla il premier e affida ancora una volta al suo mediatore, Roberto Calderoli, il compito di cercare alleanze possibili per trovare in commissione una maggioranza che consenta il varo della riforma in sicurezza. In caso contrario, si sottolinea, si parirerebbe la strada delle elezioni anticipate.

VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI Riunione straordinaria a Palazzo Grazioli tra i vertici della Lega ed il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Alla riunione partecipano il leader del Carroccio Umberto Bossi, il ministro Roberto Calderoli e i capigruppo di Camera e Senato Marco Reguzzoni e Federico Bricolo.

FEDERALISMO VERSO IL PARI Finisce in buco nell'acqua anche l'ultimo tentativo della Lega conquistare il voto 'salvificò del senatore di Fli Mario Baldassarri sul federalismo fiscale, spaccando il Terzo Polo e mettendo in salvo la riforma. Nonostante le avances del ministro della Semplificazione Roberto Calderoli che di buon mattino va dal premier Berlusconi a Palazzo Grazioli con il parlamentare finiano e nel pomeriggio gli serve sul piatto una delle modifiche da lui caldeggiate, la compartecipazione per i Comuni all'Iva, Baldassarri resta mantiene il voto contrario sul testo. Un no che sarà detto compattamente da tutte le opposizioni domani in commissione e che porterà a un pressochè scontato pareggio 15 a 15 che comporta il respingimento del parere del relatore Enrico La Loggia sul provvedimento. Il Pdl prova a mettere le mani avanti sull'ipotesi ma il Pd va all'attacco.«Se domani in Commissione finisce 15 a 15 - dice Pier Luigi Bersani - diremo che non ci sono le condizioni nè politiche nè giuridiche per andare avanti. Diremo a Pdl e Lega fermatevi!».

Per il Pdl non cambia nulla: il provvedimento si può emanare lo stesso, è il refrain. «Penso - ha ribadito anche stanotte Berlusconi - che il federalismo passerà: con un pareggio andremo avanti lo stesso perchè la legge consente al governo di procedere anche se il risultato della commissione è questo». Un modo per tenere calma la Lega che da tempo ribadisce che se il federalismo non passa si va a votare. Anche perchè, norme alla mano, il percorso per poter comunque approvare il provvedimento in caso di un pareggio non è esattamente semplice, nè breve e passa, anche da un pronunciamento chiesto dalla commissione ai presidenti della Camere e che dovrebbe venire comunicato domani dopo il voto dal presidente della bicamerale La Loggia. Non è per nulla certo, infatti, che il governo possa dare il via libera al decreto nell'ultima versione sulla quale c'è stato il sì dell'Anci. Anzi, per poterlo fare, dovrebbe probabilmente azzerare tutto e riapprovare il provvedimento in via preliminare in Cdm, tornare in Conferenza Unificata e in bicamerale con un deciso allungamento dei tempi. Il regolamento interno alla commissione prevede che «le deliberazioni della Commissione sono adottate a maggioranza dei presenti, considerando tali coloro che esprimono voto favorevole o contrario. In caso di parità di voti la proposta si intende respinta». Secondo il presidente della bicamerale, La Loggia, si tratterebbe di un parere respinto e dunque 'non espressò. E, in questo caso, la legge delega 'andrebbe incontrò alla maggioranza perchè all'articolo 2 stabilisce che «decorso il termine per l'espressione dei pareri i decreti possono essere comunque adottati». Secondo le opposizioni il governo potrebbe emanare il decreto ma solo nella versione originaria, uscita dal Consiglio dei ministri il 4 agosto. Per poter emanare il decreto nella nuova versione dovrebbe ripresentarlo e rifare tutto il percorso. Oppure, secondo un'altra interpretazione, in base a quanto dice la legge 42 il governo, «qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, ritrasmette i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni e rende comunicazioni davanti a ciascuna Camera». Una volta fatto questo, però, si dovrebbero attendere trenta giorni dalla data della nuova trasmissione, per adottati in via definitiva il testo.

Insomma, la situazione è davvero complessa dopo una giornata nella quale si è chiuso l'esame su tutti gli emendamenti al testo che verrà votato domani e dalle opposizioni viene ribadito il no. «Il »testo è del tutto deludente«, per il senatore del Pd Massimo Barbolini. »Restano tutti gli squilibri che abbiamo denunciato dall'inizio: non è un provveduimento pienamente di federalismo municipale«, attacca Baldassarri. »Non è cambiato nulla e domani l'Idv conferma il proprio no«, dice anche il senatore dell'Italia dei Valori Felice Belisario. A garantire almeno il pari alla maggioranza ci sarà il voto fondamentale della senatrice dell'Svp Helga Thaler e dovrà votare anche il presidente della bicamerale La Loggia.

'LA PADANIA': "RISCHIA LA CLASSE POLITICA" «Federalismo, una grande occasione. Voto sul Federalismo municipale. Ma se deciderà di bocciare il cambiamento, chi rischia davvero una bocciatura definitiva è l'attuale classe politica. I padani sicuramente non capirebbero»: apre così domani il quotidiano leghista 'La Padanià che dedica la prima pagina a quella che giudica la riforma delle riforme. «Federalismo fiscale, è l'ora della verita», scrive il quotidiano verde che elogia inoltre il presidente della Repubblica: «Se anche Napolitano promuove la riforma».

L'ATTESA DEI LEGHISTI SU RADIO PADANIA Metà fiduciosi, metà scettici o decisamente pessimisti: è spaccato in due il pubblico di Radio Padania, l'emittente del Carroccio, che poco fa, con i suoi ascoltatori, ha aperto un filo diretto per una sorta di gioco sul 'passa non passà a proposito del voto di domani in Commissione sul federalismo. Ci sono i pragmatici, come Giuseppe di Milano «Guardi - dice al conduttore della trasmissione, Roberto Ortelli - per me passa di sicuro perchè hanno tutti paura di andare a casa...»; ci sono i sognatori romantici come Luisa «Mi sono sognata che passava » e gli scaramantici come Mirella di Novara «Io vorrei dire che passa ... ma in questo Paese non si sa mai». Ci sono i cinici «Guardi mi auguro che non passi - spiega Donatella di Cremona - così andiamo a votare perchè non se ne può più. Maroni ha ragione!». Già, il conduttore ha posto una domanda articolata agli ascoltatori, chiedendo loro anche un parere sulla posizione espressa dal ministro Maroni, favorevole al voto anticipato in caso di bocciatura, e un ulteriore parere su quanto pesi la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il Premier e quanto questa indebolisca il Governo nell'ottica dell'approvazione del federalismo. «Per me non passa - argomenta Vincenzo, varesino - però dico alla Lega di non mollare, di tener duro». C'è chi chiama da una vettura circondata dal rumore di clacson nel traffico, come Gian di Brescia «Guardo io credo che il Calderoli ha fatto davvero di tutto, ha ascoltato tutti, ha avuto una pazienza incredibile - spiega - e a questo punto se sono ancora contrari io dico che allora lo facciamo passare in Consiglio dei ministri, così passa come lo vogliamo noi! Quanto a Berlusconi, gli piace la stessa cosa che piace a me, una cosa naturale ... non si può mica metterlo in croce per quello!». «Passerà per il rotto della cuffia - è il parere di Alessandro, milanese - E se non passa io andrei al voto. Perchè tutta l'opinione pubblica è concentrata sugli scandali di Berlusconi, quindi ci vuole un bel colpo di spugna sennò non si va da nessuna parte». C'è, e accade da giorni, chi se la prende con Berlusconi e chi lo difende. E c'è chi sfodera sogni indipendentisti ben celati sotto forma di sogno, come Ferruccio di Arona «Sono ottimista a denti stretti - spiega - Se non passa la vedo grigia. Ma ieri notte ho fatto un sogno... che non passava e che la mattina dopo tutte le strade erano piene di gente in rivolta, una vera rivoluzione vecchia maniera...»: Cosa hai mangiato ieri sera? ha replicato ridendo il conduttore. «Un pò pesantè» ha biascicato Ferruccio salutando. Poi la parola è passata ad un leghista storico, Francesco Enrico Speroni, europarlamentare. «Spero ci possa essere una maggioranza - ha spiegato - perchè qui tutti, a partire dalla Marcegaglia, chiedono le riforme e poi quando si tratta di farle davvero non le si votano». E se «non passa?». «Certo un parere negativo non sarebbe una buona cosa - ha replicato Speroni - ma su quel che accadrà dopo c'è solo uno che può dirlo: Bossi».

DI PIETRO: "UNA MANFRINA PER PLACARE LA LEGA" «Sul federalismo hanno già deciso e io ne sono testimone diretto, perchè mi è stato riferito. Comunque sia, l'indomani il decreto legislativo lo faranno. Quindi è tutta una manfrina per far credere che hanno fatto il federalismo». Così Antonio Di Pietro a Otto e Mezzo risponde a Lilli Gruber che gli chiede un parere sulla votazione di giovedì alla Camera. «In realtà - aggiunge il leader di Idv - è solo una banderuola che non contiene niente di federalismo e che danno alla Lega per tenerla buona, perchè altrimenti minaccia di andare a votare».

(fonte leggo.it)